Quasi il 50% delle vittime di omicidio nel 2021 è stata uccisa in una relazione di coppia o in famiglia: 139 su 303 (il 45,9 per cento); di questi 39 sono uomini e 100 donne. Inoltre il 58,8% delle donne è vittima di un partner o ex partner. Sono gli ultimi dati pubblicati dall’Istat mentre il Parlamento intende tenere acceso anche in questa legislatura un ‘faro’ sul tema della violenza sulle donne: il Senato ha approvato all’unanimità il Ddl per istituire una commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere: non solo una prosecuzione di attenzione ma anche un suo rafforzamento rispetto alle commissioni monocamerali sul Femminicidio che hanno già lavorato a Palazzo Madama nelle ultime due legislature. Essendo una bicamerale, il testo è passato ora alla Camera dove dal Senato si auspica una rapida approvazione vista la posizione unanime espressa dall’Assemblea con 139 voti a favore e nessun contrario o astenuto.
L’approvazione il 24 novembre è una data non casuale; si è voluto così prendere un impegno concreto dal punto di vista legislativo e istituzionale alla vigilia della Giornata dedicata al contrasto della violenza contro le donne. Per la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, l’approvazione del Senato, “a poche settimane dall’inizio della legislatura, è un segnale di attenzione da parte di tutto il Parlamento, trasversalmente”. Meloni ha parlato al convegno che si è svolto nel pomeriggio a Palazzo Giustiniani sui risultati della commissione Femminicidio della scorsa legislatura al ‘passaggio di testimone’. “Nelle squadre – ha detto Meloni – il testimone si passa a un compagno di strada e a me piace questa immagine. Questa è una di quelle materie sulle quali non c’è differenza, su cui siamo tutti parte della stessa squadra”. Non ci possono essere distinzioni perché il problema è “prevalentemente culturale, del quale vanno indagate e comprese le ragioni, cercando anche di comprendere se le norme che esistono oggi sono adeguate, giuste e applicate nel migliore dei modi”. La presidente del Consiglio ha assicurato che “il Governo italiano c’è e vuole esserci insieme al Parlamento” e poggerà la sua attività “su tre pilastri di azione che sono: prevenzione, protezione e certezza della pena”. La presidente del Consiglio ha ricordato che nella legge di bilancio sono stati rifinanziati i centri antiviolenza e le case rifugio. Ha assicurato l’impegno ad attuare la legge 53/2022 sulla raccolta dei dati statistici, accanto a cui è “fondamentale”, ha ricordato, un quadro “più dettagliato possibile sulle politiche di prevenzione e di contrasto perché ci sono delle criticità”. Sul versante della certezza della pena, ha sottolineato la necessità di potenziare le misure di protezione delle vittime e il ricorso ai braccialetti elettronici. Inoltre attenzione deve essere posta agli aspetti della formazione degli operatori e alle campagne di sensibilizzazione.
Sulla violenza di genere, “sbaglia chi pensa sia questione di donne, è questione di uomini perché tocca agli uomini porre rimedio” ha rimarcato il presidente del Senato Ignazio La Russa, ricordando in Aula che dai “dati diffusi dal ministero dell’Interno, tra l’agosto dello scorso anno e il mese di luglio di quest’anno, su 125 donne assassinate in Italia sono state 108 quelle uccise in un contesto familiare o affettivo: una ogni tre giorni”. La Russa ha rilevato inoltre che “l’omicidio è quasi sempre l’atto finale di una spirale crescente di violenze più varie (fisiche, psicologiche o persino di tipo economico” e che “sono gravissimi i casi di violenza: sono 5.500 l’anno” e “ancora più gravi sono i numeri del sommerso, di quella realtà di paure, silenzi e rassegnazioni che sta venendo a galla grazie anche all’importante contributo offerto dalla Commissione di inchiesta istituita proprio qui in Senato”.
Il presidente della commissione Affari Costituzionali, Alberto Balboni (FdI) e co-relatore sul Ddl ha rimarcato che “quando sono in gioco valori fondamentali della persona umana è bello vedere come le diverse forze politiche riescano a trovare un punto di intesa e quello trovato è il più alto che si potesse raggiungere su questo odioso fenomeno”. E’ toccato alla senatrice Valeria Valente (Pd) presidente della commissione Femminicidio del Senato nella passata legislatura e co-relatrice sul Ddl, riflettere sul perché serva ancora una commissione d’inchiesta e perché “nonostante un patrimonio normativo corposo, avanzato, solido e che anche negli ultimi anni abbiamo continuato a integrare, tante, troppe donne sono colpite dalla violenza, che prende molte forme diverse” e ha rimarcato che “la risposta non può che essere culturale. Siamo immersi in stereotipi e pregiudizi così profondamente radicati in noi stessi che facciamo fatica a riconoscerli, noi come tutti gli operatori della giustizia”. Valente ha ricordato il lavoro svolto dalla Commissione nella passata legislatura, che “ha provato a scandagliare i diversi aspetti della violenza: abbiamo esaminato 100 mila pagine di fascicoli, 2000 fascicoli, fatto 200 audizioni, 117 sedute, 58 uffici presidenza. Abbiamo approvato 13 relazioni e la legge sulle statistiche di genere, fondamentale per avere dati certi sul fenomeno. Soprattutto abbiamo svolto un immane lavoro di dialogo e relazione del mondo che fuori da noi ogni giorno incessantemente lavora per proteggere, accogliere e comprendere le donne: magistratura, avvocatura, polizia, centri antiviolenza, associazioni, psicologi, professionisti della sanità “.
La commissione bicamerale d’inchiesta sarà composta da sedici senatori e altrettanti deputati, durerà per tutta la XIX legislatura e al termine presenterà una relazione finale nella quale sarà illustrata l’attività svolta, le conclusioni di sintesi e le proposte. Tra i compiti della Commissione lo svolgimento di “indagini sulle reali dimensioni, condizioni, qualità e cause del femminicidio”; il monitoraggio della “concreta attuazione” della Convenzione di Istanbul; l’accertamento delle “possibili incongruità e carenze” delle norme vigenti, verificando anche “la possibilità di una rivisitazione sotto il profilo penale della fattispecie riferita alle molestie sessuali” con particolare riferimento ai luoghi di lavoro; l’accertamento anche del “livello di formazione e di attenzione e di capacità d’intervento” di autorità e Pa; la verifica della realizzazione di progetti educativi nelle scuole; l’approfondimento della casistica dal 2016 per meglio “orientare l’azione di prevenzione”; il monitoraggio della “effettiva applicazione” del Piano antiviolenza e delle linee guida per gli ospedali sul soccorso e assistenza alle vittime. Altri aspetti riguardano il monitoraggio delle attività dei centri antiviolenza e dei centri di riabilitazione per uomini maltrattanti e la messa a punto di meccanismi di finanziamento “in modo certo, stabile e costante nel tempo” della rete dei centri antiviolenza e delle case rifugio. Infine la Commissione dovrà proporre “soluzioni di carattere legislativo e amministrativo” per la prevenzione e il contrasto al femminicidio, ad ogni forma di violenza maschile contro le donne e di tutela delle vittime e dei minori coinvolti. Infine si punterà alla redazione di testi unici in materia.
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