Capelli bianchi, a chi fanno ancora paura?

I capelli che diventano grigi o bianchi ci fanno ancora paura. Perché non rappresentano solamente un “colore” ma una cultura con tutto il suo carico di stereotipi legati all’ageismo. Un iceberg, di cui i capelli sono solo la punta.

E perché proprio i capelli? Perché iI rapporto che abbiamo con i capelli è intimo, fortemente identitario. Specialmente per noi donne è la comfort zone per eccellenza. Ma è anche il modo in cui manifestiamo la nostra personalità, portiamo avanti le nostre battaglie, esplicitiamo i nostri desideri. Noi SIAMO i nostri capelli.

Quando parte l’alert “invecchiamento”

Nel momento in cui arriva la conta dei primi capelli bianchi il modo in cui ci vediamo o ci sentiamo comincia a vacillare. Parte l’alert “invecchiamento” e noi non siamo pronte né attrezzate per affrontarlo. Perché permeate di una cultura intrisa di pregiudizi rispetto all’invecchiamento (specialmente nelle donne) e che ci sollecita quotidianamente a combattere la perdita della forma fisica, la comparsa delle rughe, i capelli grigi.

Le profonde contraddizioni che ancora oggi viviamo sono messe in luce da “Invecchiare, Cambiare, Accettarsi”, l’articolo sui capelli bianchi apparso nell’ultimo numero del magazine indipendente Dàme, interamente incentrato sul tema dei capelli.

Decidere se accettare o nascondere i capelli grigi o bianchi (che talvolta si palesano anche in giovane età), in quanto elemento significativo della nostra identità, rappresenta quindi una scelta individuale tutt’altro che scontata, e che non va demonizzata né giudicata perché ognuna ha la propria storia (anche questa è inclusione!).

Star bene con l’immagine di sé

Riconosciamo allora il diritto di ciascuna di fissare la propria priorità: cosa mi aiuta a sentirmi bene? Come mi voglio sentire con i miei capelli? Ad esempio, per una donna insicura tenere i capelli grigi potrebbero creare ancor più disagio e senso di inadeguatezza, incidendo in modo negativo sul mindset; mentre a una donna sicura, il fatto di lasciarli grigi, o tingerli o colorarli senza condizionamenti potrebbe contribuire alla sua auto affermazione, incidendo in modo positivo sul suo stato d’animo. O può esserci chi decide di fare dei suoi capelli un’arma strategica perché magari per il suo lavoro o per l’ambiente in cui si muove, quei capelli bianchi le danno quella autorevolezza che cerca.

Qualche piccolo passo lo avevamo fatto, durante la pandemia: il forzato lockdown ci aveva costrette a fare i conti con i nostri capelli e ci aveva regalato allo stesso tempo una certa libertà dai condizionamenti sociali. Tra frustrazioni da ricrescita e voglia di sperimentare, in molte avevano colto l’occasione per decidere di smarcarsi una volta per tutte dalla routine del ritocco (chi per risparmiare tempo o denaro, chi invece per coltivare un nuovo modo di essere e di volersi sentire, per esprimere la propria autenticità).

Nel 2016 quando scrissi l’articolo sul tema “capelli bianchi” per Alley Oop, trattai sostanzialmente l’aspetto stilistico,  ma vale la pena ribadire che nella percezione complessiva di una persona i capelli bianchi o grigi sono solo una delle tantissime variabili, perché oltre ai capelli c’è molto altro, e non è una questione di genere. C’è la personalità, lo stile, la disinvoltura, l’energia che una persona emana.

Tuttavia l’impegno o il desiderio di molte donne nel tenere i capelli grigi o bianchi si scontra con i pregiudizi ancora forti e il peso delle critiche a prescindere.

Bias e stereotipi, anche di genere

Ti tingi? Sei giovane, credibile, sei nel flow. Non ti tingi? Sei vecchia, depressa, hai poche energie o sei in crisi di mezz’età. È’ quanto ha evidenziato l’articolo pubblicato lo scorso anno da The Wall Street Journal raccogliendo testimonianze legate ai capelli grigi o bianchi delle donne sul luogo di lavoro. Mentre al maschile il bias funziona al contrario: Non ti tingi? Giusto, i capelli grigi o bianchi fanno maturo, interessante, credibile.

Questi stereotipi, secondo Louise Pendry, docente alla Exeter University (Uk) che studia il fenomeno dell’ageismo sul luogo di lavoro, si formano nei bambini fin dai primissimi anni di vita. Uno di questi è l’idea che le persone anziane siano incompetenti, e che le donne siano meno competenti degli uomini. Doppio smacco per la donna che invecchia!

Interessante anche constatare che la donna con i capelli bianchi comunemente rappresentata dai media sia sempre una donna affascinante, curata, elegante, ageless, mentre non vi è una genuina rappresentazione delle donne tra i 50-60 anni, ovvero l’età in cui non si è ancora nonne né si è più mamme di primo pelo. Sembra insomma che si faccia fatica a raccontare questa fascia di età, perché schiacciata tra lo stereotipo della giovane ed efficiente e la donna giovanile e senza tempo.

Serve una nuova narrazione della terza età

Se da un lato quindi è doveroso rispettare le scelte individuali, dall’altro è importante riconoscere che è solo combattendo i bias interni ed esterni legati all’aging e al gender che si può finalmente aiutare le donne a guadagnare un rapporto piu sereno ed equilibrato con l’evolvere dell’età, ad ogni età, e tutto ciò che comporta, capelli grigi inclusi.

Cambiare la narrazione del concetto di invecchiamento quindi, e mettere l’accento sulle caratteristiche positive dell’invecchiare. Mostrare la propria età non dovrebbe essere un atto di coraggio, ma un atto di amore per sé e valore per gli altri.

Mentre rifletto sul fatto che entusiasmo, curiosità, leggerezza non abbiano età, vedo scorrere in Tv le immagini di uno spot con tre simpatiche signore anziane che per un attimo tornano bambine scendendo felici e spensierate con i bob sulla neve. E le loro risate dicono tutto. Non vorremmo anche noi sentirci un po’ così?

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