Shakespeare era femminista? (Spoiler: sì!)

Cosa avrebbe detto Shakespeare dell’oggi? Ritenuto da molti misogino, in realtà era abituato al potere delle donne. Era suddito di Elisabetta I. E in nome di un’altra donna del suo tempo, Maria Stuarda, furono rivendicati numerosi complotti per assassinare Elisabetta, aumentare la presenza dei cattolici dell’Inghilterra del Nord e innalzare la regina di Scozia al trono inglese con l’aiuto della Francia e della Spagna. Nelle sue opere le donne sono spesso raffigurate come furbe, malefiche, persino machiavelliche: chi si traveste da uomo, finge di essere un avvocato e usa la legge a suo favore, chi mette altre vesti per conquistare uomini o giustizia, chi lancia profezie e maledizioni.

Un teatro di “boy-player”

Va detto subito che tutto il suo teatro è rappresentato da uomini, i “boy-player”, che recitano dalla pubertà fino alla tarda adolescenza. Shakespeare rientrerebbe quindi nel lungo elenco di uomini che ha tenuto le donne sotto silenzio. Io trasformata in giovenca da Giove, Eco che diventa strumento per far sentire la voce degli altri, Penelope rimproverata dall’adolescente Telemaco, fuori dalla filosofia greca, dal Senato romano e – appunto – dal teatro Shakespeariano, dalla letteratura pre-Shakespeare e per buona parte post. Secoli in cui le donne non hanno avuto voce. Per questo un mondo fatto a misura d’uomo è difficile da trasformare o migliorare. Come si cancellano centinaia di anni di storia le cui conseguenze molte donne oggi vivono sulla loro pelle, quando «non capiscono nulla di calcio», o «non sanno guidare», o «è meglio che non partecipino a una riunione», o sono costrette a sopportare continui commenti sull’aspetto fisico? Donne cui manca il potere nel loro quotidiano anche, banalmente, se si tratta di andare o meno a fare la spesa.

Lady Macbeth e la paura delle donne di potere

Mentre i politici uomini, e lo abbiamo visto in particolare parlando di guerre o strategie, vengono paragonati all’Enrico V di Shakespeare, o al Giulio Cesare, le donne al potere vengono accostate a un altro personaggio: Lady Macbeth. Per esempio Eleanor Roosevelt, donna potente e moglie di un presidente americano. E, poiché è comune pensare le donne esercitino molta influenza nei confronti dei loro mariti, l’espressione “Lady Macbeth” viene usata spesso e riflette in qualche modo l’ansia della consorte di un presidente, di un primo ministro. Nancy Reagan e Hillary Clinton sono state paragonate al personaggio shakespeariano. L’associazione non è stata di certo fatta con il marito di Margaret Thatcher o di Angela Merkel. Della prima i giornali scrissero: «Potrebbe essere una delle streghe o Lady Macbeth stessa, del resto qualcuno deve portare i pantaloni…».  È Thatcher Lady Macbeth, non suo marito. Lei che sembrava quasi regale nella sua totale dominanza della politica del tempo e che ha piegato il volere della nazione e del suo gabinetto (maschile) ai suoi ordini; così come Lady Macbeth, diventata regina, ha obbligato il marito a restare fermo e concentrato sui suoi obiettivi.

Un personaggio che resta un enigma

Anche la moglie di Tony Blair, Cheryl Booth, venne definita così seppure fosse un noto avvocato, come Hillary Clinton. L’altro esempio che risuona è quello della Duchessa di Sussex. Meghan Markle è stata indicata come colei che muove la marionetta, Harry. In questo dramma contemporaneo di vita vera, la donna è scritturata come il villano e il suo partner come vittima. Situazione non così diversa da chi legge Macbeth. In realtà, Lady Macbeth – termine usato come insulto – è personaggio complesso e resta ancora un enigma. Shakespeare le dà voce così come a Giulietta, Desdemona, Beatrice. Più Macbeth si indurisce più lei crolla finché impazzisce e si suicida. Macbeth sempre più aggressivo, lei sempre più inaridita.

La trappola del doppio standard

Forse l’ambizione è negativa e peggiorativa quando è una qualità femminile? E non lo è, anzi suscita ammirazione, quando maschile? Aderiamo ancora a costrutti di genere e stereotipi? La risposta ovviamente è “sì” e la conosce ciascuna donna che sta leggendo queste pagine. Lo spiega bene Taylor Swift in una intervista.
– C’è un vocabolario diverso per definire uomini e donne nel settore della musica.
– Mi faccia un esempio.
– Okay, un uomo fa qualcosa, è strategico. Una donna fa lo stesso, è calcolato. A un uomo è permesso reagire, una donna sa solo reagire in modo eccessivo.

