Una vita di straordinaria ordinarietà. Niente imprese estreme. Nessun record o atto eroico. Ma, per questo, ancora più affascinante. E’ la storia di due donne, Gabriella Peretti e Tiziana Gallo. Per gli amici: “Gabri” e “Titti”. Da quasi cinque anni le trovate ogni sera, escluso il lunedì, dietro al bancone della loro vineria: il “Tut a Post” a Milano. Gabriella, diplomata sommelier, è l’addetta ai vini. Li degusta, li consiglia e riempie i calici dei sempre meno sobri clienti. Tiziana, invece, si adopera nell’area attrezzata alla cucina. Prepara le piadine, le tartare e altri “stuzzichini” che accompagnano le chiacchere e le bevute tra i tavoli. Si dirà: che c’è di strano? Nulla se non fosse che, prima del 2016, le avreste viste cantare e suonare su importanti palcoscenici italiani. “Siamo passate – dicono ridendo- dalla musica al vino”. Dalle sette note ad un’attività imprenditoriale. Un salto difficile. Impegnativo. Loro sminuiscono il tutto: “Che c’è di strano -dice Gabriella-. Prima c’era il palcoscenico, ora un bancone. Alla fine è sempre, e soprattutto, il contatto con il pubblico”. Insomma: facile come bere un bicchiere d’acqua (meglio…di vino)! Sennonché la realtà è più complessa. Più articolata. Come mostrano le loro vite.
Una vita in musica
Gabriella, piemontese, è diplomata al Conservatorio in uno strumento non troppo comune: il trombone. “Fin da bambina ho “nuotato” nella musica. Sono cresciuta tra i “firulì e il firulà”. Suo padre suonava nella banda del paese e “quella è stata una vera scuola”. Meno da “predestinata”, invece, la gioventù di Tiziana. “Ho iniziato per divertimento: strimpellavo la chitarra”. Certo: la passione c’era. “Papà lavorava all’Agip. Per seguirlo ci siamo trasferiti al Cairo dove ho vissuto dai 13 ai 16 anni. Ricordo che attraversavo da sola la città in taxi per andare a lezione di chitarra”.
Ambienti, vite diverse. Con, però, il fil rouge delle sette note a legare il tutto. “Io – riprende Gabriella – non amavo troppo la classica. Preferivo il funky, il rock”. Così, sfruttando il senso del ritmo e l’energia con cui adesso contagia la sua vineria, è diventata percussionista. “Sono entrata a far parte, insieme ad altre ragazze, di un gruppo. Il loro nome era “Funky lips””. Il successo è discreto: firmano la sigla del programma “La Tv delle ragazze” e salta fuori il disco, “Play loud”. In Francia vende bene. L’incontro con l’amica Tiziana non c’è ancora. “Io, in quegli anni, cercavo di realizzare canzoni con testi tutti miei. Ricordo che partecipai ad un concorso a San Donato Milanese. C’era Bruno Lauzi tra il pubblico. Ad un tratto sia avvicina e mi dice: continua, non mollare”.
Nasce un sodalizio
Tiziana non molla e, nel 1993, conosce Gabriella. “A quei tempi – dice “Gabri – avevamo un’altra band: “LeRosaVanitosa”. Solo donne. Cercavano la cantante. E’ sbucata fuori lei”. Di lì parte il connubio musicale. Il gruppo accompagna i “Binario”, band di supporto al concerto di Michael Jackson a San Siro nel 1997. Poi “LeRosaVanitosa” si scioglie per fare strada ai “7s8”. Questa volta un gruppo misto, non più solo femminile. Ma la vita randagia, on the road, quella rimane. “Sempre in giro, da una parte all’altra dell’Italia per concerti” ricorda Tiziana. “Un periodo bello -fa da eco Gabriella-. Non era un lavoro. Facevamo ciò che ci piaceva”. Già, ciò che piaceva.
