All’inizio sembrava quasi una vacanza anticipata, una lunga coda del carnevale. Le scuole di ogni ordine e grado sono state chiuse a scopo di contrastare la diffusione del contagio del virus Covid 19. Poi è seguito il lockdown totale. Tutti in quarantena, città deserte e blindate, spostamenti vietati, obbligo di non uscire dal comune di residenza, parchi chiusi, giardini pubblici cinturati da nastri bianchi e rossi, serrande dei negozi abbassate, strade silenziose, vuote.
Vuote come noi, spaesati, presi alla sprovvista da un nemico invisibile, inermi e bloccati. La nostra vita in casa ci ha ricordato la nostra ineluttabile frangibilità e quella dei nostri cari. In qualche modo ci ha costretti a reinventarci in una quotidianità scandita da video chiamate, conference call, smart working, ricette elaborate, pulizie impreviste e convivenze prolungate. No, non eravamo preparati, né abituati a tutto questo silenzio, a questo mondo fermo, a questo stare insieme distanti, alle agende più vuote, ai pensieri notturni da non poter condividere davanti ad un caffè, con un’amica.
Immaginiamo come questo rocambolesco cambio di direzione, sia stato elaborato dalla mente dei bambini. Sì, in casa ci sono soprattutto loro, un esercito silenzioso fatto di milioni di bambini e bambine, che hanno visto la loro quotidianità strappata all’improvviso e destrutturata. Nella loro mente è cambiato tutto, sono sconvolti i pensieri, le aspettative, i desideri, le immagini. Il tempo per loro si è dilatato senza preavviso, le scuole sono state chiuse, gli amici sono lontani, così come i nonni, i cugini e le persone care. Le loro sicurezze sono crollate. Anzi, sono cambiate. Sicurezza significa esclusivamente “casa” e il fuori è diventato minaccioso e fa paura.
Quanto rumore fa il silenzio dei bambini? I parchi senza le loro corse, i campi senza i loro palloni, le strade senza le loro voci. Fra i tre e i sei anni, il pensiero astratto è in via di sviluppo, si è ancorati alla realtà, al concreto, al qui ed ora, alla routine. A scuola dell’infanzia ci sono mille opportunità di costruire lo sviluppo del pensiero e della personalità, attraverso il confronto con gruppo dei pari, attraverso l’imitazione di comportamenti e messaggi positivi, attraverso esperienze di vita sociale e umana, di condivisione di emozioni e valori. La socialità, poi, è un elemento fondamentale in questa fase di sviluppo, per la formazione del bagaglio emotivo e affettivo, per l’ampliamento delle capacità relazionali ed empatiche. Il mutuo soccorso, il prendersi cura dell’altro, il dialogo con l’insegnante, la conoscenza del mondo, le esperienze insostituibili che viviamo in classe, ogni giorno, sono elementi imprescindibili in un percorso di crescita e formazione.
Adesso restiamo a casa. La scuola dell’infanzia, però, deve affrontare una grande sfida. E’ un ordine di scuola “esperienziale”, fatta di scoperte quotidiane, di improvvisazioni creative, di azioni pratiche e sensoriali che accendono la curiosità dell’apprendere. Come si fa a riprendere quel filo che sembra sfuggire dalle dita? Come si supera la distanza che appare incolmabile? Da maestra di scuola dell’infanzia, il mio cruccio è stato da subito: come posso agganciare i miei alunni? Come posso tenere acceso il fuoco delle emozioni che ci legano e ci tengono uniti fin dal primo giorno di scuola? Dopo i primi giorni di puntuale e logico smarrimento, ho realizzato che in questo momento storico infausto, potevo trovare una strategia per arrivare a loro, attraverso la tecnologia.
Ho trovato la piattaforma per la didattica a distanza più adatta all’età dei miei alunni, sulla quale condivido giochi, canzoni, filastrocche, poesie, attività creative. Non solo, mi sono reinventata “maestra youtuber”. Attraverso un canale youtube registro video in cui racconto e mi racconto come fossi insieme a loro. Cerco di inviare messaggi positivi di una realtà che continua ad andare avanti, di inverni che lasciano spazio alla primavera, di fiori che sbocciano, di rondini che ritornano. Li esorto a continuare ad osservare, ad esplorare, a sentirsi parte di un mondo che appartiene a loro e a me.
So che il luogo d’elezione per l’apprendimento è e sarà sempre la classe, eppure c’è un messaggio forte e urgente di cui i bambini e le bambine hanno bisogno: “io sono qui e mi ricordo di ciascuno di voi, vi penso. Anche se distanti, vi sento vicini. La maestra è con voi”. E’ il ruolo del docente e della scuola, esserci e continuare a tenere tra le dita quel filo emotivo, affinché non si allenti di un solo millimetro. L’onda emotiva che si riceve è indescrivibile, segno che i bambini e le bambine lo sanno. Sanno che tutto andrà bene, che tutto finirà, sanno capire che devono stare a casa, nonostante, per loro, sia un sacrificio immenso. Sanno tenere il filo delle emozioni e lo stringono forte per rimanere ancorati alla realtà. A quella realtà cui tutti auspichiamo di tornare. Noi sappiamo dirlo. I bambini lo desiderano in silenzio. Ma quanto rumore fa questo silenzio adesso.