Nella prima fase della stesura delle sue opere quali Tito Andronico Shakespeare con Tamora, la regina dei Goti, ha seguito la tradizione del racconto delle donne: un po’ mostruose, dispotiche, prepotenti, aggressive. Anche la sua Giovanna d’Arco nell’Enrico VI si inserisce in questa caratterizzazione. Mentre va avanti con la scrittura rimodula i personaggi femminili, li ammorbidisce, li rende più complessi. L’impressione è che le ammiri, che voglia dare alle donne una voce, cosa difficile in una società come quella del suo tempo. Donne magnifiche quali Rosalina, Cordelia, Viola interpretano ruoli meravigliosi mai scritti prima. Sono tuttora quelli che le attrici vogliono recitare. La Bisbetica Domata, visto spesso come pièce di scrittura misogina ma che in realtà è più furba e scaltra, tratta di due persone che sono entrambi una sorta di anticonformisti. Provano a negoziare un modo di vivere insieme affinché entrambi siano felici. Ed è questo il messaggio della commedia. Che si deve negoziare, scendere a patti, trovarsi nel mezzo, un po’ cedo io, un po’ cedi tu. Ma nessuno dovrebbe sentirsi “sopra” l’altro.

La forza morale femminile

Ci sono esempi, come nel Riccardo III dove le donne lanciano maledizioni e lamentazioni e poi tornano diverse, forti, con argomentazioni complete sul come le donne sono trattate, sottolineando i propri diritti. Ne Il Mercante di Venezia come non pensare al meraviglioso discorso di Portia? Un personaggio abbastanza malvagio, non stereotipato. Parla di virtù cristiane ma lei è una delle donne (e uomini) più machiavelliche di Shakespeare e la fa franca. Chiunque pensa sia un’eroina proprio per la sua eloquenza e intelligenza, ma la realtà è che mente. Si traveste, è bugiarda e quando parla di pietà è una qualità che non sa dove stia di casa. Quando infine esprime il suo giudizio sull’ebreo Shylock, egli è distrutto.
Man mano che Shakespeare va avanti, però, le donne diventano sempre più esempio morale come nel caso della regina Ermione, de Il Racconto d’Inverno o di Cordelia del Re Lear. Entrambe hanno una grande forza morale. Ermione riceve inenarrabili offese dal marito. È un uomo geloso, psicotico, pazzo. Ed è lui a condannarla. Lei muore, solo all’apparenza. In realtà, si nasconderà per 14 anni. In quel tempo egli si riprende, rinsavisce e lei lo perdona. Vi ricorda qualcosa? Tristemente Shakespeare arriva primo anche nel raccontare l’oggi. Quante donne vengono uccise perché – convinte dal proprio partner – perdonano?

“Chi ti crederà, Isabella?”

Non so se vi è mai capitato di vedere rappresentazioni recenti di Measure for Measure. Se sì, avrete notato il riferimento al movimento #Metoo, nato per dare voce alle donne contro le molestie sessuali e la violenza subita soprattutto sul luogo di lavoro. Perché Isabella, quando rifiuta l’offerta indegna di Angelo, minaccia di dire a tutti chi egli sia. Minaccia, 400 anni fa (e Shakespeare userà uno dei suoi soliti espedienti per aiutarla), di esporlo. E sapete Angelo che le risponde?

“Who will believe thee, Isabel?”. Chi ti crederà Isabella? Incredibile l’attualità di questa frase, vero? Ora la novizia non deve solo lottare per salvare la vita di suo fratello e per il diritto di poter urlare la verità al potere. La rilevanza dell’elemento #Metoo in questa commedia è spaventosamente simile a quello che sentiamo oggi, sia dal punto di vista della vittima sia da quello del perpetratore.

E quindi, come si risponde alla domanda iniziale? Che le parole che Shakespeare fa pronunciare alle donne insegnano molto agli uomini. Le donne, man mano che il Bardo scrive, diventano i personaggi saggi, poi compassionevoli e infine modelli di integrità, bussole morali.
Da questo punto di vista Shakespeare è un femminista.

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