Agricoltura, le imprenditrici sono sempre di più e vogliono innovare il settore

Deborah Piovan

«L’agricoltura sta cambiando e ci sono sempre più voci femminili tra le imprenditrici. Bisogna raccontare e normalizzare questo per spronare le donne a non avere paura di farsi sentire, anche quando devono sedersi a un tavolo di soli uomini». A parlare è Maria Pezone, agrinfluencer campana con 20 mila follower su Instagram e Tecnico nell’azienda di famiglia in provincia di Napoli. A 26 anni è una delle donne che in tutta Italia sta provando a innovare il mondo dell’agricoltura, combattendo i pregiudizi. Come lei, c’è Carolina Marchese che, dopo la laurea in marketing a Milano, ha deciso di tornare in Sicilia per «per trovare il mio spazio nell’impresa gestita da mia madre». Così, seguendo la sua passione per il beauty, ha creato la linea di prodotti estetici Carocare, per cui utilizza packaging riciclabili.

Invece Sofia Michieli, 28 anni coltiva fragole nei dintorni di Treviso in maniera iper-sostenibile, riducendo l’occupazione del suolo e usando «gli insetti utili per “ridurre tantissimo l’impiego di prodotti fitosanitari». Tiziana Sfriso invece a Parma ha scelto di dedicarsi all’allevamento della specie autoctona del suino nero «perché volevo per i miei figli e per me stessa un’alimentazione sana». Infine, Deborah Piovan, esperta di tecnologie genomiche, ha deciso di raccontare la sua esperienza e quella di diverse altre imprenditrici agricole con la comunicazione e la scrittura. Il suo intento è «bilanciare la narrazione” e «fornire a bambine e ragazze – ma anche bambini e ragazzi – nuovi modelli» più liberatori e paritari.

Tiziana Sfrisio

Mettersi in gioco

L’avventura imprenditoriale di Tiziana Sfriso inizia dopo la laurea in Informazione scientifica sul farmaco e una serie di corsi mirati. Insieme al suo attuale marito – che già lavorava in agricoltura – ha deciso di creare un allevamento a impatto ridotto di suino nero di Parma. Una collaborazione fruttuosa e paritaria, che però non viene sempre riconosciuta.

«Nonostante la mia formazione e il fatto che io abbia studiato il progetto dalla A alla Z, sembra sempre che io sia la moglie di», spiega Sfriso. «Oppure quando siamo io e mio marito a vendere un prodotto, i clienti fanno spesso le domande a lui, come per dire: “lui è quello competente. Tu cosa sei qui a fare? A pulire?”». Proprio per discutere e combattere questo tipo di pregiudizi l’allevatrice ha deciso di diventare Presidente di Confagricoltura Donna Parma e Vice Presidente regionale di Confagricoltura Donna. «Gli agricoltori infatti devono mettersi in gioco senza stare solo nei campi, soprattutto le donne».

Le questioni in gioco sono tante. «Alcuni lavoratori – provenienti da Paesi con forti discriminazioni di genere – non ti guardano in faccia e non ti calcolano», aggiunge l’imprenditrice. «In caso di gravidanza poi le agricoltrici devono avere un minimo di riposo, ma se ci fermiamo non incassiamo, soprattutto se siamo in Partita Iva». Tutti questi fattori, secondo Sfriso, possono essere un deterrente all’avviare un’impresa per molte donne.

A ciò si aggiunge il fatto che «per tradizione le aziende vengono lasciate ai figli maschi, nonostante abbiano le stesse competenze delle figlie, che però si devono occupare della famiglia e dei genitori anziani». Serve, conclude l’imprenditrice parmigiana, «un cambiamento culturale forte», soprattutto in un contesto dove aumenta la necessità di pratiche sostenibili ed efficienti. Nonostante «riescano a creare meno reddito per loro stesse», in base ai dati, le donne in agricoltura spesso sono «innovatrici, sono sensibili alle tematiche ambientali e diversificano».

