Come può una ragazza che frequenta le scuole secondarie immaginarsi il mondo del lavoro e mettersi alla prova con un progetto di business reale, combattendo il senso di inadeguatezza, troppo spesso provato, di fronte a materie scientifiche?
E’ proprio cercando la risposta a questa domanda che sette anni fa è nato Girls Code it Better, il programma rivolto a scuole, istituzioni e imprese per ridurre le disparità di genere in ambito STEM e agire in modo concreto per lo sviluppo del Paese abbattendo i pregiudizi e generando nuove possibilità per le imprenditrici del domani.
Da sette anni il progetto coinvolge le studentesse di tutta Italia favorendo la scoperta di strumenti e conoscenze in ambito tecnico e creando occasioni per esercitare il pensiero critico nella risoluzione di problemi pratici, attraverso il lavoro in gruppo.
Al centro del progetto vi è una grande sinergia tra scuole, istituzioni, aziende e professionisti del territorio, che insieme dialogano, condividono e lavorano per offrire delle opportunità concrete alle professioniste del domani.
Costanza Turrini, ideatrice del progetto, ci racconta la nascita di Girls Code it Better e di come, negli anni, si sia ampliato nel suo raggio d’azione, numero di ragazze e scuole raggiunte, progetti conclusi e soprattutto come abbia agito su un cambio di mindset e di percezione nelle ragazze che hanno frequentato questi laboratori.
Ma qual è l’esperienza offerta dal progetto?
Una vera e propria simulazione di situazioni lavorative in un’età, quella scolare, in cui non si ha ancora il minimo contatto con quello che sarà un possibile futuro professionale, ma in cui si muovono i primi passi per una scelta in quell’ambito. Le studentesse possono così mettersi alla prova con progetti concreti, che stimolano la creatività e la capacità di team working e di business planning e lo sviluppare familiarità con materie tecniche, lavora anche all’autostima e alla presa di coscienza che non ci sono ambiti “impossibili” o non “adatti alle ragazze”.
Una ricerca condotta da Michela Carlana (Harvard University e LEAP-Università Bocconi) e Margherita Fort (Università di Bologna) mette in evidenza come partecipare al programma Girls Code it Better, aumenti la probabilità di voler diventare una programmatrice di circa 10 punti percentuali rispetto al non vivere questa esperienza.
Su un campione di circa 4,300 studenti in 16 scuole secondarie di I grado partecipanti al progetto nell’a.s.2018-19, 348 studentesse avevano fatto domanda per la prima volta per partecipare a Girls Code it Better nell’autunno 2018 e, dati i vincoli numerici per l’organizzazione del progetto, tra queste 257 sono state selezionate in maniera casuale per partecipare ai clubs e 91 sono state escluse (gruppo di controllo).
Il 53% delle ragazze intervistate sostiene che il proprio genere rappresenti una barriera a perseguire il desiderato percorso di formazione, con un picco che raggiunge il 65% per le ragazze che avevano fatto domanda a Girls Code it Better e quindi con un interesse più elevato alle materie STEM; tra i ragazzi, la frazione di chi ha questa opinione scende al 41%. Sfruttando il disegno di valutazione causale, i risultati preliminari della ricerca suggeriscono che la percezione di queste barriere può essere ridotta di 14 punti percentuali circa.
L’effetto su aspirazioni e percezione delle barriere legate agli stereotipi di genere sembra indicare che il progetto Girls Code it Better potrà avere un impatto sostanziale nell’influenzare scelte di istruzione ed occupazione delle ragazze che vi partecipano. Un primo passo nella direzione giusta per avere più donne in STEM. I temi affrontati nei laboratori sono dei problemi autentici, concreti, che le studentesse devono sentire propri.
Tra i tanti Club (si chiamano così i gruppi di lavoro che vivono l’esperienza Girls Code it Better), il Club IC Carpi2 di Modena, ad esempio, sta lavorando sulle strategie per migliorare l’eco-sostenibilità della scuola, sia in termini di best practice che di comunicazione, attraverso la programmazione di animazioni interattive e la realizzazione di un sito con documentazione audio-video da condividere con tutti gli studenti della scuola. Il Club Comune di Arzignano ha lavorato con realtà aumentata, programmazione e modellazione 3D per creare oggetti virtuali interattivi utili alla presentazione del lavoro di donne contemporanee con ruoli di rilievo nell’area tecnologica.
Ancora, il Club Liceo Sabin di Bologna si è concentrato sulla ricerca di soluzioni che permettano di migliorare il benessere scolastico individuando come prodotti utili e realizzando una bacheca analogica di reciproco aiuto tra studenti, un’app per organizzare meglio le assemblee di istituto e un servizio di scambio appunti e materiale scolastico mentre il Club Liceo Gioia di Piacenza, per favorire il benessere scolastico, ha realizzato un sito web che funge da piattaforma per radunare gli studenti sulla base dei loro interessi, dando così una risposta alla noia di questo periodo e all’isolamento.
Progetti concreti e che aprono una porta fondamentale. Perché è importante cogliere l’opportunità di mostrare alle ragazze le possibilità che il futuro potrebbe riservare loro, senza paure né preconcetti o senso di inadeguatezza davanti alle materie scientifiche.
Questi progetti, ed altri, sono stati al centro di un recente evento online, “STEM oggi, leader domani”, che è possibile rivedere al link qui sotto che ha visto tra i protagonisti ragazzi, insegnanti, maker ed istituzioni territoriali raccontarsi e confrontarsi su questo tema così caldo.