Silicon Valley, tra crollo del real estate e del valore delle startup

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Il Covid-19 ha messo in quarantena interi Paesi, ha messo in ginocchio intere economie e cambiato il modo di fare scuola di una intera generazione. Come vive il Covid 19 la Silicon Valley, la culla dell’innovazione, che sembra sempre un paese un passo avanti rispetto al resto del mondo?

Grazie alla grande autonomia in tema di politiche sanitarie che lo stato federale degli Stati Uniti d’America riconosce ai singoli Stati americani, la California, guidata dal san francischiano governatore Newsom, e più specificatamente la contea di San Francisco, guidata dal sindaco London Breed, così come le altre contee della Silicon Valley sono entrate in shelter order (i.e. disposizione di evitare uscite non necessarie) prima degli altri Stati. Le scuole sono state chiuse in California prima che in altri stati americani e livelli più elevate di igienizzazione delle aree pubbliche sono stati adottati con più anticipo rispetto ad altri stati.

Nonostante il preoccupante livello di senzatetto di San Francisco, sembra che fino ad ora la Silicon Valley stia gestendo meglio di altre parti degli Stati Uniti l’emergenza covid da un punto di vista sanitario. Startup locali hanno fatto a gara per garantire una vasta somministrazione di test che il sistema sanitario, così come disegnato negli Stati Uniti, non poteva garantire. Tra queste, Color, fondata da due ex product manager di Google, è riuscita a raccogliere donazioni per offrire un numero elevato di test gratis alla città di San Francisco.

Conferenze e meetup sono stati annulati da tempo, sin dalla fine di febbraio e lo smart working è diventato la norma, facendo affondare il prezzo medio dei real estate commerciali nella zona, oltre che il prezzo del petrolio. Infatti, se la Silicon Valley è riuscita a contenere meglio del resto degli Stati Uniti l’impatto del Covid da un punto di vista sanitario (almeno per ora), l’impatto sull’economia è chiaro e forte.

La bolla del real estate, che da anni era indicata come prossima a scoppiare, è scoppiata con il Covid-19. Non solo il prezzo dei real estate commerciali è crollato, ma anche il prezzo degli immobili di lusso a San Francisco registra un calo medio del 40% ad oggi.

Non solo il prezzo del petrolio è colato a picco, anche le valutazioni delle startup nel portafiglio dei più prestigiosi venture capitalists della Silicon Valley. Tranne pochissime eccezioni che possono sviluppare un vaccino Covid-19 o che operano a supporto dello smart working, in media i venture capitalist valutano un calo delle valutazioni delle startup del 40%.

-40% sembra il magic number al momento. I venture capitalist si aspettano di non riuscire a fare nuovi investimenti almeno fino a fine estate, in parte perché il loro tempo è attualmente totalmente assorbito dalle aziende in portafoglio, in parte perché non hanno ancora capito come valutare le aziende in seed stage in condizioni di crisi come quella generate dal Covid-19. Inoltre, con i figli a casa da scuola, i venture capitalist ammettono che parte del loro tempo è preso dalla gestione della prole. Nonostante questa osservazione sia per ora passata inosservata, credo che presto sarà ripresa da movimenti come Lean In per confermare il fatto che le pari opportunità delle donne iniziano tra le mura domestiche, ovvero a partire da una pari attribuzione dei compiti nella cura ed educazione dei figli.

Gender equality a parte, il Covid-19 sta ridisegnando il panorama della Silicon Valley. I team distribuiti in diversi Paesi e il lavoro da casa, fino a ora visto come non ideale dagli investitori della Silicon Valley, assume ora un valore nuovo, di maggiore potenziale resilienza a crisi future.

Un altro ambito che nel corso degli ultimi mesi è diventato di estremo interesse per corporate e venture capitalitst è la mental health. La pandemia, la crisi economica e la redita delle routine quotidiane ha aumentato il livello di ansia e reso ancora più evidente la necessità di ripensare al modo in cui guardiamo alla sanità mentale, settore in cui da decenni si è vista pochissima innovazione. Sia le aziende che gli investitori sono interessati a trovare modi più efficaci per gestire quella che è considerate la malattia del secolo: la depression. Numerose startup in ambito mental health erano già state create e avevano raggiunto valutazioni molto elevate (si pensi all’applicazione Calm), ma sicuramente questo sarà un settore in cui molti investimenti verranno fatti una volta superata questa crisi.

Non è ancora chiaro come sarà la situazione nel breve periodo, se avremo una seconda ondata Covid-19 in autunno oppure no, è chiaro che l’innovazione in generale vedrà un rallentamento nei prossimi mesi a favore dei tentative di trovare un vacciono al corona virus e in favore delle soluzioni di smart working. Anche la Silicon Valley, per una volta, rallenterà il passo. Con ogni probabllità, però, e come ha fatto in passato, sarà anche la prima a riprendersi, usando la crisi per mettere a posto le cose che erano andate fuori controllo, come il mercato immobiliare, e favorendo nuovi modelli di lavoro che fino ad ora erano guardati come sospetti, nonche’ investendo in ambiti che dopo la crisi saranno critici: come la mental health.