La scena del film Diamanti firmato da Ferzan Ozpetek con la donna trascinata dal marito vicino a un pozzo, sempre sotto minaccia di essere buttata giù, l’attenzione gentile e affettuosa per lei delle sue colleghe di lavoro in sartoria, e il tema della solidarietà femminile che fa filo rosso in tutta la storia. Il successo di “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, film distribuito anche nelle sale americane e inserito tra quelli eleggibili agli Oscar, che parla del tema della violenza sulle donne e della loro capacità nella storia di rialzare la testa e autodeterminarsi. A partire dal diritto di voto. Film come “Mia” con Edoardo Leo che raccontano con delicatezza e senza fare sconti la storia di un amore tra due giovani, un amore che diventa tossico, improntanto al possesso, al controllo anche grazie agli strumenti digitali. E ancora un film con Edoardo Leo “Non sono quello che sono” sulla gelosia ossessiva.
Cinema e tv portano alla luce i temi della violenza, del possesso del controllo
Il cinema, assieme alla tv, sembra aver scoperto e portato alla luce, sempre con maggiore frequenza, il tema della violenza sulle donne, della parità di genere, dell’esistenza di queste problematiche anche tra le generazioni più giovani. In televisione, nelle fiction, si vedono sempre più spesso protagoniste femminili che interpretano ruoli e lavori un tempo territorio maschile. Si pensi, solo per fare un esempio, alla vice questora volitiva Lolita Lobosco, ad esempio, interpretata da Luisa Ranieri o a Imma Tataranni.
Qualcosa è cambiato nella rappresentazione delle donne nel cinema e questo è molto importante perché gli esempi passano ai giovani più facilmente attraverso il linguaggio dell’arte, dello spettacolo.
Meno sembra accada con la musica. Che veicola un messaggio più contradditorio, nella musica classica dove una donna ‘maestra’ d’orchestra nel Sanremo di qualche anno fa ha chiesto di essere chiamata ‘maestro’ o nella musica trap che parla ai giovani con un linguaggio spesso sessista e violento.
I settori culturali non viaggiano tutti alla stessa velocità, la musica è indietro
«Non si può parlare dei settori culturali mettendoli sullo stesso piano. Indubbiamente – dice Celeste Costantino, vicepresidente del laboratorio artistico Una Nessuna Centomila – si sono registrate trasformazioni negli ultimi 10 anni, ma le forme di espressione artistica non viaggiano alla stessa velocità».
Nasce il dubbio che l’attenzione aumentata del cinema e della fiction sia un po’ figlia di un trend, di una moda, ma secondo Costantino seppure questo elemento c’è, non si corre il rischio di tornare indietro.
«Magari possiamo rischiare uno stallo, ma sul tema della violenza di genere non si torna indietro. Vedo che le nuove generazioni per certi versi sono molto più consapevoli rispetto a quanto potessimo essere noi. Con il laboratorio artistico Una nessuna centomila abbiamo poi fatto un investimento, crediamo che i, cambiamento passi dall’interfacciarsi con chi la cultura la fa. Noi stiamo facendo un grande investimento in termini culturali».
Passi avanti del cinema grazie a maggiore presenza di donne alla regia
I passi in avanti di cinema e teatro sono legati anche a una maggiore presenza di donne in ruoli prima nettamente maschili. «Le registe donne rappresentavano una quota avvilente, intorno al 4%, nel giro di pochissimi anni non solo questa percentuale è aumentata, ma è migliorata anche la qualità. Prima cioè le donne registe erano prevalentemente documentariste, mentre ora abbiamo registe affermate anche per i lungometraggi che si trovano, dunque, a gestire budget molto più ampi». Nel cinema in sostanza si è avviato un percorso, con dei segnali positivi per la parità di genere che si riflettono poi nel modo di trattare le questioni femminili.
