Brunori Sas, la provincia come opportunità per «uno sguardo diverso» sul mondo

ANSA/ETTORE FERRARII

«Ci sono cose dell’essere periferici, come la distanza dalle cose che accadono nei centri, che possono essere un privilegio: la distanza porta uno sguardo diverso». Brunori Sas, le sue radici calabresi, le canta senza bisogno di farne manifesto. E le porta al Festival di Sanremo. Nato a Cosenza, ha scelto di vivere nel paese di San Fili: lo sguardo di Dario Brunori – che, come spiega in sala stampa a Sanremo, deve il suo nome d’arte “Brunori Sas” all’azienda del padre – appartiene al meridione come al mondo.

Non marginalizza, ma allarga gli orizzonti decostruendo due immagini ambivalenti e ricorrenti: il sud considerato arretrato e barbaro. Oppure il sud “romanticizzato” e a cui si guarda come luogo esotico, stereotipato e folkloristico.

La provincia, il “margine” come opportunità

Lontano dall’essere retorica o cartolina, il sud che prende forma nelle parole di Brunori Sas è quello dell’identità, personale e collettiva, da cui arte e creatività evolvono. La provincia intesa non per forza come luogo dell’assenza o della perdita – come indicano invece gli stereotipi, i significati negativi e i pregiudizi che hanno trasformato “periferia” in un aggettivo che indica una condizione più che rappresentare a volte un luogo fisico – ma intesa come un luogo di possibilità. Le stesse che arrivano dalla presunta “marginalità”. Oppure, come sostiene Dario Brunori, dall’opportunità di guardare a dovuta distanza: «È come quando guardi un quadro: se sei troppo vicino ti perdi i dettagli, se sei cinque passi indietro puoi guardare il quadro in maniera completa».

«Viviamo in un’epoca in cui si è arrivati alla saturazione di certi modelli: dai contesti periferici – non parlo solo della Calabria ma di tutto ciò che è periferia – proprio per la lontananza dai centri, arrivano cose nuove» spiega il cantante in sala stampa, sottolineando l’esigenza di rendere sempre più obsoleti alcuni stereotipi legati alle periferie: la centralità è definita dalla prospettiva che si assume.

Il sud e le periferie all’Ariston, da Brunori Sas a Geolier

«L’albero del titolo esiste davvero, nel paesino in cui vivo: mi sono convinto che contenga le canzoni che scrivo, quindi volevo omaggiarlo» aveva detto Brunori Sas descrivendo l’albero che titola la sua canzone in gara al Festival di Sanremo. C’è un legame profondo che Dario Brunori a San Fili, piccolo comune calabrese che il cantautore ha scelto anni fa come luogo di residenza: l’albero delle noci che ha custodito le sue canzoni si trova qui. Il comune gli ha dato luce in omaggio alla canzone di Brunori che lo illumina: «Brunori Sas chiama, L’albero delle noci risponde!» riporta il post pubblicato dal comune di San Fili.

Radicalità e radici diventano aspetti distintivi della propria personalità artistica, a partire dal legame con il territorio. Un tema che, la scorsa edizione del Festival, era emerso con Geolier e la sua “I p’ me, tu p’ te”, cantata rigorosamente in napoletano.

La vittoria di Geolier nella serata delle cover aveva scaturito polemiche e fischi all’Ariston. In particolare, i commenti d’odio che si sono scatenati sui social contro Geolier e Napoli – «Togliete il diritto di voto ai napoletani», «I napoletani spendono la loro vita per qualunque causa che non sia lavorare» – raccontano pregiudizi e stereotipi che hanno poco a che fare con i gusti musicali. Ma testimoniano lo sguardo classista e antimeridionalista che ancora vige rispetto al sud: una “storia” che arriva dal margine sembra ancora essere accettabile se resta nei suoi confini. Se vince – come emerge dai commenti sui social – deve per forza trattarsi di inganno.

In Italia 3 milioni e 785 mila di adolescenti vivono in provincia

«Periferia allora non unicamente come luogo della esclusione, ma anche come luogo della resistenza, in cui vi è un potenziale creativo. Un potenziale che cerca di sottrarsi ai discorsi e alle opinioni che sulla periferia si intessono» scrive Agostino Petrillo, sociologo urbano del Politecnico di Milano.

Il potenziale creativo qui può arrivare soprattutto dai giovani: nelle periferie vivono moltissimi adolescenti in Italia. Come sottolinea il rapporto di Save the Children “Fare spazio alla crescita”, tra gli 0-19enni che vivono in Italia, ben 3 milioni e 785 mila –  quasi 2 su 5 –  si concentrano infatti nelle 14 città metropolitane, costituite dal Comune principale e dal suo hinterland, dove vive anche il 13,7% dei contribuenti con reddito inferiore ai 15 mila euro annui.

Avere gli strumenti per sviluppare il proprio «sguardo diverso», come lo definisce Brunori, è un diritto ancora disatteso: la presenza di uno spazio collettivo, mensa, palestra, aule tecniche o informatiche nelle città metropolitane risulta inferiore alla media del Paese, già segnata da pesanti carenze. Il rapporto segnala che manca una palestra in 3 scuole su 5, uno spazio sociale comune in più di una su tre, e aule tecniche e informatiche sono un sogno per almeno la metà degli studenti minorenni di ogni ordine e grado.

«In provincia, rispetto ai centri, c’è fame. E questo a volte porta ad avere uno sguardo diverso» conclude Brunori Sas: per nutrire la fame, servono gli strumenti. Raccontarlo attraverso il potere della musica, senza retorica, significa allargare il margine” e ridefinire la centralità.

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