In Rai niente più dibattiti senza donne

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Convegni, dibattiti, trasmissioni radio-televisive dove sono solo uomini a parlare equivalgono a un racconto fuorviante della società. La Rai ha deciso di partecipare al cambiamento e di aderire al memorandum d’Intesa “No Women No Panel – Senza donne non se ne parla” per una rappresentazione paritaria ed equilibrata nelle attività di comunicazione.

L’annuncio sarà fatto oggi in diretta streaming. Anche per la televisione di Stato è arrivato il momento di affrontare un tema ormai comune per tutti gli organizzatori di convegni, confronti, festival: una corretta rappresentanza delle competenze e delle esperienze nei panel, che tenga conto anche della diversità di genere. “La parità di genere è una questione sempre più centrale per la Rai, come per il Paese. L’Italia è al 14esimo posto in Europa per uguaglianza di genere. Solo il 22,3% degli esperti nei programmi Rai è femmina. Ed è qui allora che si deve agire” si legge nel comunicato.

L’iniziativa “No Women No Panel”, partita dalla Commissione europea, è stata fatta propria un anno fa da Rai Radio1. Hanno poi aderito istituzioni e organizzazioni di tutta Italia, ricevendo anche l’adesione del Capo dello Stato. Ne è nato il Memorandum di Intesa che impegna l’azienda media e gli altri organismi firmatari a inserire in maniera quanto più possibile paritaria presenze femminili e maschili nei dibattiti.

Oggi alle 16, nella sede Rai di Viale Mazzini, Sala degli Arazzi, alla presenza della ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, la presidente della Rai Marinella Soldi firmerà il memorandum, insieme ai rappresentanti delle istituzioni coinvolte nella stesura del documento: Tiziano Treu, presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro; Antonio Parenti, capo della rappresentanza in Italia della Commissione Europea; Michele Emiliano, vice presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome; Michele De Pascale, presidente Unione delle Province Italiane; Maria Terranova, vice presidente Associazione Nazionale Comuni Italiani; Antonella Polimeni, rettrice dell’università Sapienza di Roma per la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane; Sveva Avveduto, dirigente di ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche; Roberto Antonelli, presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

La parità di genere, nonostante la tutela costituzionale e le disposizioni di legge emanate negli anni, nei fatti resta ancora inattuata in particolare per quel che riguarda l’uguaglianza retributiva e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro” afferma il presidente del Cnel Tiziano Treu, che aggiunge: “Un evidente segnale del ritardo con cui in Italia si è cominciato a ragionare seriamente sugli impatti negativi, che derivano dalla scarsa rappresentanza delle donne, risiede anche nella carenza di infrastrutture sociali, come asili nido o strumenti di cura delle persone anziane o disabili, che potrebbero supportare l’occupazione femminile”. Un dato, aggiunge, “confermato dalla consultazione pubblica svolta dal Cnel nel 2021 a cui hanno partecipato oltre 28mila persone, di cui oltre il 60% giovani”.

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