Carolina Marchese

Agricoltura per giovani

A ispirare e a rafforzare il forte legame di Carolina Marchese con la natura e gli uliveti e è stata la madre, anche lei imprenditrice agricola. Oggi «ho compreso a fondo la ricchezza della mia terra, la Sicilia», spiega la ventottenne, decidendo di valorizzarla tramite la «passione per l’ospitalità». Nella masseria dell’800 che gestisce con sua madre, Marchese organizza retreat, eventi legati al territorio, degustazioni e, a breve, anche matrimoni.

La ventenne segue anche le varie fasi della produzione dell’olio e delle mandorle, gestisce i rapporti con i fornitori e clienti – la sua parte preferita del lavoro -, e qualche volta si concede «lunghe passeggiate e di tramonti spettacolari dietro alla forma piramidale del Monte Formaggio». Non mancano ovviamente le sfide. Dalla concorrenza sleale dei paesi extra-Ue, alla difficoltà nel trovare la manodopera, fino alla sostenibilità – «che mi sta molto a cuore» – e alla  forte siccità che ha colpito la Sicilia tra il 2022 e il 2023, «causando grandi danni» alle aziende del territorio.

«La Regione ha decretato lo stato di crisi, ma finora poco è stato fatto», spiega l’imprenditrice. Per trovare soluzioni e confrontarsi su innovazioni e sostenibilità, da qualche anno Marchese si è unita ad Anga, Giovani di Confagricoltura. «È molto stimolante – racconta – cercare di fare rete con i miei coetanei attraverso progetti di promozione dei nostri prodotti e non solo». Nonostante si occupino di coltivazioni diverse, «abbiamo la passione per la terra in comune e ci sono ragazzi laureati e super preparati sulle tecnologie e sulla sostenibilità», che sanno guardare all’agricoltura in modo innovativo «Forse ci sono più ragazzi che ragazze – ammette Marchese – Ma c’è molta stima tra noi». Oggi, visto che la disparità fisica «è stata superata dalle tecnologie«, bisogna «sdoganare che anche le donne prendano parte all’imprenditoria agricola come gli uomini».

Agricoltura: femminile singolare

Fare scienza, fare agricoltura, ma anche raccontarle. L’attività di Deborah Piovan – imprenditrice veneta, ricercatrice e figura di spicco di Confagricoltura – spazia in diversi ambiti. Con il suo libro “Agricoltura: femminile singolare. Donne che coltivano il futuro” (Maria Pacini Fazzi Editore) ha «dato voce a chi si occupa di cibo e agricoltura«, ma facendolo al femminile. «Io mi sento fortunata – spiega Piovan – perché in 56 anni né nella mia esperienza lavorativa né in quella di divulgatrice ho sperimentato discriminazioni» o episodi lampanti nei quali abbia pesato la disparità di genere.

«Però guardando le altre donne mi sento doppiamente responsabile nell’usare la voce che ho. Molte imprenditrici si sentono inadeguate e sono bravissime. Non intraprendono una formazione scientifica, per un costrutto sociale che non le vede portate per le materie scientifiche, e spesso soffrono della sindrome dell’impostore», quando gestiscono la loro azienda.

Con Confagricoltura – che lei definisce «una palestra» – Piovan sta lavorando e riflettendo su diversi fronti, dall’assistenza, alla consulenza, fino all’accesso al credito. Questo è infatti «uno dei settori dove il mondo bancario guarda con poca convinzione a quello femminile» senza valutare i progetti solamente «per la loro bontà». Per stimolare l’imprenditoria delle donne bisognerebbe poi rivedere «la divisione nei compiti della coppia», visto che spesso le mamme fanno fatica «a conciliare il tempo per la famiglia e per il lavoro» e il congedo parentale per i padri è limitato.

D’altra parte, servono tutte le risorse necessarie per tenere il settore agricolo al passo con le sfide presenti (cambiamento climatico, precipitazioni estreme, insetti nocivi e le malattie fungine) e il contributo femminile, in questo contesto, è necessario. «Non dicono che le donne siano più brave a prescindere – spiega la divulgatrice – ma quelle che ce la fanno sgomitando sono più brave. C’è però bisogno che si vedano di più nei luoghi di rappresentanza per fare il salto culturale».

