Rientro al lavoro: conoscere le emozioni per affrontare il cambiamento

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“Dopodomani il diluvio sarà una cosa che sarà stata.

E quando il diluvio sarà stato, tutto quello che è non sarà mai esistito.”

(Jean-Pierre Dupuy ,“Piccola metafisica degli tsunami. Male e responsabilità nelle catastrofi del nostro tempo”)

Stiamo cercando di uscire da un vero e proprio diluvio. L’emergenza sanitaria, sociale ed economica che il mondo sta affrontando è senza precedenti. Lo scenario che abbiamo di fronte ai nostri occhi è un continuo cambiamento del quale nessuno ha una piena conoscenza. L’apparente e flebile stabilità che qualcuno di noi sembrava aver trovato dopo settimane di lockdown è svanita davanti alla nuova incertezza della cosiddetta “fase due”. Ma come fronteggiare questa situazione che è più facile veder nemica che amica?

Ricordo che quando da giovane pallanuotista passai a giocare dalle serie minori alla serie A, rimasi meravigliato di come l’allenatore lavorasse minuziosamente sui video, sia quelli che riguardavano il modo di giocare della nostra squadra e di ognuno di noi, sia quelli che riguardavano i nostri avversari. La sua risposta alla mia meraviglia fu una citazione di Sun Tzu e del suo L’arte della guerra: “Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia”.

L’incertezza di questi giorni, sebbene spaventi, non è necessariamente da considerare un avversario, anzi potenzialmente potremmo aver di fronte anche una opportunità. Ma di sicuro questa indeterminatezza necessita di cambiamenti personali ed organizzativi per essere superata. Cambiamenti in parte volontari, in parte necessari: conoscerli, esserne consapevoli potrà esser un ottimo sostegno per la riuscita del percorso, sia individuale che di organizzazione e di impresa.

Cosa ci succede quando dobbiamo affrontare un cambiamento? Don Kelley e Daryl Conner, due ricercatori americani, negli anni 70 si accorsero che la maggior parte delle persone che si erano trovate ad affrontare un cambiamento volontario, avevano attraversato 5 fasi ognuna delle quali caratterizzata da un suo stato emotivo. Furono queste le basi dalle quali prese vita il loro Emotional Cycle of Change (“Ciclo Emotivo del Cambiamento”).

Il primo passaggio da loro descritto, che potrebbe mancare a chi è particolarmente frastornato dal cambiamento, è quello dell’ottimismo ingiustificato. Rappresenta il momento dell’entusiasmo iniziale. Nella situazione in cui siamo raffigura la voglia di uscire dalla “fase uno” del Coronavirus per gettarsi nella “fase due”, senza avere una reale idea di cosa potrebbe accadere. Chi in questo periodo vive un lampo di ottimismo, è carico di energia e pronto a partire come se dovesse giocare la finale dei campionati del mondo (di pallanuoto ovviamente), quando in realtà non è ancora alle qualificazioni e davanti a lui il percorso è lunghissimo.

Arriva a questo punto il secondo stadio, quello del pessimismo giustificato; è stata giocata la partita d’esordio al nostro mondiale, tanta energia e poca strategia. Le cose non sono andate proprio come si sperava e solo ora ci si accorge delle difficoltà reali e della durata dell’intero torneo. Proprio come per chi approccia il lavoro nella “fase due” del Coronavirus, il traguardo di un nuovo status quo appare estremamente lontano. Ecco emergere il primo momento di rallentamento dei processi di cambiamento personale ed organizzativo: attenzione, questo è il passaggio nel quale si incontra la più grande difficoltà, quello in cui ci si trova in una “valle di lacrime” dove appare difficile vedere la direzione. In questa situazione trovare lo spazio per staccare, riflettere sui propri punti di forza ed avere il coraggio di cercare aiuto e confronto in un coach, nei compagni, in chi guida e in chi segue può essere il primo passo per la risalita.

Il terzo step è il così definito: realismo incoraggiante. L’unione del gruppo, il rapporto Leader – Follower, il confronto con i compagni di squadra/colleghi, la corretta lettura di sé stessi e delle proprie emozioni ci sta proiettando fuori dalla fase del pessimismo giustificato. Si riesce a guardare con razionalità, visione d’insieme e pensiero prospettico accorgendosi che alcune scelte fatte non sono così sbagliate. Compare la consapevolezza degli ostacoli che si devono affrontare affiancata dalla capacità di elaborare le strategie per superarli con successo.

Ed ecco il quarto passaggio: l’ottimismo, questa volta, giustificato. Si diventa consci delle proprie possibilità e si incomincia a mettere a terra il piano di azione. Grazie ai primi risultati ci si ricorda di come vincere aiuti a vincere! I primi riscontri sull’efficacia della strategia messa in gioco per gestire l’intero percorso, e non solo un’unica partita, regalano nuova motivazione e stimoli per raggiungere il traguardo successivo.

L’ultimo passo, quello conclusivo, può esser definito di celebrazione del cambiamento. La trasformazione è stata fatta propria, il nuovo è diventato una consuetudine, sono stati superati errori e preoccupazioni imparando ad essere il motore del cambiamento vissuto! Le persone a questo punto stanno cogliendo i vantaggi della transizione avvenuta e vivendo il nuovo contesto con totale agio.

Guardiamo quindi questa nuova “fase due” di risposta al Coronavirus prestando particolare attenzione alle reazioni nostre e della nostra organizzazione, aspettandoci  di percorrere, durante il cambiamento, i vari momenti descritti; sarà un modo consapevole di comprendere, sostenere ed eventualmente aiutare noi stessi e le persone al nostro fianco.

  • Jacopo Pasetti |

    Ezio, grazie del suo contributo, il mio allenatore era appassionato di Arti Militari e Storia, ricordo che aveva un sacco di citazioni su Roma che mi sono sempre state molto utili. Ho usato quella di Sun Tzu perchè mi sembrava bello che la avesse riportata un uomo di sport! Quella di Vince Lombardi è sicuramente altrettanto vincente!!!
    A presto
    Jacopo

  • Ezio Brambini |

    Complimenti anche oggi grande riflessione! Tutte le fasi che hai descritto possono essere rapportate a tutta la vita lavorativa che familiare. La fase uno ha dato la possibilità di riflette su ciò che si ha e su ciò che si può fare per avere quello che si vuole veramente. Personalmente durante la la fase uno mi mancava ossigeno, non avendo certezze da chi ci governa, ne da chi lotta ogni giorno per trovare la cura e tanto meno quando si sarebbe ripartiti. Per fare un paragone col mio sport la Pallavolo, è come se fosse finito il primo set ,te la sei scampata, quello che hai messo in campo è ciò che già sapevi fare, ma ti sei reso conto che anche l’avversario c’è e vuole vincere anche lui e che alla ripartenza del secondo set devi cambiare qualcosa per continuare a vincere, non è detto che devi cambiare tutto, magari un particolare che risulterà determinante e continuare a insistere sui tuoi punti di forza. La Pallavolo mi ha insegnato a prendere decisioni in pochissimo tempo, a dimenticare l’ultimo palla caduta, perché subito hai la possibilità di fare un punto. Credo che come disse l’allenatore di Football americano Vince Lomabrdi: “non importa quante volte cadi, importa quante volte cadi e ti rialzi”. grazie Jacopo.

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