Never again: oltre mille professionisti formati contro la doppia violenza  

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Il progetto “Never Again” vincitore di bando europeo e dedicato alla vittimizzazione secondaria, arriva, dopo due anni, alla conclusione. L’obiettivo principale, raggiunto, è stato quello di sensibilizzare e fare formazione su un fenomeno poco conosciuto ma che provoca molta sofferenza alle donne già vittime di violenza. Quando i professionisti (avvocati, magistrati, consulenti tecnici, operatori sanitari, forze della polizia) con i quali vengono in contatto le vittime nel loro percorso di uscita dalla violenza non sono adeguatamente formati, si verifica infatti una nuova violenza nei confronti della donne. Attraverso parole che feriscono, decisioni sbagliate, consulenze fuorvianti, sentenze zeppe di stereotipi.

Bene: “Risultati eccellenti, ma percorso lungo, soprattutto per il processo penale
Avviato il 25 novembre di due anni fa, il progetto è stato portato avanti da un partenariato vario, una rete ampia che ha messo a fattor comune le diverse competenze: oltre al Sole 24 Ore Alley Oop, si contano D.i.Re-Donne in Rete contro la violenza, a cui fanno capo oltre 100 centri anti violenza, Maschile Plurale,  associazione di uomini che si occupa di promuovere una cultura che superi il patriarcato; Prodos, società di europrogettazione guidata da Manuela Marchioni, l’associazione teatrale M.a.s.c. e l’università Vanvitelli, capofila del progetto. Il partenariato – ha commentato  Marchioni – è un punto di forza molto importante del progetto perché mette insieme organizzazioni con background molto differenti con una lunga esperienza sul fenomeno della violenza contro le donne”. Le fa eco Teresa Bene, professoressa di diritto processuale penale all’Università Vanvitelli, recentemente trasferita alla Federico II di Napoli: “Il progetto ha raggiunto risultati eccellenti, in ambito giudiziario, civile penale anche nella comunicazione e ha avuto l’obiettivo principale di fare attività formativa, ma con la novità importante di inserire delle performance teatrali che hanno avuto molto successo. Il fenomeno è molto insidioso, il percorso è ancora lungo e lo è soprattutto in relazione al processo penale”. Elena Biaggioni, avvocata e vicepresidente di D.iRe-Donne in rete contro la violenza, sintetizza il problema: “Quattro sentenze in un anno da parte della Cedu, la Corte europea dei diritti dell’Uomo, dicono cose molte semplici: la violenza maschile sulle donne esiste, esistono gli strumenti per contrastarla e lo Stato non li applica. In modo particolare, tutto ciò espone le donne alla vittimizzazione secondaria e rende i percorsi di uscita dalla violenza molto più difficili di quanto dovrebbero essere. Gli strumenti ci sono e devono essere utilizzati”.

10 workshop in 10 città d’Italia
In particolare, al corso online si sono iscritti 1.172 professionisti e professioniste, oltre 600 sono gli iscritti che appartengono alle forze dell’ordine, categoria che ha mostrato molta attenzione per il progetto. Il corso online, tra l’altro, è stato accreditato dall’Ispettorato delle Scuole della Polizia di Stato come formazione professionale continua. Si sono tenuti, inoltre, 10 workshop in 10 città sparse in tutta Italia con la partecipazione di 164 professioniti. In più, ai tre webinar di approfondimento si sono contati 255 partecipanti.  Il webinar sulla vittimizzazione secondaria in ambito civile è stato accreditato dal Consiglio Nazionale Forense, quello sull’informazione corretta è stato accreditato all’Ordine dei giornalisti.

 Con la performance teatrale tre storie di vittimizzazione secondaria tutte da riscrivere
Il progetto ha avuto uno dei suoi punti di forza nella performance teatrale “Secondo Atto”, scritta e diretta da Giulia Corradi, che è stata realizzata nell’ambito dei 10 workshop multiprofessionali. Gli attori (Silvia ValleraniDavid Mastinu e Martina Zuccarello) hanno messo in scena tre storie di vittimizzazione, invitando poi gli spettatori a dare una seconda chance, riscrivendo assieme le battute per come sarebbero dovute andare senza ferire nuovamente le donne. Solo per Samira la riscrittura non è prevista: lei è morta con 26 coltellate – l’attrice Martina Zuccarello le enumera una ad una cercando gli occhi del pubblico – anche per l’indifferenza di chi le stava intorno. Lo spettacolo è stato presentato nell’ambito del Festival Vicino Lontano il 13 maggio e successivamente in occasione del convegno che si è tenuto l’8 giugno nella Biblioteca Alfredo De Marsico – Castel Capuano a Napoli oltre che al convegno conclusivo sul progetto il 16 novembre scorso nella sede dell’Università Vanvitelli di Caserta. Università che ha raccolto elaborato, tra l’altro, 30 casi studio in ambito penalistico, civilistico e dei media. Nel corso dei due anni di progetto, c’è stata anche una gara, rivolta a giovani registi e videomaker per informare sulla vittimizzazione secondaria. I quattro video finalisti sono stati Unheard – Riflessione intersezionale di Francesca Giunta, video che è risultato poi vincitore, Four in One di Sara Mangialardi; Silenzio di Karin Maltempo e Da non pubblicare- Video 31 di Elisa Pessa e Chezia Zanardini ( https://www.vittimizzazionesecondaria.it/video-contest/).  Unheard – una riflessione intersezionale è stato premiato il 22 ottobre durante la XX edizione di Alice nella Città a Roma.

L’ebook del Sole  sulla doppia violenza nei tribunali, media e servizi sociali
Alley Oop Il Sole 24 Ore, oltre a curare la formazione dei giornalisti e a partecipare agli eventi di divulgazione del progetto, ha prodotto l’e-book #hodettono. Quando la donna è vittima due volte e  15 articoli approfondimento sul tema scritti e pubblicati sul blog multifirma Alley Oop.

Le parole per dirlo, un vademecum sul racconto corrento della violenza
Tra la documentazione prodotta nel corso del progetto, anche le infografiche su come evitare le trappole della vittimizzazione secondaria in tre contesti: informazione, contesto processuale, forze dell’ordine e una guida per i giornalisti sul linguaggio e sulla narrazione dei media nei casi di violenza. “Le parole per dirlo” è  un documento che vuole offrire a quanti si occupano di informazione una sorta di vademecum sul corretto racconto della violenza maschile sulle donne. Vengono evidenziati stereotipi, pregiudizi e schematismi ricorrenti su cui è importante concentrare l’attenzione per poter cambiare la narrazione della violenza, partendo dal contesto culturale.

Del progetto e del bilancio alla sua conclusione ha parlato anche Livia Zancaner, giornalista di Radio 24 e autrice di Alley Oop, nel corso del programma Europa Europa del 20 novembre.

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Il Sole 24 Ore, con Alley Oop, è partner del progetto Never again, che ha come obiettivo quello di contrastare e combattere la vittimizzazione secondaria delle donne colpite dalla violenza.

NEVER AGAIN  è un progetto co-finanziato dal Programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza dell’Unione europea (2014-2020), GA n. 101005539. I contenuti di questo articolo sono di esclusiva responsabilità degli Autori e non riflettono il punto di vista della Commissione europea.

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