Psicologia, quando manca lo spazio mentale

Continuo a raccogliere testimonianze di persone che accusano di non avere sufficiente spazio mentale per pensare, dedicarsi ad attività creative, elaborare gli avvenimenti della giornata o del periodo. Come se tutto andasse troppo di fretta e fosse eccessivamente condensato.

Nessun vuoto in cui sostare e liberare la mente, nessuna pausa per far sedimentare i pensieri. Momenti quasi assenti per celebrare i traguardi, mancanza di occasioni in cui sperimentare gratitudine. Persone che rinunciano a hobby, momenti di svago o spazi di relax. Come se votassero il tempo guadagnato in tempo investito in quello che potremmo a tutti gli effetti definire: “loop del fare”.

E’ solo una questione di forza di volontà?

Eppure, a uno sguardo più attento, lo scenario è meno immediato di quanto possa sembrare. Non siamo infatti solo di fronte all’incapacità di emanciparsi da questo circolo vizioso. Non è solamente una questione di forza di volontà, auto-imposizione, ricerca sistematica di tempo per sé. Certo, una qualche forma di autodisciplina contribuisce e aiuta, ma non risolve.

Quello che avviene, infatti, è ben più subdolo. Anche quando – in un modo o nell’altro, volontariamente o coercitivamente – si trova del tempo vuoto, dello spazio, del riposo, ci si ritrova comunque incapaci di liberare la mente. Da cosa? Non è questo il punto. La maggior parte delle persone che mi raccontano questa sensazione, mi dicono che è semplicemente piena. I pensieri spesso non sono nemmeno distinti gli uni dagli altri. La sensazione, è più che altro quella di tanto – troppo – in poco spazio. Con la conseguenza che tutto si confonde e si mescola.

Il tempo che serve

Il punto, invece, è che quando si ottiene del tempo vuoto, questo non permetta comunque di sfiatare e liberare i pensieri. Come se non fosse sufficiente. Per durata, non lo è senz’altro. Ma è anche la frequenza che va considerata. Se infatti la mente è così intasata, non è sufficiente mezza giornata di riposo per ritrovare spazio di elaborazione e agilità di ragionamento.

Succede infatti ciò che accade nel traffico, quando avviene un incidente. Si crea congestione, la coda si accumula. Specialmente se ci si trova nelle ore di punta. Da scorrimento lento si finisce così per fermarsi. Intrappolati tra le altre autovetture. Per sbrogliare la coda, non è sufficiente che l’incidente venga risolto e le macchine coinvolte portate via. C’è bisogno di tempo per lasciare fluire tutti i mezzi. Più si accumulano i chilometri, più ci vorrà per liberarsi.

Nuove tutele per noi stessi

Gli ultimi anni sono – e continuano ad essere – intensi. Abbiamo cambiato modo di vivere e lavorare e tutto sembra in accelerazione. Catapultati senza libretto di istruzioni in una realtà che continua ad evolvere e in cui l’unica certezza è che il vecchio non funziona. Ecco allora che dobbiamo trovare nuovi modi per tutelare la nostra mente. Modalità altre per liberarla e mantenere lo spazio nella nostra testa. Che non vuol dire solamente trovare soluzioni che afferiscono ad attività fisica, pratiche di meditazione o passeggiate nel verde.

Questi sono infatti rimedi utili ma non sufficienti. Abbiamo bisogno di guardarci allo specchio e chiederci cosa stiamo perdendo. Spesso, benessere psicologico. Ma non solo. Chi si riconosce in questa sensazione di costante pienezza, sta infatti perdendo molto di più. Sta smarrendo la capacità di essere presente a se stesso o se stessa. Perché è proprio nello spazio vuoto che possiamo compierci.

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