Football americano, Carl Nassib è il primo giocatore a fare coming out

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Il primo. Nel 2021. Se pensate che la Nfl esiste dal 1920, vi potete rendere conto di come il mondo del football americano abbia chiuso le porte ( o gli occhi) davanti alle comunità Lgbtq+ per tantissimi anni. Perché diciamoci la verità, amo questo sport con tutto il cuore, mi ha dato tanto, continua ad alimentare il fuoco che ho dentro, però è anche pieno di stereotipi ed è impregnato di quella mascolinità tossica che non fa bene a nessuno.

Il primo, dicevamo, è Carl Nassib, classe 1993, difensore dei Las Vegas Raiders. Ha giocato a football al college per i Penn State Nittany Lions, guadagnando il riconoscimento di All-American da senior nel 2015. Nassib è stato scelto dai Cleveland Browns nel terzo giro del Draft Nfl 2016 e ha anche giocato per i Tampa Bay Buccaneers. Ora, nel 2021, Nassib è diventato il primo giocatore attivo della NFL a dichiararsi pubblicamente gay.

Per fortuna da qualche anno la Nfl ha fatto dei passi avanti schierandosi dalla parte delle comunità Lgbtq+ e grazie a Samantha Rapoport, la director of football development, diversity, equity and inclusion della NFL, alcune cose sono cambiate.

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Samantha ha aperto le porte della Nfl alle donne, reclutando le esperte del settore e questo si è tradotto anche nell’ inclusione delle persone Lgbtq+. Una delle coach scelte da Sam infatti è Katie Sowers, la prima allenatrice Nfl che si è dichiarata lesbica apertamente. Katie allena il reparto ricevitori dei San Francisco 49ERS ed è sempre stata supportata dal suo team, ma qualche anno prima, nel 2009 al colloquio per una posizione da allenatrice al Goshen College le era stato detto: “Sei Lesbica? Allora ci dispiace non possiamo assumerti”.

La Nfl tenta quindi di dare l’esempio e anche Carl Nassib, ha accompagnato il suo coming out con una donazione da 100 mila dollari al Trevor Project, un’associazione che lotta per prevenire i suicidi tra i giovani Lgbtq+. Il 28enne, che è alla sua sesta stagione nella Nfl e alla seconda nei Las Vegas Raiders, vuole diventare un punto di riferimento per chi nello sport si sente emarginato: «Penso che la rappresentanza e la visibilità siano molto importanti», dice Nassib, che aggiunge: «Sarò sempre pronto a schierarmi con la coraggiosa comunità Lgbtq+, per combattere per l’uguaglianza e l’inclusione».

I modelli sono fondamentali, ma l’impegno di tutte le società sportive, professionistiche e non, è necessario affinché tutti quelli che ne fanno parte possano sentirsi liberi di essere loro stessi. Il football americano femminile sia in Usa sia in Italia, è diventato un luogo molto inclusivo dove qualsiasi sia la tua forma, colore o orientamento sessuale puoi semplicemente essere te stesso, sentirti apprezzato per tutte le caratteristiche per cui ti hanno sempre preso in giro. Accettarsi è difficile ed esser accettati lo è ancora di più, ma lo sport, può diventare un luogo di inclusione e aggregazione eccezionale.

Ho chiesto ad una mia compagna di squadra lesbica, che rimarrà anonima, se si fosse mai sentita discriminata all’interno della nostra squadra o nel contesto del football femminile in Italia. Mi ha risposto: “Se non fosse stato per le ragazze del football non avrei mai accettato di essere gay. Mi hanno proprio accolta senza distinzione e non me l’hanno mai fatto pesare. Se non avessi giocato a football non l’avrei presa così e anche se i miei genitori non lo sanno e non lo accetterebbero mai, l’importante è accettarsi da soli, prima di tutto”.

Ecco, forse gli uomini di questo sport dovrebbero prendere esempio da noi. Troppe volte ho sentito sui campi da football i ragazzi usare le parole “frocio” o “ricchione” per insultare i compagni di squadra. Troppe volte, sui social, noi donne che giochiamo a football siamo state dipinte da altri uomini come “delle cicciottelle lesbiche di m**** che pascolano in campo”. Per fortuna la FIDAF (Federazione Italiana di Football Americano) è sempre più severa con questi comportamenti di cyberbullismo omofobo, e infatti dopo questi commenti circolati sui social, ha distribuito multe salatissime e giornate di squalifica a tutti gli haters.

Questo odio per l’altro, presente da sempre in un contesto come lo sport che dovrebbe essere solo favorevole alla crescita personale, dovrebbe essere bandito. Il disegno di legge Zan ha proprio questo obiettivo e prevede l’inasprimento delle pene contro i crimini e le discriminazioni contro omosessuali, transessuali, la community Lgbtq+ le donne e i disabili. Credo fermamente che il Ddl Zan sia necessario in tutti gli ambiti, specialmente nello sport, perché Carl Nassib ha dovuto nascondere una parte di sé tutta la vita e tantissimi altri ragazzi e ragazze come lui si sono sentiti emarginati e sbagliati.

Nessuno dovrebbe sentirsi così e dobbiamo fare tutti la nostra parte perché questo non accada più. Carl nel suo video su Instagram ormai virale ha detto: «Ciao a tutti, volevo solo prendermi un momento per annunciarvi che sono gay. Mi auguro che un giorno gesti come questo non siano più necessari. Fino ad allora farò la mia parte»

Non dovrebbe più esserci scalpore nel condividere col mondo la propria essenza e spero con tutto il cuore che questo video possa trasmettere coraggio a chi come lui, si sia dovuto nascondere per anni. Non c’è niente che non va nell’essere noi stessi, in tutto e per tutto, grazie Carl per avercelo ricordato.

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  • Gloria |

    Le persone oneste, umili, disponibili,di cultura,nella sua accezione più ampia , già di per sè sono oggetto di violenza soprattutto psicologica ci si figuri per quelle lgbtq.Molti passi avanti sono stati fatti, ma la realtà di inclusione e di accettazione sia individuale che sociale appare ancora lontana.Oggi si assiste a forme estreme di pubblicizzazione o all’opposto al nascondere la propria identità sessuale o ancora a vivere una doppia vita.Tutto parte da lì, dalla mancanza di educazione alla diversità,all’etereogenità vissuta come un pericolo e una minaccia

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