Di certo gli è piaciuto suonare con Biagio Antonacci. “Ha sentito una mia performance alle percussioni con i “7s8 sotto”. E’ venuto nel mio camerino. Abbiamo chiaccherato e mi ha detto: ti terrò nei miei pensieri”. Poi, qualche mese dopo, è arrivata la chiamata e Gabriella parte per il tour del 2012-2013. “Un successo – afferma con orgoglio-. Dovevano essere 30 date siamo arrivati a 55”. E Tiziana? “Io, nel frattempo – risponde-, avevo dato vita alla mia etichetta musicale. Con una ragazza che ho prodotto siamo arrivati primi al Premio De André a Roma. Ma è un settore difficile, dove o hai potere o non riesci a sfondare veramente”.
Si cambia vita!
Così, inizia a delinearsi la nuova vita. Per entrambe. “E’ subentrata la stanchezza – confessa Tiziana -. Non è facile continuare una vita a mille all’ora. Un giorno da una parte, il giorno dopo dall’altra, e il giorno dopo ancora a suonare in un altro posto”. La voglia di fare qualcos’altro si fa strada nella stessa Gabriella che, forse, è appagata dal tour con Antonacci. “Siamo state un anno a pensare cosa fare”. Poi la passione di Gabriella per il vino gioca un ruolo decisivo. Il suo essere anche sommelier è una carta che ben si può giocare nella nuova attività.
“A dire il vero – affermano in coro –sapevamo nulla di come gestire un locale. Nessuna competenza nella contabilità, nella gestione del magazzino. Nessuna conoscenza di cosa fosse un business plan”. Tanto che seguono dei corsi per apprendere le basi e il loro motto è: “spiegateci tutto come fossimo delle bimbe”. Quando vanno dal notaio dicono di avere avuto un po’ paura. Sarà! Alla fine nasce una società in accomandita semplice con “Gabri” e “Titti” socie paritetiche. Il capitale? I soldi messi da parte negli anni di musica. Insomma: da musiciste a imprenditrici. Un passo non da poco. Tanto che la curiosità di capire come si riesce a far nascere la “second life” è tanta. Loro però ripetono: “alla fine non è una cosa strana”.
Il commercio in sette note
Viene invece da pensare che l’aver sempre gestito le loro carriere musicali ha consentito a Gabriella e Tiziana di apprendere sul campo (sul palcoscenico) come risolvere i problemi, affrontare situazioni difficili. Una caratteristica essenziale per chi fa impresa. Non solo. La musica dal vivo, il “saperci fare” con la gente è un altro atout importante. Che si unisce, poi, al loro motto (presente sotto il nome del locale): “Vada come vada e comunque vada”. Sembrerà banale ma queste parole richiamano alla mente tante altisonanti metodologie di gestione d’impresa: dal non farsi prendere dall’ansia nelle diverse situazioni fino alla necessità, anche, di accettare eventuali fallimenti per, poi, ripartire.
Per Gabry e Titti è, invece, “semplicemente” la loro filosofia di vita. Segno che l’università della strada spesso arriva, e supera, quella dove si educano, e indottrinano, migliaia di futuri (presunti) manager. Così, piano piano, hanno costruito una base di clienti affezionati. Che non li abbandona nemmeno in questo difficile periodo di pandemia. Certo: con il distanziamento sociale i problemi ci saranno nella stagione invernale. Il locale, all’interno, non è grande. “Ma a qualcosa penseremo” dice serafica Gabriella.
Intanto non si accettano prenotazioni. Perché, si sa, chi prenota beve il suo calice ma spesso occupa il posto per molto, troppo, tempo. Una condizione che Gabriella e Tiziana anche, e soprattutto, in questa crisi economico-sanitaria non possono permettersi. C’è bisogno che più calici si riempiano del “nettare degli dei” più e più volte. Insomma: anche nel vino meno “minuetti” è più funky/rock.