
Tre donne, tre percorsi di vita sono stati al centro dell’evento America Latina e Venezia si incontrano a Milano. L’iniziativa, promossa dal Concierto de Moda Internacional de Venezia (Cmiv) con la direzione artistica di Antonia Jean, è stata un’occasione dedicata alla consapevolezza contro la violenza di genere e alla celebrazione della moda latinoamericana e veneziana.
Si tratta di storie raccontate nell’installazione fotografica Storia di Echi Erranti, ideata da Simone Boccardo e Igor Serdyukov, esposta come parte integrante della serata e pensata per raccontare la vita di tre donne – migranti, madri, sopravvissute alla violenza di genere – provenienti dall’America Latina e dall’Europa dell’Est, che oggi stanno ricostruendo il proprio futuro in Italia. Le immagini hanno mostrato i frammenti della loro vita quotidiana e della loro resilienza. Guardarle ha permesso di comprendere le sfide che stanno affrontando per costruire il proprio percorso di autodeterminazione. Il ricavato dall’acquisto delle fotografie, disponibili soltanto durante l’evento, è stato destinato dal Concierto de Moda a offrire sostegno psicologico, formazione professionale e opportunità di lavoro alle protagoniste della mostra
Virginia Annabella Encina danza per restituire al corpo il linguaggio che la paura aveva cancellato. Argentina, migrante, sopravvissuta alla violenza, ha trasformato il movimento in gesto di libertà. Nelle sue fotografie ogni passo è una dichiarazione di autonomia. La sua rinascita passa attraverso l’arte, che diventa per lei il luogo in cui la fragilità si converte in forza e la memoria in possibilità.
Fifiketa Saforasky, dalla Macedonia, ha attraversato la desolazione dell’esilio con la determinazione di chi cerca confini nuovi dentro di sé. Il suo corpo porta le tracce di un passato che non si nasconde, e lo sguardo racconta la consapevolezza di chi ha scelto di non essere definita dal dolore.
Mihai Tatiana è invece moldava. Ha conosciuto la paura tra le mura di casa, nel luogo che avrebbe dovuto proteggerla. Le sue mani, al centro delle immagini, raccontano il lavoro e la scelta di non farsi determinare dalla violenza subita, dandole la direzione del coraggio quotidiano.
Moda e cultura: un impegno contro la violenza di genere
Nel contesto di queste testimonianze la moda entra come linguaggio di identità e scambio culturale. Si pensi alle creazioni di Carolina Gutiérrez, stilista dominicana che recupera simbologie caraibiche e materie naturali. Al lavoro sartoriale del maestro veneziano Stefano Nicolao, che reinterpreta la tradizione in chiave contemporanea e alla designer messicano‑italiana Milagros Ancheita, che promuove l’artigianato femminile latino, mostrando come gli abiti possano veicolare narrazioni e relazioni. La performance di instant fashion di Alfredo Nocera evidenzia infine che la creazione non è solo prodotto finito, ma gesto in atto: l’abito nasce, prende forma, diventa testimonianza.
Il progetto Concerto de Moda Internacional de Venezia di Antonia Jean apre il mercato europeo del settore alle stiliste latinoamericane, garantendo visibilità alle designer attraverso connessioni professionali e culturali. L’obiettivo è favorire un cambiamento di prospettiva nel sistema moda. Come Antonia Jean ricorda ad AlleyOop, la cultura è capace di assumere un ruolo che va oltre la sensibilizzazione: diventa strumento di conoscenza, pratica di visibilità, piattaforma di scambio.
Se le immagini restituiscono quindi complessità, la moda traduce le identità e la modalità transnazionale dell’evento evidenzia che la violenza di genere non può essere considerata un fenomeno individuale, quanto una dinamica collettiva piuttosto. E la visibilità che si cerca non vuole essere decorativa, ma professionale, strutturale, collegata a mercati, reti, opportunità. È in questo intreccio fra testimonianza, arte e mercato che si misura la concretezza dell’impegno di Antonia Jean. L
’evento definisce un modello nel quale la moda non rinuncia alla sua dimensione estetica ma la innesta in un processo di responsabilità culturale. In questo senso, “America Latina e Venezia si incontrano a Milano” non resta un titolo evocativo, ma un’azione che restituisce alle persone la capacità di essere viste e ascoltate.
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