Stress e ansia sono ormai vissuti comuni, trasversalmente diffusi. Si parla però ancora poco di quanto la propria sicurezza economica abbia un peso rispetto ad essi.
Ci sono persone che faticano ad arrivare a fine mese e altre che temono per il futuro dei propri risparmi. Condizioni caratterizzate da aspetti oggettivi, ma anche da elementi soggettivi. Anche quando si parla di stress finanziario, è infatti la percezione del singolo individuo a fare la differenza.

La preoccupazione non dipende (solo) dal conto in banca
A parità di conto in banca e stipendio, dunque, si possono avere diversi livelli di preoccupazione. I fattori che influenzano questo scenario sono molteplici. Sicuramente vi sono quelli contestuali, legati all’inflazione, arrivata a livelli inediti per gli ultimi decenni. Non è un caso che l’indagine 2023 di BrightPlan sul tema evidenzi che tra le principali fonti di stress finanziario vi sia proprio l’elevata inflazione (96%), seguita dal timore di una potenziale recessione (93%), dall’aumento dei tassi di interesse (90%) e dalla volatilità del mercato (89%). A questi elementi, si aggiungono quelli di matrice individuale, correlati alle caratteristiche socio-demografiche della persona. Tra queste, la rete sociale, il background culturale di appartenenza, il genere e l’età.
Anche i cambiamenti di vita – matrimoni, figli, acquisto di una casa – e il grado di conoscenza delle pratiche finanziarie possono giocare un ruolo. Nonché le risorse psicologiche, il livello di benessere mentale percepito e i tratti di personalità.

Le preoccupazioni sui soldi incidono su relazioni, lavoro e benessere psicologico
Il legame è però bidirezionale: sempre secondo l’indagine di BrightPlan, infatti, il 72% delle persone riporta come lo stress finanziario abbia negativamente impattato sulla propria salute psicologica. Mentre il 64% ritiene che esso danneggi le relazioni con amici e familiari. Una recente review di alcuni studi, ha addirittura messo in evidenza il suo legame con la depressione. Le preoccupazioni riguardanti la propria condizione economica non giocano un ruolo solo nella sfera personale, ma anche sul lavoro. Ancora secondo BrightPlan, lo stress finanziario sta infatti influenzando negativamente l’impegno (50%) e la produttività (48%). Si stima che negli Stati Uniti esso costi potenzialmente 200 miliardi di dollari all’anno.

Il ruolo chiave dell’educazione finanziaria
Se dunque è vero che le persone chiedono alle aziende sempre più attenzione al benessere – attraverso iniziative di wellbeing, benefit e attività mirate, spesso slegate da una logica di vantaggio economico – è anche vero che in questo scenario di inflazione e precarietà, la sicurezza data da una retribuzione più alta potrebbe tornare ad avere un ruolo preponderante. Da questo punto di vista, è però possibile pensare anche ad azioni tangenti. Garantire alle proprie persone occasioni di formazione e informazione relative all’educazione finanziaria, ad esempio, potrebbe fare la differenza. Imparare a conoscere come tenere sotto controllo le proprie spese, comprendere meglio sistemi di incentivi e finanziamenti, oppure di investimenti e risparmio, consente di mitigare l’ansia legata alla gestione dei propri soldi. Quest’ultima viene infatti alimentata dall’incertezza e dal non sapere. Se dunque si acquisiscono informazioni e capacità di osservare la propria situazione finanziaria da un punto di vista più centrato e consapevole, i benefici sulla propria psiche saranno conseguenti.

Dopo tutto lo riconosceva Maslow già negli anni 50’: anche i soldi contribuiscono al nostro benessere. L’epoca in cui lo studioso visse è lontana in misura abissale dalla nostra – in primis proprio dal punto di vista finanziario – ma forse, in fondo, l’equazione della felicità da allora poco è cambiata.

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