
«L’autodeterminazione è alla base di qualunque forma di inclusione: significa avere il diritto e il sostegno necessario per decidere dove vivere, come muoversi, che lavoro fare e come partecipare alla vita sociale, culturale ed economica della comunità», con questa convinzione Angelo Catanzaro, consigliere comunale di Torino affetto da una forma di disabilità motoria, ha affrontato un viaggio fino a Roma in sella a un triciclo a pedalata assistita con l’obiettivo di accendere i riflettori sui diritti delle persone con disabilità.
L’impresa on the road, ribattezzata «Oltre i limiti», ha toccato sette tappe, tra cui le intermedie Alessandria, Genova, La Spezia, Lucca, Siena, Bolsena, per un totale di 800 chilometri, dimostrando così che le barriere – non solo quelle fisiche, ma anche culturali e lavorative – possono essere abbattute, un passo alla volta. Allo stesso tempo però resta centrale l’autonomia decisionale delle persone con disabilità, ognuno con i propri desideri e aspirazioni. Perché, dice Catanzaro, senza la libertà di scegliere per sé e la propria vita, nessuno può davvero sentirsi parte della società.
Il percorso
Il viaggio, racconta ad Alley Oop l’attivista per i diritti delle persone con disabilità, è nato con un duplice scopo: «il primo, personale, era mettere alla prova me stesso e i miei limiti. Avere percorso 500 km in triciclo invece degli 800 previsti mi ha lasciato un rimpianto e sto già pensando alla prossima sfida. Ma il viaggio è stato anche un modo per trasformare una sfida personale in una voce collettiva, capace di richiamare attenzione e sensibilizzare sul tema dell’inclusione».
Durante il percorso Catanzaro, nato nel 1983 in provincia di Trapani e trasferitosi a Torino con la famiglia nel 1992, principalmente per curare la paralisi spastica che lo accompagna dalla nascita, ha incontrato amministrazioni, associazioni e realtà locali impegnate nella promozione dei diritti. «Questi momenti – riflette – mi hanno dato la forza di andare avanti e hanno reso chiaro quanto il tema dei diritti delle persone con disabilità sia sentito e condiviso». Tra gli incontri significativi, racconta, ci sono stati l’abbraccio di Thomas, un ragazzo con sindrome di Down incontrato ad Alessandria, e la porzione di viaggio condivisa pedalando insieme a Lorenzo, genitore di un bambino nato con una tetraparalisi spastica che gli ha raccontato la forza e i sogni del figlio.
A Genova Catanzaro è stato accolto dall’assessora comunale al Sociale Cristina Lodi che ha commentato come il viaggio era «un esempio di coraggio e determinazione, ma soprattutto un richiamo forte e chiaro all’impegno che le istituzioni devono assumere ogni giorno per garantire pari opportunità e abbattere ogni tipo di barriera».
Catanzaro lungo il percorso ha inoltre raccolto firme e messaggi di sostegno su una maglietta bianca, testimonianza della rete di solidarietà e impegno costruiti strada facendo. L’intenzione era consegnare, una volta arrivato a Roma, questo simbolo collettivo alla ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli.
Un incontro che però non si è svolto: «non ho incontrato la ministra, e mi ha ferito anche il fatto che il suo staff non abbia risposto ai miei contatti. Per me, persona con disabilità, è stato doloroso: un ministero nato per rappresentarci dovrebbe almeno trovare il tempo di ascoltare. Credo che la politica, compreso il mio partito, il Pd, non stia dando giusta attenzione ai diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Dobbiamo fare di più, tutti».
In Italia
Nel contesto di un’Italia ancora scarsamente inclusiva, «Oltre i Limiti» nasceva anche sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’importanza di valorizzare il potenziale di ciascuno. Eppure, dice Catanzaro, oggi troppo spesso l’onere dell’inclusione è scaricato sulle persone con disabilità e sulle loro famiglie, «che devono faticare e combattere per ottenere ciò che spetta di diritto».
Restano infatti ancora molte sfide da affrontare, a partire dall’approccio che l’Italia ha nella gestione della disabilità: «La cultura è ancora troppo assistenzialistica. L’Italia non è ancora pronta a includere davvero le persone con disabilità come cittadini a pieno titolo. Basta guardare ai progetti di trasformazione urbanistica: spesso si pensa che basti costruire “uno scivolo” per rendere accessibile una città, ma poi le piste ciclabili sono troppo strette per un triciclo adattato, i mezzi pubblici non sono pienamente fruibili, i marciapiedi restano pieni di ostacoli e i parchi gioco raramente prevedono strutture che permettano davvero ai bambini con disabilità di giocare insieme ai coetanei» dice l’attivista e sindacalista.
Oltre alle barriere fisiche, la barriera più grande, secondo Catanzaro, resta quella culturale, e riguarda l’autodeterminazione, cioè il diritto delle persone con disabilità di scegliere in autonomia per la propria vita: «non sempre questo avviene. Troppo spesso sono altri – la famiglia, i servizi, le istituzioni – a decidere al posto nostro, come se fossimo eterni “minori” da proteggere e non cittadini adulti con diritti e desideri».
Al lavoro
Sul fronte dell’occupazione, i pregiudizi continuano a pesare. In Italia quasi 7 persone con disabilità su 10 in età lavorativa non hanno un impiego – con percentuali ancora più alte per chi ha una disabilità intellettiva, aumentando i rischi di disagio economico ed esclusione sociale. «Sono persone che vengono ancora considerate “non occupabili”, con il risultato che pochissime trovano un impiego, nonostante abbiano capacità e potenzialità da mettere a disposizione», sottolinea Catanzaro che dal 2020 è membro del Gruppo Lavoro e Occupazione dell’Osservatorio nazionale sulla condizione della disabilità, in rappresentanza della Uil (l’Unione Italiana Lavoratori).
Il mismatch tra figure professionali mancanti e persone disponibili a lavorare, che potrebbero quindi rispondere a queste esigenze, è un problema sentito anche a livello europeo dove 24,8 milioni di persone con disabilità in età lavorativa sono attualmente escluse dal mercato del lavoro.
Per accorciare questa distanza, l’esecutivo comunitario nel recente report Employment and social developments in Europe 2025, ha raccomandato come strumenti di integrazione: sistemi di quote, misure antidiscriminatorie e l’inserimento lavorativo mirato.
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