«In un momento così delicato per i diritti di tutte le donne, l’European Disability Forum (Edf) sente l’esigenza di fare ancora più pressione sulle politiche europee perché nessuna donna con disabilità venga lasciata indietro».
Apre così la responsabile dei diritti delle donne dell’Edf, Giulia Traversi, nell’intervista con Alley Oop, commentando l’assenza di una menzione specifica delle donne con disabilità nel testo della Roadmap sui diritti delle donne dell’Unione Eruopea, presentato l’8 marzo scorso. Parole precise, obiettivi concreti, grande chiarezza per il futuro. «Questa assenza non deve più ripetersi. Richiediamo l’inserimento ufficiale ed esplicito delle donne con disabilità in ogni testo politico» continua, decisa a portare i progetti dell’Edf sulla parità di genere sotto i riflettori internazionali.
La Roadmap dell’Unione Europea sui diritti delle donne
La presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen ha annunciato una nuova tabella di marcia per i diritti delle donne. È stata presentata l’8 marzo, in concomitanza con le celebrazioni per la giornata internazionale dei diritti della donna, e fa parte della Lettera di missione alla Commissaria per l’uguaglianza Hadja Lahbib.
Ma quali sono le linee guida individuate? Rafforzare la lotta a tutte le forme di violenza contro le donne, compreso lo stupro, sostenere diritti sessuali e riproduttivi delle donne e colmare il divario retributivo e pensionistico tra i sessi. Questi alcuni degli otto pilastri su cui la Commissione europea costruisce il futuro di un’Unione più paritaria. Non una nuova iniziativa legislativa ma una dichiarazione d’intenti con cui l’Esecutivo comunitario promuove tra le capitali il dibattito per fare di più in materia di diritti, finanziamenti e infrastrutture per la promozione della parità di genere.
Il Comitato delle donne dell’Edf, dal canto suo, ha voluto cogliere l’occasione per chiedere alla Commissaria di migliorare le condizioni di vita delle ragazze e delle donne con disabilità.
«Se la Roadmap deve condurci a un futuro inclusivo, noi dovremmo esserci». Per questo, come sottolinea Giulia Traversi, il primo punto fondamentale è il riconoscimento, che deve avvenire attraverso l’inclusione esplicita nella Roadmap delle donne con disabilità. «Ma non basta: servono anche azioni concrete» precisa Traversi, soprattutto nei riguardi della violenza di genere, criminalizzando, come ha fatto Malta, le pratiche di sterilizzazione forzata delle donne con disabilità.
«Altro punto fondamentale – continua Traversi – è il lavoro, con la conseguente indipendenza economica. Ciò che non si vuol capire è che una donna disabile con un lavoro può aspirare all’autonomia». Per questo, sono necessarie politiche mirate a ridurre il livello di povertà, a garantire il finanziamento di organizzazioni e progetti che sostengono l’emancipazione, la leadership e i diritti delle donne e delle ragazze con disabilità, rendendole partecipi dei processi decisionali a livello locale, nazionale ed europeo.
«Poi, pensiamo anche alla sensibilizzazione: senza una nuova consapevolezza, non possiamo distruggere i pregiudizi e le barriere mentali che ancora esistono intorno al mondo della disabilità». Perché, in un clima politico in cui i diritti delle donne stanno avendo una grave opposizione, è già difficile essere una donna; quando si aggiunge la sovrastruttura della disabilità le cose si complicano notevolmente. Infatti, come vive, in Europa, una donna con disabilità?
I dati europei
«Non essere citate nella Roadmap, vuol dire nascondere l’evidenza di 1 donna su 4, perché è questa la percentuale: il 29,2% della popolazione femminile dell’Unione Europea è disabile» spiega Giulia Traversi, citando i dati che l’EDF ha reso pubblici nel “Terzo manifesto delle donne e delle ragazze con disabilità nell’UE”.
Il 60% della popolazione complessiva di 100 milioni di persone con disabilità in Europa è donna. E come vive questa percentuale?
