Per cosa provi gratitudine oggi, che non provavi un anno fa? Mi sono imbattuta in questa domanda grazie a una collega. Sto ancora tentando di rispondere. Sono senz’altro grata per tutto quello che oggi c’è e che mesi fa non esisteva, ma lo sono soprattutto per tutti quegli aspetti che non pensavo potessero rendermi così orgogliosa e fiera. Una retrospettiva che sta portando in superficie traguardi, persone e progetti, restituendomi una piacevole sensazione di benessere.
Non è un caso: la ricerca riconosce alla gratitudine un profondo ruolo nel nostro stare bene. Questa pratica riduce infatti lo stress, promuove il sonno e migliora le relazioni interpersonali. Uno studio ha addirittura mostrato la forte connessione tra l’espressione di gratitudine sul lavoro e l’efficienza, il successo e la produttività. Eppure, il rapporto con la riconoscenza è del tutto particolare e porta con sé due difficoltà: individuarla e, successivamente, esplicitarla. Vediamole nel dettaglio.
La ricerca della gratitudine
Non è semplice individuare ciò per cui si è grati. Il mondo veloce e in costante cambiamento in cui viviamo, fa scorrere ogni traguardo e ogni conquista a una tale rapidità che spesso ci si dimentica di celebrare ciò che di bello avviene o si fa accadere. Ascolto spesso persone che si lamentano che abbia tutto “lo stesso sapore” oppure che accusano il fatto che manchino dei momenti in cui fermarsi e poter fare un bilancio. Un’attività via l’altra, senza soffermarsi davvero su nulla. Ci si dimentica in questo modo di ringraziarsi e di ringraziare, perché nemmeno si nota ciò per cui varrebbe la pena farlo.
In tutto questo agitarsi, esiste una pratica che ci insegna lo stare ed è la Mindfulness. Un allenamento che ci permette di lavorare anche sulla gratitudine, attraverso un esercizio che consente di porre la propria attenzione su ciò che di bello c’è nella propria vita. Si chiama Pratica di apprezzamento delle 10 dita e invita a porre, via via che ci si concentra su ogni singolo dito, l’attenzione su aspetti diversi. Prima su un oggetto che si apprezza perché rende in qualche modo più comoda e confortevole la propria vita, poi qualcosa di bello che si è visto, sentito, mangiato, fatto. E ancora: un piccolo episodio legato alla giornata e così via, fino a “contare” tutte le restanti dita.
L’espressione della gratitudine
La pratica di apprezzamento delle 10 dita è un primo possibile passo per esprimere la propria gratitudine. Consente di prendere nota, anche solo mentalmente, di ciò che si apprezza, degli elementi che concorrono al proprio benessere. Se ne prende consapevolezza e ci si offre l’occasione e il tempo per riconoscerli.
Quando si è in grado di esprimere gratitudine – che sia attraverso questa pratica o un semplice grazie – cresce anche la sensazione di ricchezza e pienezza della propria vita. È come mettere improvvisamente un nuovo paio d’occhiali che consente di vedere ciò che prima si ignorava esistesse. Dichiarare apertamente la propria riconoscenza diventa allora più semplice.
Tuttavia, non è raro sentirsi comunque inibiti nel farlo. Un grazie porta con sé una sorta di cortocircuito: lo si dice poco, ma lo si pretende molto. A questo, si accompagna il fatto che spesso viene percepito come qualcosa riservato alle grandi occasioni. Si ha paura di consumarlo oppure lo si teme perché ci si vergogna. E anche quando si riesce ad utilizzare con spontaneità e regolarità spesso si dimentica di rivolgerlo alla persona più importante: sé stessi o sé stesse. Eppure, il proprio benessere psicologico passa anche e soprattutto da qui.
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