“Lo sport può essere vissuto come terapia per il corpo e per l’anima – mi ricorda spesso Riccardo Barlaam – per avere più forza davanti alle salite che la vita quotidiana riserva, prima o poi, a tutti“.
Questa consapevolezza che cerco di fare mia ogni giorno, e che reputo pura e autentica, l’ho ritrovata in una piccola grande donna, Sabrina Schillaci, architetto di Besana in Brianza alla quale la bicicletta, e più in generale lo sport, ha letteralmente “salvato la vita”, una vita piena di progetti, sorrisi e amore fino al 2007 quando, dall’oggi al domani, un brutto incidente accaduto al marito in una sera d’estate fa entrare nella loro vita la disabilità.
Lo shock iniziale non è facile da assorbire, figuriamoci da superare. I primi anni sono difficilissimi. Abitudini e rapporti da ricostruire, pensieri che pesano come macigni e una depressione latente che va via via manifestandosi. Nel giugno 2014, però, succede qualcosa di speciale: Sabrina ha sempre avuto un rapporto intimo con Nizza – cittadina francese a due passi dall’Italia – e destino vuole che proprio mentre lei si trovi lì per qualche giorno di vacanza insieme al marito, quelli siano anche i giorni dell’IRONMAN France, la gara di triathlon lunga distanza (3,8 km a nuoto, 180 km in bicicletta e 42,145 km di corsa) considerata tra le più dure del circuito “pallinato”, che dal 2015 è di proprietà del più importante investitore cinese nel settore della cultura e dell’intrattenimento.
Quel giorno la partenza della gara ha un effetto dirompente sull’animo di Sabrina: centinaia di atleti, professionisti e non, che si tuffano alle luci dell’alba nel mare della Costa Azzurra rappresentano la scintilla che le fa percepire in maniera netta come la sua vita da quel momento prenderà un’altra piega. E così accade: Sabrina taglia il traguardo di 3 IRONMAN lunga distanza e 13 IRONMAN 70.3 (mezza distanza), conquistando proprio in quest’ultima tipologia di gara anche diversi podi di categoria e un accesso al mondiale. Ma Sabrina diventa soprattutto una donna più forte, temeraria e consapevole di avere risorse caratteriali in grado di affrontare con entusiasmo una nuova vita, coinvolgendo e supportando il marito in questo delicato passaggio.
RACE ACROSS LIMITS: pedalare per i bambini neonati e prematuri con disabilità
Il triathlon diventa negli anni l’amore sportivo di Sabrina, conducendola verso una strada parallela dove la bicicletta diventa il mezzo per raccontare la sua seconda vita. Questo sport è così, ha un qualcosa di mistico. Percepisci chiaramente dove e quando cominci a percorrere questa strada ma non saprai mai dove essa può condurti.
Nel 2017 il sentiero di Sabrina incrocia “per caso” quello di COME Collaboration Onlus, un’associazione che si prende cura di neonati prematuri e bimbi disabili attraverso degli interventi osteopatici nei paesi più poveri del mondo, un percorso che ha inizio dalla terapia intensiva neonatale e che vuole proseguire fino all’adolescenza, senza tralasciare il supporto alla famiglia. In quel periodo, poi, Sabrina sta pensando di progettare un’impresa ciclistica da associare ad una raccolta fondi.
Ed ecco che si accende la seconda scintilla che nel 2018 dà vita al progetto sportivo-solidale RACE ACROSS LIMITS, viaggi in bicicletta a scopo benefico che in due anni (2018 e 2019) la portano a pedalare qualcosa come più di 6000 km e oltre 15000 metri di dislivello tra Italia ed Europa, raccogliendo 40000€ grazie alle tante donazioni arrivate tramite la piattaforma di crowdfunding RETE DEL DONO.
RACE ACROSS LIMITS 2020: un’edizione speciale oltre le barriere del Covid-19
La bicicletta è resiliente, si adatta velocemente ai cambiamenti. Così la RACE ACROSS LIMITS 2020 è stata rimodellata per superare le barriere imposte dall’emergenza Covid-19; per questo può considerarsi un’edizione speciale carica di significati. Sono stati coinvolti 20 staffettisti (uno per regione di appartenenza) per portare il messaggio di solidarietà e sostegno al progetto nel rispetto delle regole riguardante l’attraversamento dei confini regionali in vigore fino al 2 giugno scorso.
Dal 30 maggio al 18 giugno ogni staffettista ha attraversato una regione d’Italia raccontando le bellezze del nostro Paese e portando con sé un forte messaggio di speranza. Di contro, Sabrina ha accompagnato idealmente tutti i “gregari” pedalando ogni giorno un tracciato analogo per chilometraggio e dislivello nella sua regione, la Lombardia. A me è stata assegnata l’Umbria e destino ha voluto che pedalassi proprio il 3 giugno, data indicata dal governo per la riapertura dei confini regionali, come a voler battezzare una rinascita anche di me stesso dopo 2 mesi di lockdown vissuti in solitudine tra le mura di casa.
La RACE ACROSS LIMITS mi ha fatto sperimentare ancora una volta quanto forte sia il potere della bicicletta. Il mio contributo “ciclistico” è stato di 125 km e 1500 metri di dislivello, su un percorso disegnato per raccontare le bellezze di una delle zone più wild e verdi di tutta l’Umbria, quella a cavallo tra la Val di Chiana aretina e quella “romana”, ricca di luoghi di interesse storico-culturali e paesaggisticamente incontaminati. Io non ho figli ma questo progetto, per me, è un po’ come essere padre per tanti bambini. Ed è una sensazione di profonda gratitudine e felicità, quella felicità che Jovanotti ha definito – nel suo docutrip Non voglio cambiare pianeta – come il “poter fiorire e sentirsi in divenire verso qualcosa di migliore, una promessa che si realizza e ti fa alzare al mattino con la voglia di fare sempre un pezzettino di strada in più di ieri, ogni giorno.”