Innanzitutto, come dichiara l’EDF che si occupa principalmente di violenza di genere, il 56% delle donne con disabilità ha subìto almeno una violenza psicologica nei luoghi domestici o in quelli lavorativi.
«Consideriamo che le violenze sessuali per le donne con disabilità sono, purtroppo, molto frequenti». Le crisi climatiche e umanitarie, come la guerra in Ucraina, sono fattori molto importanti da tener di conto per la violenza di genere. Ma non solo: le pratiche di sterilizzazione forzata sono ancora ben organizzate in molti Paesi e non ancora criminalizzate.
«La discriminazione non avviene solo tra donne senza disabilità e con disabilità, ma anche tra donne e uomini con disabilità; faccio un esempio: il 22% delle donne con disabilità è a rischio povertà rispetto al 20% degli uomini con disabilità» dice ancora Giulia Traversi, basandosi sui dati del Gender Equality Index del 2024.
E poi, oltre a tutte le disuguaglianze sul lavoro, economiche, e di violenza, bisogna parlare di accessibilità: il 46% delle donne disabili non riesce ad accedere a edifici pubblici. «È il momento di un cambio di paradigma. Le politiche regionali ed europee devono tener in conto questi dati, non solo a beneficio delle persone con disabilità, ma di tutta la popolazione europea. Gli investimenti per una migliore accessibilità sono di beneficio pubblico. Lo dicono i dati, lo dice la qualità della vita».
Cosa è successo l’8 marzo? Cosa è mancato?
«Bisogna dire che un documento come la Roadmap è importantissimo e siamo tutti felici che sia stato pubblicato dalla presidente Ursula Von Der Leyen. Però, non ci ha soddisfatti fino in fondo. Tranne un annesso, per quanto utile, le donne con disabilità non sono state citate esplicitamente. Per noi è un passo indietro». La voce di Giulia Traversi è grave, ma ancora combattiva.
È vero che la Roadmap è stata un’occasione per lavorare a un futuro inclusivo, ma sono mancate azioni fondamentali per proteggere i gruppi emarginati, fra i quali anche le donne e le ragazze con disabilità. Non c’è stato alcun riferimento alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), né accenni su un’inclusione significativa alla leadership nei processi decisionali delle donne e delle ragazze con disabilità, anche migliorando le misure di accessibilità; non è stata menzionata un’azione volta a vietare la sterilizzazione forzata delle donne con disabilità e a garantire altre iniziative per fermare la violenza di genere sulle donne con disabilità; non è stata redatta alcuna norma o azione concreta mirata a ridurre il livello di povertà in cui versano le donne con disabilità.
«La mancanza di un inserimento ufficiale ed esplicito nella Roadmap delle donne con disabilità è incomprensibile e non più giustificabile. Faremo di tutto per portare all’attenzione della Commissione Europea ciò che è accaduto lo scorso 8 marzo» conclude Giulia Traversi, a nome di tutto l’EDF.
«Nothing about us without us»
Anche il motto della Commissione delle donne nell’EDF è chiaro e conciso: niente su di noi, senza di noi. Ci riporta indietro di decenni, negli anni Settanta, quando veniva urlato nelle piazze o davanti alle scalinate degli edifici pubblici inaccessibili per richiedere attenzione e diritti. Questo motto ha una storia preziosa, importante da tenere a mente e da incrementare con ulteriori passi inclusivi.
«Siamo molto legati al nostro motto, anche se probabilmente ha bisogno di un altro cambiamento: “Niente senza di noi” e basta. Le donne con disabilità non devono più essere lasciate indietro ai tavoli dove si fa politica. Bisogna capire che le persone con disabilità non sono vittime, ma sono anzi risorse con prospettive ed esperienze valide al fine di ottenere risultati sociali, economici, culturali e politici molto importanti».
È quindi obiettivo dell’European Disability Forum inserire le donne con disabilità in tutte le discussioni politiche. L’uguaglianza di genere non deve essere un’utopia, ma la concretezza di un mondo migliore.
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