Le manifestazioni del 25 aprile sono state storicamente momenti di riflessione oltre che di celebrazione della liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Anche il corteo che da sempre sfila per le strade di Milano ha avuto sempre un tono di festa compassata in ricordo di quanti hanno perso la loro vita per la democrazia. C’è stata sempre la musica ad accompagnare i passi delle tante persone scese in strada, ma è sempre stato un canto di liberazione, mai un festeggiamento sfrenato.
Questo 25 aprile arriva alla vigilia dei funerali di Papa Francesco e la richiesta del governo italiano è stata di sobrietà. Due Comuni nel bresciano hanno intrpretato l’invito annullando le celebrazioni previste oggi. Come riportato dall’Ansa, sono Ono San Pietro e Cividate Camuno, entrambi in Valle Camonica ed entrambi a guida centrodestra.
I 5 giorni di lutto nazionale indetto dall’esecutivo di Giorgia Meloni per la morte di Papa Francesco, sono considerati un record. In nessun’altra occasione, infatti, ne sono stati proclamati così tanti da un governo italiano. Dopo le raccomandazioni del ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, su celebrazioni per il 25 aprile «sobrie», varie amministrazioni locali hanno preso provvedimenti che, in alcuni casi, sono stati contestati dall’opinione pubblica perchè considerati pretestuosi.
Bella Ciao, canto proibito
A Romano di Lombardia, nel Bergamasco, è stato vietato di cantare “Bella Ciao” al corteo per la festa della liberazione. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il presidente del Consiglio Comunale, il leghista Paolo Patelli, ha imposto attraverso una nota firmata di proprio pugno, di non effettuale «brani musicali, inni e canti ad eccezione del Silenzio e dell’Attenti» nelle prime quattro tappe del corteo. «Si potrà impedire alla banda di suonare Bella Ciao ma non ai cittadini di cantarla», è stata la risposta dei dirigenti dell’Anpi locale.
Una controtendenza
Ma se alcune amministrazioni locali hanno deciso di rimandare o annullare le manifestazioni o vietare canti come Bella Ciao, altri fanno decisamente il contrario. Il presidente della Regione Piemonte alla guida di una giunta di centro-destra, Alberto Cirio, ha dichiarato: «mi auguro che il 25 aprile diventi una festa dove davvero si festeggia, perché c’è da festeggiare. Una festa dove si balla, si canta per le strade, si fanno tutte quelle cose che erano vietate da un regime».
Origini incerte
Sulle sue origini non vi è certezza. Secondo Cesare Bermani, storico e autore del volume “Bella Ciao. Storia e fortuna di una canzone”, Bella Ciao non era un canto delle mondine come molti credono. «Era cantata dalla Brigata Maiella», formazione partigiana abruzzese, dichiaratamente repubblicana. La brigata era l’unica formazione partigiana decorata con la medaglia d’oro al valor militare alla bandiera e tra le pochissime aggregate all’esercito alleato. Dunque, Bella Ciao non è una canzone dei partigiani comunisti, come ha dichiarato qualche anno fa il presidente Ignazio la Russa, ma è una canzone di tutta la Resistenza.
Un canto di libertà nel mondo
Dalla lotta delle donne iraniane contro il regime degli Ayatollah, alla rivoluzione degli ombrelli di Hong Kong, da Occupy Wall Street alle piazze dei giovani dei “FridaysForFuture” fino all’Afghanistan della ribellione delle donne contro i talebani. Bella Ciao è diventata l’espressione musicale per eccellenza delle lotte per la libertà. L’ultima volta che è stata intonata era l’ottobre del 2024 durante una seduta del Parlamento Europeo. I deputati dei partiti di sinistra hanno salutato il premier ungherese Viktor Orban in visita a Bruxelles, alzandosi in piedi e cantando a squarciagola quello che è diventato ormai un inno che ha attraversato il tempo e lo spazio diventando la bandiera di nuove battaglie.
Tante rivisitazioni, stessa melodia
Fuori dai confini italiani, Bella Ciao è stata cantata nel 2013 durante le proteste di Gezi Park, a Istanbul, contro il governo di Erdogan, mentre l’ex presidente francese François Hollande, ne ha utilizzato un adattamento durante la campagna presidenziale nel 2012.
Nello stesso anno gli studenti di una scuola di Istanbul, Çevre Koleji, si sono riuniti per cantare insieme una canzone, “Sing for the climate”, sulla musica di “Bella ciao”, per denunciare la loro preoccupazione per il riscaldamento climatico e per le sorti del pianeta. La canzone è nata nell’ambito di un progetto curato dal regista e attivista ambientalista belga Nic Balthazar nel 2012. Nel 2019, “Sing for the climate” (o “Do it now”) è diventata l’inno dei “FridaysForFuture”, la manifestazione su scala globale guidata dalla sedicenne Greta Thunberg a favore dell’ambiente. In Brasile, nel 2021 gli attivisti anti-Bolsonaro del movimento EleNão del Brasile ne hanno realizzato una propria versione e l’hanno cantata marciando durante le proteste.
Tra arte e impegno civile
Diversi artisti hanno cantato Bella Ciao. Alcune versioni sono passate alla storia. E’ il caso di quella cantata da Manu Chao, interpretata con intensità dal cantante che l’ha dedicata alla famiglia fuggita dalla dittatura franchista in Spagna. Goran Bregovic, cantautore bosniaco, conclude sempre i suoi concerti con Bella Ciao, mentre nel 1983 la cantante folk argentina Mercedes Sosa che si era opposta ed era fuggita dalla dittatura peronista, ha incantato il pubblico milanese cantando Bella Ciao da esule in Europa.
La svolta con la Casa di Carta
La sua popolarità in tutto il mondo è cresciuta con la serie di successo “La Casa di Carta”. É proprio grazie alla serie Netflix mandata in onda nel 2018, che la canzone ha fatto veramente il giro del mondo, arrivando a diventare la canzone simbolo di chi lotta, anche nei posti più impensati. Abdulazeez Alamir, un soldato della Erd Force (Emergency Response Division), l’unità di elite dell’esercito iracheno che ha combattuto in prima linea a Mosul contro l’Isis, ha raccontato di aver conosciuto questa canzone proprio grazie alla Casa di Carta. «Ho imparato l’inglese da solo, guardando film stranieri e serie tv. Ho visto Breaking bad, La Casa di carta. E, attraverso questa serie che mi è piaciuta moltissimo, ho conosciuto la vostra canzone “Bella Ciao”».
Il segreto del successo
Insomma, tutti cantano Bella Ciao e, in molti casi, la cantano in italiano. Ma come ha fatto questa canzone ad avere così tanto successo e a raggiungere tanti artisti, attivisti e politici in tante parti del mondo e che nella maggior parte dei casi non sarebbero in grado di cogliere il significato letterale della canzone? Al Financial Times, il creatore della Casa di Carta, Alex Pina, ha spiegato che si tratta semplicemente di “una canzone di lotta, che evoca un sogno di libertà”.
Interpretato da alcuni dei più grandi musicisti dei nostri tempi e conosciuta ormai in tutto il mondo, Bella Ciao sembra essere destinata a rimanere per il mondo il canto della libertà, nonostante tutto.
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