C’è soddisfazione per il recente arrivo a Fiumicino di 230 afghani grazie ai corridoi umanitari. Hanno plaudito le istituzioni, i cittadini e le associazioni non governative. Ma, avverte Fondazione Pangea Onlus, che opera a Kabul da 20 anni, tra le prime presenti in Afghanistan già dai primi anni 2000, l’emergenza non è finita.
Lanzoni: “Grazie a chi si è attivato ma la situazione resta complicata”
“Ringraziamo – dichiara Simona Lanzoni, vicepresidente di Pangea Onlus – chi si è attivato per sbloccare questa primo spiraglio di corridoi umanitari. Ma non dimentichiamo che la situazione resta complicata, perché ci sono ancora molte persone nascoste nelle safe hause che non sono riuscite a partire e che restano nella morsa della fame e delle rappresaglie dei talebani. Donne e bambini sono i più colpiti, per questo la partita dei corridoi umanitari non va chiusa: è l’unico modo per portarne in salvo il più possibile. I diritti umani si concretizzano anche con azioni di questo genere. Dare un futuro per loro significa garantire una via di fuga. Ma questo futuro ci preoccupa, per questo ringraziamo tutte le persone che si battono ogni giorno per creare spazi di libertà”.
Pangea ha distribuito cibo a 7000 famiglie in 7 province oltre a Kabul
Pangea dall’agosto scorso, quando è scoppiata l’emergenza con la presa di Kabul da parte dei Talebani, si è occupata dei problemi dei profughi. “Abbiamo distribuito cibo – racconta Lanzoni – a 7000 famiglie in 7 province oltre a Kabul e gestiamo alcune case rifugio a Kabul persone che vanno messe in sicurezza. Ce ne sono almeno un centinaio ancora da salvare ancora ed è per questo che abbiamo bisogno di abbattere i muri che si stanno costruendo intorno all’Europa”.
Tra i 230 profughi arrivati nello scalo romano ci sono anche 21 persone, donne, uomini e bambini, che da fine agosto erano nascoste e protette nelle safe house di Pangea a Kabul e che ora sono finalmente al sicuro in Italia. “Abbiamo lavorato duramente – commenta l’associazione – per permettere questo spiraglio di corridoio umanitario, non è stato facile ma Pangea li ha seguiti per tutto questo tempo, accompagnandoli lungo l’intero percorso fino alla frontiera”.
Il protocollo d’intesa delle associaizoni con lo Stato alla base dell’arrivo degli afghani
E’ stato possibile arrivare alla soluzione di oggi grazie al protocollo di intesa con lo Stato italiano, firmato il 4 novembre 2021 da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Tavola Valdese, Arci, Caritas Italiana, Iom, Inmp e Unhcr. L’accordo prevede in totale 1.200 arrivi, tutti a carico delle organizzazioni umanitarie coinvolte.
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