Federica Cappelletti: «Pablito mi ispira nell’impegno per il calcio donne italiano»

«Il ricordo di Paolo per me è una costante fonte di ispirazione. Basti pensare che lui stesso aveva intuito le potenzialità del calcio femminile da tempo, fin da giovane, mi aveva raccontato. Lo sento sempre presente al mio fianco e quindi, tramite me, al nostro calcio donne, e a tutto il calcio italiano». Federica Cappelletti ricorda così suo marito, Paolo Rossi, per tutti gli italiani e per sempre Pablito, l’eroe del Mundial di Spagna’82, scomparso il 9 dicembre 2020 a 64 anni. Da quel giorno Cappelletti ha deciso di essere qualcosa di diverso e di più della “signora Rossi”, in particolare per quel calcio femminile che sta (numeri alla mano) in queste ultime stagioni consolidando la crescita che ha avuto dalla recente introduzione del professionismo (e dalla precedente riforma che aveva di fatto obbligato i club della serie A maschile ad aprire una loro sezione femminile).

Nata a Perugia 53 anni fa, giornalista, due lauree, Cappelletti è stata eletta nel giugno 2023 alla guida della Divisione serie A professionistica femminile, e riconfermata in carica nel luglio 2024. Il recente Sport Business Forum svoltosi tra Belluno e Cortina, che l’ha vista tra le relatrici, è stato l’occasione per incontrarla e fare il punto su un movimento che guarda con fiducia agli imminenti Europei che vedranno le azzurre del ct Soncin impegnate in Svizzera, mentre sul fronte interno la stagione appena conclusa ha visto il prepotente ritorno al vertice della Juventus, che ha realizzato il doblete campionato-Coppa Italia.

Dimensione internazionale

«La Nazionale che guarda all’Europeo con rinnovata fiducia; i club che continuano la loro crescita nelle coppe europee, ma anche nella nostra serie A, che oltre al ritorno della Juventus e alla Roma ha visto la crescita dell’Inter, ma anche della Fiorentina e del Milan: sono tutti elementi che contribuiscono alla crescita del movimento, che vede proprio Nazionale e club impegnate nella stessa direzione» sottolinea Cappelletti. Sviluppo testimoniato anche dal fatto di aver per la prima volta avuto un’italiana – Manuela Giugliano, centrocampista e capitana della Roma – candidata al Pallone d’Oro: «E’ stato un premio per tutte noi, per tutte le calciatrici italiane, ma ovvio è un primo passo, che ci indica la direzione giusta da seguire».

Valori e silenzi

(Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Così come val la pena continuare a seguire il sentiero che fa del calcio donne veicolo di valori quali inclusione, antirazzismo, stop alle violenze di genere: «Sono valori che coincidono con la qualità stessa del nostro pubblico – evidenzia Cappelletti – che è per molti aspetti diverso da quello del calcio maschile. Si tratta infatti di famiglie, donne stesse, appassionati che privilegiano appunto l’aspetto sociale rispetto a quello agonistico pur presente e importante».

Eppure, qualche imbarazzo lo crea la richiesta di una valutazione sul silenzio che è calato sulla lettera aperta scritta alla Fifa da oltre cento calciatrici di livello internazionale, contrarie al legame economico tra il governo del calcio mondiale e il colosso petrolifero saudita Aramco, visto come cavallo di Troia nel mondo del football da parte di un Paese in cui le violazioni dei diritti politici, civili e umani sono evidenti e note: «E’ un tema difficile – spiega Cappelletti – perché la necessità di tutelare valori e diritti si scontra con quella della Fifa di individuare sempre nuove risorse per realizzare al meglio le proprie manifestazioni. Anche in questo caso bisogna ragionare e dialogare insieme».

Recuperare terreno

Lo sguardo si estende ancora sullo scenario internazionale: «Inutile nasconderci che siamo partite in ritardo rispetto alle big d’Europa – riconosce la presidente – ma anche qui al lavoro al vertice della piramide deve sommarsi con quello alla base, individuando le giuste strategie per rendere sempre più facile l’accesso a questo sport, allargando numero di praticanti e appassionati. È essenziale per continuare a colmare il distacco che ancora ci separa dai Paesi guida in Europa, per non parlare della popolarità che il soccer femminile ha negli Stati Uniti».

Simboli

Lavora alacremente, la divisione Serie A femminile, anche per far entrare le nostre calciatrici nell’immaginario collettivo, nella quotidianità della vita sportiva delle famiglie italiane. Si pensi al rilievo che alcune stagioni fa ebbe la notizia della realizzazione di una bambola Barbie con le sembianze di Sara Gama, la popolare capitana di Juventus e Nazionale che proprio al termine dell’annata appena conclusa ha annunciato il ritiro; o alla scelta della Panini di dedicare uno dei suoi celebri album di figurine proprio al calcio femminile e alle sue protagoniste. «Scelte strategiche importantissime – plaude Cappelletti – che evidenziano appunto come il calcio donne stia diventando qualcosa di conosciuto, riconosciuto e abituale dal grande pubblico. Ma anche qui: non dobbiamo fermarci adesso».

Prossimi obiettivi

Parola d’ordine ora: sostenibilità economica, certo, ma anche implementare appunto tutte le possibilità di raccontare tutto quello che c’è dentro il calcio femminile, che è di fatto uno specchio e incubatore prezioso della nostra società: «Ogni giorno scendiamo in campo – conclude la presidente – contro la violenza sulle donne, per la parità di genere, per vedere riconosciuti i nostri diritti, difenderli e ampliarli; per sollecitare tutti noi a una maggiore sensibilità ambientale, e a essere più inclusivi e tolleranti. Sono gol che valgono quanto e più di quelli che segniamo sul campo, e che non possiamo mancare».

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L’intervista a Federica Cappelletti nella puntata di Olympia a questo link.

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