
A Roma apre uno sportello per uomini maltrattati, nel VI Municipio, con una delibera che fa esplicito riferimento all’alienazione parentale e, alle critiche sollevate sull’iniziativa anche dalla senatrice Valeria Valente, rispondono gli hater con una campagna d’odio e vengono presentati due esposti contro di lei. Immediata la risposta delle associazioni e dei centri antiviolenza a sostegno di Valente. Ma andiamo con ordine.
Propaganda o bisogno? I numeri della violenza di genere
A fine giugno nel Municipio VI, a guida centrodestra, viene annunciata l’apertura in un centro commerciale di uno sportello per uomini maltrattati, aperto per qualche ora una volta a settimana. Serviva davvero o si tratta di una iniziativa di propaganda? La domanda è lecita, se si guardano i numeri del fenomeno ed è quella che a volte qualcuno pone in occasione delle iniziative sulla violenza sulle donne: «Perché non parliamo anche della violenza sugli uomini?». La risposta è sempre la stessa e si basa sui numeri che restituiscono una fotografia ben precisa: la violenza di genere è una violenza di uomini contro le donne, un fenomeno strutturale, studiato e strutturato che non trova un corrispettivo “contrario”. Esistono certo casi di violenza delle donne sugli uomini, ma sono numericamente residuali e possono trovare ascolto nelle strutture già esistenti.
I numeri ci dicono infatti che la media degli omicidi all’interno delle coppie negli ultimi vent’anni, dal 2002 al 2022, è inequivocabile: 88 volte su 100 è lui che uccide lei. E solo dodici volte su cento succede il contrario (fonte Istat). Il tasso delle donne uccise da un partner o da un ex è più di 10 volte superiore rispetto a quello per gli uomini. Anche i numeri del ministero dell’Interno mostrano che se sono mediamente gli uomini a morire di più lo fanno per mano maschile e non all’interno di una relazione, al contrario le donne se muoiono lo fanno in ambito familiare e affettivo e per mano maschile. Ancora, l’incidenza delle donne sul totale delle vittime dei reati di specie si attesta a una media del 91% per le violenze sessuali, dell’81% per i maltrattamenti contro familiari e conviventi e al 75% per gli atti persecutori.
Lucarelli: «Una delibera pericolosa, ignora il Libro Bianco»
Ecco perché l’apertura di un centro dedicato ai soli uomini maltrattati ha destato più di qualche perplessità, apparendo quasi una provocazione. Le critiche maggiori riguardano un passaggio della delibera di approvazione in cui si fa riferimento soprattutto alla violenza psicologica che gli uomini subiscono, che può sfociare in alienazione parentale ai danni dei padri separati cui le ex mogli vieterebbero di vedere i figli. Immediata la reazione dell’assessora romana alle Pari Opportunità, Monica Lucarelli che ha definito «pericolosa» la delibera, ricordando che quella dell’alienazione parentale è «una teoria ascientifica, una ferita inferta alle donne». Inoltre, Lucarelli ha anche ricordato che lo stesso «Libro Bianco sul contrasto alla violenza maschile contro le donne, redatto dal dipartimento per le Pari Opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri e presentato il 25 novembre 2024 dal governo Meloni» definisce l’alienazione parentale come «un costrutto privo di validazione scientifica e dannoso, utilizzato per delegittimare le donne che denunciano violenza e giustificare la sottrazione dei figli. La sua adozione da parte di un’istituzione pubblica è non solo irresponsabile, ma rappresenta una forma strutturale di vittimizzazione secondaria», dice Lucarelli nella nota.
Difende la decisione di aprire lo sportello l’assessora Chiara Del Guerra (centrodestra) del VI Municipio, che sostiene che «le pari opportunità mirano a garantire a tutti gli individui, a prescindere da genere e dalle altre caratteristiche personali, la partecipazione alla vita sociale senza subire discriminazioni. La ‘violenza di genere’ riguarda la violenza contro le donne e contro gli uomini».

D’Elia e Valente: «Una provocazione e un attacco alla lotta alla violenza contro le donne»
Dure le critiche anche di Cecilia D’Elia senatrice Pd e vicepresidente della commissione bicamerale sul femminicidio e di Valeria Valente, senatrice Pd ed ex presidente della commissione femminicidio della scorsa legislatura. Per D’Elia la delibera «offre una lettura mistificante, provocatoria e misogina della violenza di genere. È un attacco alle donne e al faticoso lavoro che si sta facendo per sconfiggere la cultura che sottende alla violenza maschile contro le donne». La senatrice stigmatizza il richiamo all’alienazione parentale e definisce la delibera «una vera e propria provocazione».
