Un luogo, un nome e un volto disegnato: quello delle 106 donne uccise in quanto tali, nel nostro Paese, nel 2021. È l’Atlante dei femminicidi in Italia, una mappatura online dei casi di cronaca apparsi sulla stampa l’anno scorso. Il progetto – finanziato della Regione Emilia-Romagna, cofinanziato dal Comune di Bologna e realizzato dallo Studio Atlantis sui dati raccolti dalla Casa delle donne per non subire violenza di Bologna – insiste sulla necessità, tante volte richiamata e inclusa nella Convenzione di Istanbul, di raccogliere e rendere pubblici numeri e informazioni sui casi di violenza, per facilitare la loro analisi e l’elaborazione di strategie di prevenzione.
L’Atlante dei femminicidi in Italia ha dato una rappresentazione geografica ai decessi pubblicati sulla stampa nel 2021. «Il risultato è la prima piattaforma digitale italiana, su base cartografica, finalizzata ad approfondire la conoscenza, l’analisi e la comunicazione del fenomeno del femminicidio nel nostro Paese. Uno strumento in più per cercare, nello stesso tempo, di sensibilizzare anche l’opinione pubblica su questa tematica», ha commentato Margherita Apone della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna. Secondo l’ultimo report della Casa, nel 2021 il numero complessivo di vittime di femminicidio in Italia è stato di 106, dato in leggero aumento rispetto agli anni precedenti (96 nel 2019 e 102 nel 2020). Essendo la stampa la fonte dei dati, esiste una certa percentuale di sommerso (donne migranti, trans, sex-workers, vittime di tratta e sfruttamento, donne anziane o malate). Ma la violenza contro le donne è trasversale e colpisce tutte, senza distinzioni di appartenenza sociale. L’87% dei femminicidi riscontrati l’anno scorso sui media sono stati commessi da un familiare e nel 50% dei casi si è trattato del partner. Dal 2020 questo tipo di delitto è in aumento, tanto che si potrebbe ipotizzare una relazione diretta con il covid. Quasi la metà delle vittime aveva più di 60 anni, con un considerevole aumento di questa fascia d’età rispetto agli anni precedenti. Almeno il 44% degli assassini aveva in precedenza inflitto violenza fisica contro le donne e il 12% era stato denunciato. La maggioranza dei femminicidi è avvenuta nel nord Italia.
«All’interno dell’Atlante dei femminicidi è possibile eseguire ricerche in base a più parametri, tra cui la relazione con l’assassino, le violenze pregresse, le denunce presentate, l’età e la provenienza di vittima e aggressore, la “causa scatenante” (anche se, per tutti i casi analizzati, il vero e più profondo movente è la condizione stessa di essere donna). Inoltre sono presenti altri dati a livello nazionale e internazionale: articoli di approfondimento, bibliografia e sitografia e i report della Casa delle donne dal 2006 a oggi», ha spiegato Nieves Lòpez dello Studio Atlantis.
Altro punto di forza del progetto è stata la scelta di rappresentare le donne uccise attraverso un’illustrazione frutto di una call for artists, in cui gli illustratori hanno collaborato e donato le loro opere a titolo gratuito. «E poi c’è la volontà di raccontare e contestualizzare le storie di violenza in un modo il più possibile rispettoso, per restituire dignità alla memoria della donna assassinata: per questo è stata dedicata grande attenzione al linguaggio», ha aggiunto Apone. Oltre ai numeri, quindi, piccole schede narrative, scritte con “le giuste parole”, accompagnano la mappa dei femminicidi in Italia.
Tra gli altri partner del progetto figurano anche la Città Metropolitana di Bologna, il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia Romagna, l’Istituto storico Parri, D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza) e la cooperativa Stellaria.
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