Stupro sottovalutato: meno del 40% delle donne cerca aiuto, pochi dati


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Le violenze sessuali di Capodanno a Milano sono tra gli ultimi emblematici episodi: il segno di un problema che non accenna a essere risolto. I dati lo confermano: una donna su tre, secondo l’Oms, nel mondo subisce violenza fisica o sessuale, da parte di un partner o di uno sconosciuto. Numeri che sono rimasti perlopiù immutati nell’ultimo decennio. Sullo stupro, in particolare, è difficile ottenere statistiche realistiche e confrontabili, visto che la maggior parte delle vittime di violenza sessuale sceglie, per paura, imbarazzo, sensi di colpa, di non denunciare. Il 2021 si è chiuso in Italia con una lunga sfilza di femminicidi, una vittima ogni circa 72 ore. Le donne sono uccise prevalentemente in ambito familiare (100 su 112), molte, come emerge dal report sugli omicidi volontari della Polizia criminale, per mano del partner o dell’ex partner.

L’anno nuovo, poi, si è aperto con un’altra tragica notizia: Davide Paitoni ha ucciso il figlio Daniele, sette anni. e ha accoltellato la moglie da cui si stava separando. Era già stato denunciato più volte per lesioni, oltre al fatto che stava scontando una pena ai domiciliari per tentato omicidio nei confonti di un ex collega. Una storia che è emblema del fallimento delle istituzioni, che dovrebbero prendersi cura e proteggere le persone già vittime di violenza. Ancora una volta il sistema ha fallito, come nel caso del piccolo Federico Barakat, ucciso dal padre durante un incontro protetto nonostante la strenua opposizione della madre, Antonella Penati, ai rapporti del figlio col padre violento. Il quadro non accenna dunque a migliorare e a chi dice che la maggior parte delle vittime di reati violenti è costituita da uomini vogliamo ricordare che sono per lo più uomini uccisi da altri uomini, molto spesso in contesti di criminalità. Al contrario, la gran parte delle donne viene uccisa in ambito familiare, per mano di uomini, per la maggior parte partner o ex partner. Ed è per questo che sono morti legate a questioni di genere, al fatto che le donne vengano uccise per il loro ruolo, per il fatto di essere donne.

L’Italia ha una buona cornice legislativa, il problema è l’applicazione

Nel 2021 lo stupro, come emerge dal rapporto riportato da World Population Review, è emerso come un problema globale proprio per la difficoltà della donna a denunciare, per paura, imbarazzo, vergogna, rappresaglie da parte dello stupratore, o paura per come reagirà anche la stessa famiglia d’origine della vittima. In molti Paesi non ci sono leggi sufficienti, ad esempio non è riconosciuto stupro quello avvenuto tra i coniugi o non tutti gli atti sessuali non consenzienti sono considerati come tali. L’Italia ha un buon impianto normativo e di recente la Cassazione ha stabilito che anche un bacio non consensuale tra coniugi può essere considerato un gesto violento. Anche se è recente il caso della pm di Benevento che negli atti di un processo ha scritto come a volte l’uomo debba “vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane , tende a esercitare quando un marito tenta un approccio sessuale”. Insomma, se le leggi ci sono, la mentalità patriarcale, anche di chi le applica, è dura a migliorare visto che fino al 1996 lo stupro era un delitto contro la morale e non contro la persona.

Per Veltri, presidente di D.i.Re, occorre fare della prevenzione una priorità politica

Avere un quadro realistico della diffusione globale degli stupri è molto difficile, sia perchéspiega Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – le donne non sempre denunciano queste violenze, e dunque per stimarne la pervasività occorrono indagini a campione condotte da istituti di statistica su cui pochi governi investono, sia perché i dati forniti dai diversi paesi provengono da fonti diverse e dunque non sono comparabili”. La Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel 2013, “è a tutt’oggi lo strumento internazionale specifico più avanzato che abbiamo per prevenire e contrastare la violenza maschile contro le donne: è una convenzione del Consiglio d’Europa, dunque si applica a un numero limitato di Stati, ma sappiamo che c’è interesse anche da parte di Paesi di altre aree geografiche per prenderla a modello, nonostante sia contestata in alcuni Paesi che l’hanno firmata, a cominciare dalla Turchia, che è uscita dal trattato, e dalla Polonia”. Per contrastare lo stupro, “come qualsiasi forma di violenza, occorre promuovere attivamente i diritti delle donne e l’uguaglianza tra i sessi. Su questo fronte il movimento delle donne è attivo in tutti i Paesi, anche se incontra resistenze e ostacoli. Quello che ci vorrebbe, ma che stentiamo a vedere, in Italia e nel mondo, sono Governi che facciano della prevenzione e del contrasto della violenza maschile contro le donne una vera priorità politica e istituzionale”

Meno del 40% delle donne vittima di stupro cerca aiuto, meno del 10% cerca le forze dell’ordine

Qualunque sia la ragione del silenzio di una vittima, l’effetto è che lo stupro viene gravemente sottovalutato. Nella maggior parte dei Paesi con dati disponibili sullo stupro (compresi gli Stati Uniti), meno del 40% di queste donne cerca aiuto e meno del 10% cerca assistenza dalle forze dell’ordine. Di conseguenza, la maggior parte degli stupratori sfugge alla punizione. Negli Stati Uniti, ad esempio, si stima che solo il 9% degli stupratori sia perseguito e solo il 3% trascorra del tempo in prigione. Il 97% degli stupratori cammina libero.