Anche per per Valeria Valente la decisione rappresenta «un attacco a tutto l’impegno che viene portato avanti per sconfiggere la cultura patriarcale che è la matrice della violenza maschile sulle donne. Un attacco ai centri antiviolenza e alle operatrici che, quotidianamente e fra mille difficoltà, si impegnano a sostegno delle vittime. Un attacco soprattutto alle donne. Tutte». Valente in un post sui social pone l’accento sul fatto che la delibera «propone, ancora una volta, una visione mistificante della realtà, alimentando una narrazione distorta e falsa: che esiste solo una violenza neutra e che non esiste una violenza specifica e diversa, che è quella agita dagli uomini nei confronti delle donne in nome di una cultura del possesso, della proprietà che gli uomini sentono di poter agire, ancora, verso le donne. Donne dalle quali non accettano un no, non riconoscendo la loro autonomia e libertà, e ritenendole nei fatti ancora “cose” su cui esercitare il proprio dominio e, attraverso questo atteggiamento, affermare il loro modo di stare al mondo e parte della loro identità. Iniziative di questo tipo, che vogliono negare specificità al fenomeno della violenza contro le donne, le registriamo in tutto il Paese».
“Siamo tutte Valeria Valente”: dalle reti antiviolenza un appello a sostegno della senatrice dopo gli attacchi
Dopo il post con cui ha stigmatizzato l’apertura dello sportello, la senatrice Valente è stata fatta oggetto di insulti via social e di due esposti. Le reti antiviolenza locali e nazionali hanno reagito, firmando un appello a sostegno della senatrice. Nell’appello, firmato da 64 tra associazioni, centri antiviolenza, sindacati e associazioni attiviste si sottolinea come i gravi attacchi sulla pagina Facebook della senatrice non siano altro che «l’espressione della stessa cultura patriarcale che è alla base della matrice della violenza maschile agita sulle donne. Le offese, le denunzie, gli attacchi personali e non, alla senatrice Valente dimostrano quanto inveterato sia il potere maschile patriarcale agito e pensato. Ma dimostrano anche che tutte le azioni di sensibilizzazione, formazione e denunzia del fenomeno, poste in essere in questi anni sul piano legislativo e sociale, stanno avendo efficacia» e questa azione provoca «rigurgiti di violenza verbale ed attacchi personali che vanno respinti, qualificati e condannati».
L’attacco alla senatrice Valeria Valente, prosegue l’appello, «riguarda tutti e tutte, è una aggressione rivolta a quello che lei rappresenta, alle battaglie realizzate al fianco delle donne nelle istituzioni, è, di fatto, un elemento di “disturbo” per chi, indisturbato, per tanti anni ha esercitato il suo potere in quanto uomo.
Ora necessita un monito corale di denunzia, ogni parola scritta in quei post è rivolta ad ognuna di noi, ed a tutte noi, che combattiamo, alleate, la nostra battaglia contro la violenza maschile sulle donne ed ogni giorno ognuna di noi è offesa, vilipesa, colpita nella sua dignità personale e professionale». Con un richiamo alle donne delle istituzioni perché facciano sentire la loro voce, l’appello si conclude: «Siamo tutte Valeria Valente».
Valente: «In atto una pericolosa negazione»
Nel ringraziare le reti delle associazioni femminili e femministe e dei centri antiviolenza, i parlamentari e tutti coloro che hanno espresso solidarietà alla senatrice Valente per gli attacchi ricevuti, la ex presidente della commissione femminicidio spiega come questi attacchi vogliano in qualche modo negare la specificità del fenomeno della violenza sulle donne. «Si tenta di normalizzare e negare la violenza maschile e di trasformare le donne che si difendono da essa in carnefici che odiano gli uomini. Gli autori di questa mistificazione sono uomini, per fortuna una minoranza, che faticano ad accettare il cambiamento», dice Valente. Che mette in evidenza, però, come «non ci sia reciprocità nella violenza tra donne e uomini, i numeri e soprattutto le dinamiche parlano chiaro. Le donne sono vittime di violenza nell’ambito di relazioni improntate all’asimmetria di potere con gli uomini, in cui alberga la cultura del possesso maschile sui corpi e sulle vite femminili, la stessa cultura che ancora segna per molti aspetti la nostra società. La violenza contro le donne ha quindi una precisa specificità e negarla significa cancellare più di 50 anni di battaglie femministe che hanno portato le donne ad acquisire diritti e spazi di libertà». Una battaglia, conclude la senatrice, che non si ferma: «Noi non arretreremo, insieme a quegli uomini che hanno compreso e si impegnano per cancellare quel che resta della cultura patriarcale e far fiorire una società nuova, improntata al rispetto della differenza tra uomini e donne».
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