Cara Alley Oop,
mi chiamo Francesca, ho deciso di scrivere nella speranza di poter portare all’attenzione di quante più persone possibili la mia vicenda, perché, ora come non mai, vi è la necessità di trasparenza e verità. Sono una madre a metà, come tante altre madri coraggio finite nella macchina italiana degli affidi e che hanno deciso di denunciare pubblicamente i fatti di una prassi ormai consolidata. Madri che denunciano gli abusi subiti da loro o dai loro figli e finiscono nella lente d’ingrandimento delle istituzioni, vengono bollate come bugiarde e non credute, considerate manipolatrici perchè i bambini, impauriti dai padri violenti, non li vogliono vedere. E la colpa viene data alle madri, che temono per l’incolumità dei propri bambini. E così l’unica ricetta diventa l’allontanamento del minore dalla figura materna. Come è successo a me.
Quasi 3 anni fa, l’8 novembre 2022, 40 fra poliziotti, assistenti sociali e pompieri hanno portato via con la forza i miei bambini tra le urla e i pianti. Dopo oltre 40 giorni di comunità educativa, i bambini sono stati ricollocati presso la mia abitazione con urgenza, perché non esistevano prove di incuria, mentre il padre chiedeva in via definitiva la struttura educativa per i suoi figli minori. Sottolineo che in comunità i bambini sono costati alle istituzioni 9 mila euro al mese, pari a 150 euro al giorno per bambino.
Il padre ha però fatto ricorso alla Cassazione, che, in maniera a me incomprensibile, ha cassato il decreto e rimandato la vicenda nuovamente in Corte d’Appello a Venezia. Dopo due anni di ritrovata pace e serenità, i bambini sono stati così prelevati di nuovo il 14 ottobre 2024 da scuola. Io non sono stata nemmeno avvisata.
Da allora non li ho più visti, né sentiti.
In tutto questo disastro giuridico, sono scomparse relazioni, prove ed è stato occultato il grave stato di malessere dei miei figli in comunità. A scomparire è anche una relazione fondamentale del servizio di neuropsichiatria della Aulss3 di Venezia, scritta a gennaio 2025, nella quale si attesta, nero su bianco, come i miei figli abbiano subito potenziali abusi di natura sessuale.
«Allo stato attuale i bambini stanno vivendo una situazione familiare molto difficile, che può avere un impatto significativo sul loro sviluppo emotivo, psicologico e sociale. Uno verbalizza la sua preoccupazione dicendo che la sua vita e anche quella del fratello potrà andare in frantumi, in base a quello che verrà deciso in tribunale. Il fatto che oltre a verbalizzare contenuti sessuali non rispondenti alla loro età, mimino comportamenti sessuali, può essere un segnale di allarme. Potrebbe indicare che sono stati esposti a contenuti o situazioni inappropriate per la loro età, o peggio, che hanno subito abusi». Questa relazione è stata inviata alla responsabile del servizio infanzia adolescenza del comune competente in data 7 aprile 2025. Io ne ho avuto conoscenza solo il 13 giugno. Nessuno ha fatto nulla.
I bambini dal 14 luglio verranno trasferiti definitivamente dal padre, senza prevedere accertamenti. Con i miei legali abbiamo scritto al giudice tutelare, sostenendo come fosse avventato, con una relazione simile, mandare i bambini del padre senza ulteriori indagini.
Tutto ciò è inammissibile, soprattutto se si pensa che il motivo dell’allontanamento dei miei figli è dovuto al loro rifiuto-paura verso la figura paterna. Ricordo che nel 2019 mi allontanai dall’abitazione, in cui convivevo col padre dei miei figli, per fare un esposto di abusi sessuali verso di lui. Esposto motivato da alcune gravi dichiarazioni dei miei figli, da fatti da me osservati e da atteggiamenti dei bambini ipersessualizzati. Bambini che all’epoca avevano solo 3 e 4 anni. Non venni mai creduta, non vennero fatti accertamenti. I bambini non vennero mai visti, né sentiti. Secondo le istituzioni, tutto era frutto della manipolazione materna.
Ora, a distanza di 5 anni, due specialisti della npi, incaricati dal servizio sociale, confermano la mia versione dei fatti, mentre i miei figli, durante gli ultimi 8 mesi di comunità, hanno avuto incontri liberi e pernottamenti dal padre.
Io ora sono qui a raccontare la mia storia e quella dei miei figli, nella speranza che forse qualcuno, leggendo, possa decidere di attenzionare il nostro caso e decidere di fare qualcosa. Affinché i miei figli possano avere la giustizia e la vita che meritano.
Francesca
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Francesca è uno dei 36 casi esemplari di vittimizzazione secondaria, denunciati dalla Commissione parlamentare di inchiesta su femminicidio del Senato nel 2022. Sulla vicenda l’onorevole Stefania Ascari ha depositato una nuova interrogazione.
Qui i dati di un’indagine realizzata dall’associazione Goap, che gestisce il centro antiviolenza di Trieste, pubblicati nel marzo scorso.
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