«C’è stata – aggiunge Costantino – un’esplosione di tematiche negli ultimi anni che vanno incontro al contrasto alla violenza e alla prevenzione femminile. Anche in tv si nota come ci siano più protagoniste femminili in lavori e ruoli prima appannaggio principalmente degli uomini. Le donne nella storia hanno una centralità che non è più solo per il ruolo di mamma, assistente sociale, maestra».
Al teatro il merito di aver avviato in Italia il tema del “Me too”
Un altro tema importante nel mondo dello spettacolo è quello delle molestie sessuali. «Al teatro va invece riconosciuto il merito di aver avviato in Italia il vero ‘me too’ grazie soprattutto al lavoro straordinario che ha fatto l’associazione Amleta che è riuscita a scoperchiare non solo i singoli casi, ma a fare un ragionamento d tipo ‘politico,’. Il processo è ancora in corso perché il teatro è stato storicamente appannaggio degli uomini, con direzioni artistiche in mano agli uomini, rappresentazioni gestite da registi uomini e scelta dei testi che, ricalcando spesso il teatro classico, non prevedono protagoniste donne o pensiero al femminile».
La musica, la più indietro. Il caso di New York
Innegabilmente la musica è quella più indietro e che ha suscitato le più recenti polemiche. «E innegabilmente – aggiunge Costantino – ci sono differenze tra classica, jazz, cantautorato. Da cosa dipende? Laddove c’è uno squilibrio così forte c’è anche un elemento di tradizione molto forte, riuscire a liberarsene e avere consapevolezza è più difficoltoso. Tutto quello che viene considerato tradizionale è più difficile da sradicare. La musica classica è ad esempio tra quelle che soffrono di più di questo squilibrio».
D’altronde l’applicazione delle quote rosa nei cda, introdotta dalla Golfo-Mosca è un rimedio difficilmente esportabile in settori come quelli artistici. Qualcuno comunque ci prova a bilanciare, anche con buoni risultati. «L’orchestra di New York – sottolinea Costantino – ha deciso di fare i provini al buio, mettendo una tenda, ascoltando solamente, questo ha portato a un riequilibrio di genere, oggi con 52% donne, restante uomini. Un rimedio valido anche per riequilibrare non solo sul genere ma anche sulla provenienza del musicista, sul colore della pelle».
Ai giovani manca l’educazione all’affettività
La musica che piace ai più giovani, la trap, è da tempo sotto la lente, per il linguaggio che appare sessista, misogino volgare (v. libro In TRAPpola edito dal Sole 24 Ore). «La storia di questi generi ci racconta come vengano da una dimensione suburbana, che racconta di periferie, di situazioni di emarginati, e dentro questa dimensione ci sono sessismo, razzismo, dinamica aggressiva. Oggi invece siamo per la maggior parte in presenza di rapper, trapper studiati in laboratorio. Il punto è che l’industria musicale ha deciso che questo trend è un trend non solo accettabile ma da incentivare. Sono contenta che qualche artista che ha le spalle più larghe come Marracash oggi stia denunciando una serie di cose, stia denunciando gli algoritmi a cui bisogna rifarsi, il fatto che ci siano due o tre autori che stabiliscono il mercato della musica italiana. Bisogna sempre seguire lo stesso ritornello, gli stessi duetti. Non c’è quindi il tema di censurare rapper o trapper, secondo me il tema non è Tony Effe, ma è tutta industria musicale che decide di investire su quel modello perché lo considera vincente e lo vuole moltiplicare».
In conclusione, analizzare queste scelte artistiche non ha un intento di censura ma di comprensione delle motivazioni per cui un certo tipo di linguaggio piace ai giovani viene usato nelle canzoni. E di come si possa intervenire per non incorrere in antichi stereotipi, parole, esempi. «C’è un problema – conclude Costantino – di mancanza di educazione all’affettività, in famiglia, nella società. È questo il motivo per cui chiediamo che questo sapere venga inserito all’interno delle scuole, dando opportunità quando si sta in contesto dove non ci sono. L’istituzione scuola dovrebbe servire soprattutto a questo».
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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.
Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.
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