A livello legale la definizione di stupro varia molto, per questo statistiche difficili

Un’altra difficoltà che emerge quando si compilano statistiche globali sullo stupro riguarda la definizione legale della fattispecie, che può variare da un Paese all’altro. Alcuni Paesi considerano qualsiasi atto sessuale non consensuale come stupro. Altri classificano un’aggressione sessuale come stupro solo quando supera una certa soglia di violenza. Alcuni Paesi riconoscono lo stupro coniugale, altri no. Alcuni Paesi contano qualsiasi segnalazione di stupro. Nonostante queste differenze nei metodi di registrazione e segnalazione, i dati chiariscono comunque che lo stupro è un problema importante in tutto il mondo.

A volte la statistica inganna, nei Paesi che fanno un buon lavoro emergono più stupri

Le statistiche sono significative per capire la portata del fenomeno, ma nel caso di stupro, a volte possono essere anche fuorvianti. Ad esempio, i Paesi che intensificano i loro sforzi per prevenire lo stupro possono vedere un aumento degli stupri segnalati piuttosto che una diminuzione, ma questo non è necessariamente un male. La chiave è esaminare la causa dell’aumento dei numeri. Può, ad esempio, verificarsi che una nuova e più ampia definizione di stupro consenta a più crimini legati al sesso di essere classificati come stupro. Può darsi che i tipi di stupro che in precedenza non sono stati rintracciati (come maschio su maschio o stupro tra uno sposo e la sua promessa sposa) vengano ora contati. Può anche darsi che il sistema legale stia migliorando nel catturare e punire gli stupratori e/o la società stia facendo un lavoro migliore nel sostenere le vittime di stupro, quindi quelle vittime hanno maggiori probabilità di farsi avanti e denunciare lo stupro in primo luogo. Ad esempio si pensi al tasso di stupri apparentemente sovradimensionato della Svezia. Durante gli anni 2013-2017, la Svezia ha registrato una media di 64 stupri segnalati ogni 100.000 abitanti, un tasso che è il più alto d’Europa. Tuttavia, quando i dati sono stati esaminati, si è chiarito che gli alti numeri della Svezia sono stati alimentati in gran parte dalla più ampia definizione svedese di stupro e da regole di denuncia più inclusive rispetto ad altri Paesi europei. Quando i dati sono stati ricalcolati utilizzando le linee guida più ristrette della Germania, ad esempio, la media degli stupri segnalati in Svezia per 100.000 persone è scesa da 64 a 15, con una diminuzione del 326,7 per cento. E questo dimostra l’enorme impatto delle differenti definizioni legali anche dello stupro in due Paesi europei.  Fatte queste premesse, e considerata la problematicità di confrontare le statistiche, nel 2021 i 10 Paesi con i più alti casi di stupro sono: Botswana (92,93), Australia (91,92);  Lesotho (82,6), Sudafrica  (72.10), Bermuda (67,29), Svezia (63.54), Suriname (45.21), Costa Rica (36,70), Nicaragua (31,60) e Grenada (30,63)

Negli Usa uno stupro ogni 1-2 minuti

Negli Usa, in particolare, la frequenza dello stupro varia da Stato a Stato, in media si raggiunge uno ogni 1-2 minuti. Le donne di età compresa tra 16 e 19 anni hanno quattro volte di probabilità in più rispetto alla popolazione generale di essere vittime di stupro o violenza sessuale. Il 94% delle donne che vengono violentate sperimenta sintomi di disturbo da stress post-traumatico durante le due settimane successive allo stupro. Il 30% di questi casi dura almeno nove mesi. Il 33% delle donne che vengono violentate contemplano il suicidio. Un’alta percentuale di vittime di stupro sperimenta problemi professionali e / o emotivi a seguito del crimine subito. Mentre la maggior parte delle vittime di violenza sessuale sono donne (82% dei giovani e 90% degli adulti), i maschi di tutto il mondo subiscono anche molestie sessuali, aggressioni sessuali e stupri ogni giorno. Le persone transgender e le persone con disabilità, infine, hanno il doppio delle probabilità di essere vittime di violenza sessuale o stupro.

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