Nei primi tempi della BBC, alle donne non era permesso essere annunciatrici o lettrici di notizie. Per ascoltare la prima voce femminile di un’inviata bisognerà aspettare Audrey Russell nel 1944. Ancora negli anni ’80, le corrispondenti di alto profilo della National Public Radio americana, Linda Wertheimer, Nina Totenberg e Cokie Roberts, venivano soprannominate “la Troika di Falloppio” dai colleghi maschi. Nel 2017 l’Economist notava come negli anni del boom dei podcast in Gran Bretagna, 58 dei 100 migliori podcast erano realizzati da uomini, rispetto ai 12 realizzati da donne. E prosegue citando Manoush Zomorodi, conduttore del podcast tecnologico “Note to Self”, secondo cui “ascoltare podcast femminili è in realtà un atto femminista, che tu lo voglia o no“. Inoltre le donne sembrano avere un talento particolare per il podcasting, sempre secondo l’Economist, che afferma: “le donne realizzano podcast intelligenti, colloquiali, emotivamente onesti”.
Nell’ultimo periodo anche qui in Italia stanno finalmente esplodendo i numeri del podcasting: accessibili ovunque, scaricabili e archiviabili per l’ascolto offline, i podcast hanno registrato un netto aumento, sia come quantità di ascoltatori che nel numero di creatori di contenuti. Sono quasi 14 milioni gli italiani che hanno ascoltato almeno un podcast nel 2020, 15% in più rispetto al 2019. Complice il lockdown del 2020, quando tutte le abitudini digitali sono aumentate esponenzialmente, in Italia si è delineata una tendenza che poi è stata si è consolidata nel comportamento quotidiano. Alla luce di queste premesse, vale la pena dunque chiedersi: quali sono le voci femminili che si distinguono nell’universo podcast italiano, e di che cosa parlano?
Su tutti va sicuramente citato “Morgana”, il podcast realizzato per storielibere.fm da Michela Murgia e Chiara Tagliaferri, diventato anche un libro edito da Mondadori. Nato per raccontare storie di donne che superano certi stereotipi legati al femminile, oggi con lo spin-off “Sono io l’uomo ricco” si è ulteriormente evoluto, grazie alla collaborazione con buddybank, per sfatare un altro grande pregiudizio, quello legato al successo e alle capacità finanziarie delle donne. Morgana è una galleria di ritratti piena di sfaccettature, che attraversa il passato e il presente.
“Donne del futuro” è invece il podcast del Sole 24 Ore a cura di Maria Latella: una serie di interviste realizzate a imprenditrici e manager under 40. Conversazioni che si muovono tra carriera e vita privata, tra errori e soddisfazioni. Scopriamo ad esempio la storia di Virginia Stagni, 28 anni, bolognese, che dalla Bocconi è arrivata a Londra per frequentare un master, e qui ha conquistato il Financial Times diventando la più giovane manager nella storia del quotidiano della City. Oppure Fjona Cakalli, nata in Albania nel 1987, in Italia dall’età di 4 anni. Appassionata di videogiochi, ne ha fatto una professione diventando imprenditrice con Tech Princess.
Parlare di donne affrontando il tema delle professioni non convenzionali (o meglio: non stereotipate), porta necessariamente a parlare anche di sport. E lo fa Gaia Brunelli con “Donne in campo”, in cui racconta le imprese, i sogni, la passione, di quelle atlete che con determinazione contribuiscono ad abbattere stereotipi e pregiudizi in ambito sportivo. Per un totale di dieci episodi, cinque delle donne raccontate hanno già realizzato grandi traguardi, le altre cinque sono ancora alla ricerca del loro più grande successo. Gaia Brunelli le racconta con la passione della telecronista, facendo rivivere tutta l’emozione di quell’azione che ha cambiato l’esito della partita, dello slancio che ha portato a tagliare il traguardo, dell’affondo che si è trasformato in colpo perfetto.
Ma nell’universo podcast incontriamo anche voci meno convenzionali, che non siamo abituati ad ascoltare parlare: come Francesca Michielin, che ha lanciato “Maschiacci”, un podcast che in poche settimane è balzato al secondo posto tra quelli di tendenza su Spotify e al terzo nella classifica Apple Podcast. Michielin si interroga sulla parità di genere, sulle ragioni per cui lottano oggi le donne, sul motivo per cui ancora si deve parlare di femminismo. E lo fa conversando con ospiti come Matilda De Angelis, o la giornalista e attivista Carlotta Vagnoli, o l’amministratrice delegata di Coop Italia, Maura Latini.