Sofia Michieli

L’intelletto per innovare

Innovazione e sostenibilità sono le parole d’ordine per Sofia Michieli, che nel Trevigiano ha una coltivazione di fragole in serra, «alte da terra, fuori dal suolo» che riducono lo spazio occupato e «permettono al personale di lavorare in piedi». Vissuta e cresciuta in una famiglia di agricoltori, l’imprenditrice 28enne ha creato la sua azienda, dopo gli studi in Scienze e Tecnologie Agrarie all’Università. Le sue giornate sono molto varie e governate dalle coltivazioni (non solo fragole) e dalla stagionalità.

«A differenza delle altre professioni, quella dell’imprenditore agricolo richiede di conoscere tantissime materie diverse, dall’agronomia fino all’economia». Secondo lei è proprio questo ad aver cambiato un settore considerato tradizionalmente maschile. «La donna, anche se per certe attività sembra servire la forza fisica, sa ben inserirsi in qualsiasi ambito con l’intelletto», afferma la l’imprenditrice. «Certo c’è ancora qualche persona che è legata ai vecchi canoni. Il nostro compito che si sbagliano», afferma Michieli.

Per il suo lavoro 28enne studia e sperimenta molte idee, dai metodi per l’irrigazione mirata, all’utilizzo di modelli previsionali per le malattie. Tuttavia, metterle a terra non sempre è semplice. «I costi sono tanti» e spesso «i ricavi sono altalenanti». Per questo «per tanti giovani che hanno voglia di mettersi in gioco, la partenza è complessa», ammette Michieli. Anche quando, tramite il supporto familiare e i propri sforzi, si riesce ad avviare un’attività, «la sfida è mantenerla in un mercato che remunera poco e dove è difficile differenziarsi. Sarebbe bello che l’agricoltore potesse determinare il prezzo dei propri prodotti e non subirlo», afferma l’imprenditrice veneta. Servono perciò misure di sostegno a un mercato equo e finanziamenti più consistenti da parte delle istituzioni, anche europee, per permettere soprattutto ai giovani «di acquistare i macchinari e difendersi dai fattori incertezza», come l’impatto sulle coltivazioni del cambiamento climatico.

Maria Pezone

Un’immagine diversa

Maria Pezone ha sempre «vissuto l’imprenditoria femminile con estrema normalità, sin da quando da piccolina andavo in azienda in estate e non avevo compiti da fare per il giorno dopo». Per questo, quando ha dovuto scegliere su quali studi orientarsi dopo il diploma, la sua strada è stata chiara. Oggi si occupa così di Agronomia in campo, girando anche per fiere e aziende e studiando «i metodi più sostenibili per ottimizzare la produzione di lattuga, pomodori e angurie», sia in termini di resistenza che di qualità. «Noi giovani abbiamo la possibilità di studiare di più e di applicare quanto studiamo nei nostri metodi di lavoro». Così «possiamo meglio gestire i rischi del cambiamento climatico» e aumentare i margini «ottimizzando i processi produttivi», spiega Pezone (che è vicepresidente della sezione di Napoli di Anga -Confagricoltura Giovani). «Possiamo dare una nuova immagine dell’imprenditore agricolo che spesso viene sottovalutato e sottopagato».

Con questo intento da circa 4 anni, Pezone è attiva sui social con una pagina che punta a dissipare la disinformazione su cibo e agricoltura. «Mostrare i processi produttivi crea consapevolezza tra i consumatori su un settore che non è più quello di una volta. Ora è innovativo e tecnologico», spiega. I pregiudizi sugli imprenditori “vicini alla terra” non sono gli unici che la 26enne vuole combattere. «Tra uomini e donne, spesso a dover sacrificare la propria carriera sono le donne, anche in agricoltura», dice. «La situazione sta cambiando e vedo tante agricoltrici nelle mie zone. Mole volte però quando mi siedo ai tavoli» dove si prendono le decisioni e si discute «sono l’unica donna». Le imprenditrici devono essere «spronate – continua Pezone – così da non sentirsi intimorite» e isolate e riuscire a valere le loro storie e le loro idee.

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