Matrimoni forzati, 650 milioni di ragazze sposate prima dei 18 anni

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Nel mondo circa 230 milioni di ragazze e donne hanno subito mutilazioni genitali femminili, in aumento del 15% rispetto ai dati del 2016. Sono invece 650 milioni le ragazze che si sono sposate prima dei 18 anni. Si tratta delle recenti stime di Unicef, ma i dati ufficiali delineano solo parzialmente le dimensioni del fenomeno. Due fenomeni che non possono lasciare indifferenti perché sono pratiche lesive che violano i diritti fondamentali di milioni di bambine, ragazze e donne in molti Paesi del mondo, Italia compresa.

Le mutilazioni genitali

Con Mgf, secondo la definizione data dall’Oms, si intendono «pratiche di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre alterazioni indotte agli organi genitali femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche». Si tratta di pratiche non dettate dalla religione, né da motivi di salute. Al contrario spesso provocano traumi fisici e psicologici alle bambine che le subiscono.

In base ai dati più recenti, nel nostro Paese vivono circa 87.600 donne che hanno subito mutilazioni genitali femminili, con un numero significativo di casi concentrati nelle comunità di migranti nigeriane, etiopi ed egiziane.

Matrimoni forzati

Non esiste, invece, una definizione ufficiale internazionale di matrimonio precoce o matrimonio forzato. Sul piano regionale il Consiglio d’Europa, attraverso la Convenzione di Istanbul, sovrapponendo di fatto le due pratiche, ha stabilito che il matrimonio forzato è «l’atto intenzionale di costringere un adulto o un bambino a contrarre matrimonio. […] il fatto di attirare intenzionalmente con l’inganno un adulto o un bambino sul territorio di una Parte o di uno Stato diverso da quello in cui risiede, allo scopo di costringerlo a contrarre matrimonio». In generale poi nel matrimonio precoce almeno uno dei due contraenti non ha raggiunto l’età considerata necessaria per esprimere il consenso matrimoniale.

Cosa dice la legge

Le Mgf e i matrimoni precoci e forzati sono riconosciuti come gravi forme di violenza di genere e violazioni dei diritti umani, dei diritti delle donne e dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in numerosi strumenti normativi internazionali, regionali ed europei. In Italia la legge n.7 del 9 gennaio 2006 condanna e punisce le pratiche di mutilazione dei genitali femminili.

Inoltre, allo scopo di prevenire e contrastare le Mgf, la norma prevede la realizzazione di campagne informative rivolte a cittadine e cittadini immigrati dai Paesi in cui sono effettuate le pratiche lesive al momento della concessione del visto, allo scopo di diffondere la conoscenza dei diritti fondamentali della persona e del divieto vigente in Italia delle pratiche di Mgf; la promozione di iniziative di sensibilizzazione; l’organizzazione di corsi di informazione per le donne infibulate in stato di gravidanza, finalizzati ad una corretta preparazione al parto. E ancora la promozione di appositi programmi di aggiornamento per insegnanti delle scuole dell’obbligo, anche avvalendosi di figure di esperienza nel campo della mediazione culturale, per prevenire le Mgf e la promozione presso le strutture sanitarie e i servizi sociali il monitoraggio dei casi pregressi già noti e rilevati localmente.

In Italia esiste poi un Numero Verde (800 300 558), attivo dal 2009, che è possibile chiamare per ricevere segnalazioni sull’effettuazione delle Mgf nel nostro Paese e per fornire informazioni sulle organizzazioni di volontariato e sulle strutture sanitarie che operano presso le comunità straniere in cui tali pratiche possono essere eseguite.

Per quanto riguarda, invece, i matrimoni precoci e forzati, in Italia esiste la legge n. 69 del 2019 (Codice Rosso) che criminalizza la costrizione o l’induzione al matrimonio prevedendo come pena la reclusione da uno a cinque anni. L’Italia si è impegnata a prevenire e contrastare tali pratiche lesive anche nei piani strategici nazionali sulla violenza maschile contro le donne.

L’iniziativa di Action Aid

Si tratta di due fenomeni poco visibili e spesso sommersi, che faticano ad essere riconosciuti dalla società in generale e soprattutto dagli attori che, a vario titolo, entrano in contatto con chi rischia di subire o ha già subito queste pratiche. Per questo motivo è stato presentato a Roma un nuovo modello di prevenzione e intervento contro le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati, un’iniziativa che fa parte del progetto di ActionAid finanziato dalla Commissione europea Join our Chain e che offre un sistema coordinato e innovativo per combattere queste pratiche lesive.

L’elemento di novità risiede nell’importanza di un approccio integrato che coinvolge diverse professionalità e settori, dalla scuola ai servizi sociosanitari, dalle forze dell’ordine alle comunità migranti e alle Community Trainer e mediatrici linguistico-culturali, figure chiave per il lavoro di prevenzione e contrasto alle Mgf e ai matrimoni precoci e forzati.

Un nuovo modello di intervento

Il progetto prevede la creazione di una rete territoriale multi-agenzia e multi-settoriale che, condividendo responsabilità e risorse, è in grado di mantenere alto e costante il livello di attenzione rispetto a casi sospetti o potenziali di queste pratiche. Tre le fasi in cui si articola la catena di intervento: la prima è quella dell’emersione, ovvero il processo attraverso cui si raccolgono segnali di rischio o si viene a conoscenza di un caso e si stabilisce l’eventuale percorso di intervento da attivare; la seconda fase è quella dell’invio, che consiste nella segnalazione di un caso a uno o più attori sul territorio per facilitare l’accesso a servizi di assistenza di base e specialistici; l’ultima è la fase dell’assistenza e protezione, che comprende l’insieme di azioni volte a proteggere e supportare la bambina, ragazza o donna nell’uscita dalla situazione di rischio.

«Nonostante la crescente consapevolezza e le condanne internazionali, queste pratiche continuano a rappresentare una grave violazione dei diritti umani, derivanti da disuguaglianze di genere prodotte da sistemi sociali, culturali e normativi di stampo patriarcale» ha osservato Katia Scannavini, vice segretaria generale di ActionAid Italia, precisando poi: «Questo modello di intervento intende fornire una risposta concreta e coordinata alla lotta contro le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati. Offre conoscenze e strumenti per proteggere i diritti di bambine, ragazze e donne a Roma, valorizzando i saperi e le pratiche delle realtà territoriali attive in diversi ambiti».

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