Tra i podcast narrativi, spicca il lavoro di Roberta Lippi, con “Soli”, prodotto da storielibere.fm. Racconta le storie dei bambini che sono stati portati dai loro genitori nelle comuni di Osho tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Lippi ha raccolto testimonianze dirette dalle voci di quei bambini diventati adulti e ha ricostruito, con la meticolosità della giornalista e la passione autorale, una storia fatta di libertà, anticonformismo, ma anche confusione, solitudine, sofferenza. Realizzato tra il 2019 e il 2020, il 21 aprile vedrà la conclusione con una puntata speciale: l’autrice è stata contattata dal “bambino prediletto” desideroso di raccontare la propria versione della storia. C’è quindi tempo per mettersi in pari e concludere in bellezza con questo speciale, e per chi si innamorerà della voce narrativa di Lippi, è in arrivo a maggio una nuova serie: “Love bombing”, sulla manipolazione mentale ed emotiva.
Un’altra affabulatrice, che si dedica però alla divulgazione scientifica, è Gabriella Greison. Fisica, scrittrice, drammaturga e attrice teatrale, ha all’attivo diversi podcast, tra cui “Il cantico dei quanti”, dove riesce a rendere la fisica quantistica accessibile e chiara. Ogni episodio è dedicato a un argomento specifico e a una delle grandi menti che appartengono a questa disciplina scientifica, e si snoda tra biografia e nozioni, con un racconto appassionato e suggestivo.
Uscendo dai sentieri della scienza, arricchiamo questo mosaico con un tassello di spiritualità e un’autrice che per alcuni suonerà inaspettata in questa veste: Paola Maugeri. Oltre a essere una delle maggiori giornaliste musicali italiane, Maugeri negli ultimi anni si è distinta per il suo impegno a favore dell’ambiente e di uno stile di vita sano e consapevole. Vegetariana, buddista, pratica la meditazione e sintetizza la sua visione della vita nel podcast “PM Confidential”. Sono 50 gli episodi pubblicati a oggi, ultimamente arricchiti da interviste a musicisti, una bella isola di serenità per ritrovare incoraggiamento, equilibrio, autostima.
E a proposito di presa di coscienza, negli ultimi anni sono state forti le voci che hanno richiesto di cambiare la narrazione su un tema che riguarda da vicino le donne: la maternità. Sono molte le istanze da indagare e rovesciare per liberare le donne dal peso di una certa concezione di maternità, e se ne può trovare un sunto anche solo scorrendo l’indice del podcast “L’ora della mamma” di Natalia Levinte. Non fatevi ingannare dal titolo e dalla grafica del palinsesto, non si tratta di un programma per casalinghe perfette uscite dagli anni 50. Levinte in realtà ha la curiosità e la freschezza che renderebbero queste interviste fruibili anche per quel tipo di madre, che si troverebbe così a mettere in discussione gli assunti su cui si basa la sua maternità, ascoltando le parole dei filosofi Maura Gancitano e Lorenzo Gasparrini, delle scrittrici Flavia Gasperetti e Silvia Avallone, ma anche di dottoresse e psicoterapeute.
Infine, si può concludere questa carrellata con uno sguardo all’estero, per tornare al punto di partenza. Tra i tanti prodotti di qualità che si possono ascoltare nel mondo dei podcast anglofoni, segnaliamo Katy Leeson, l’amministratrice delegata di Social Chain, autrice di “I Shouldn’t Say This, But”. Un’esplorazione del percorso di Leeson come top manager, in cui si affrontano temi quali la sindrome dell’impostore, i sensi di colpa che si insinuano nelle donne in posizioni di potere, la ricerca di una propria leadership al di fuori dei modelli conosciuti. Su Twitter, qualche mese fa, Leeson scriveva: “Dobbiamo smettere di rendere affascinante il superlavoro. La mancanza di sonno, di un’alimentazione sana, di relax e di tempo da spendere con amici e famiglia non è qualcosa da applaudire. Troppe persone mostrano il proprio burnout come una medaglia d’onore. E questo modo di pensare va cambiato”. Voci non solo da sentire, ma da ascoltare.
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