Italia a due velocità: in Calabria svantaggio doppio per donne e bambini rispetto al Trentino

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Donne e bambini calabresi vivono uno svantaggio doppio rispetto a donne e bambini del Trentino Alto-Adige. E in Sicilia una donna su due è a rischio di povertà ed esclusione sociale rispetto alle 2 donne su 10 che vivono in Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Basterebbero questi due dati per dimostrare ancora una volta che, in campo di diritti di donne e bambini, l’Italia è un Paese a due velocità, con realtà diverse e diverse opportunità per donne e bambini. A scattare una fotografia aggiornata è il rapporto di WeWorld, diffuso oggi, “Mai più invisibili. Indice 2020 sulla condizione di donne, bambini e bambine in Italia”. Dal rapporto emerge, oltre alla ormai nota spaccatura tra Nord e Sud del Paese, una seconda suddivisione: tra Nord e Centro-Ovest da una parte, Centro-Est e Sud dall’altra.

Per donne e bambini grave esclusione o insufficiente inclusione al Sud
Donne e bambini, cioè vivono in condizioni di buona e sufficiente inclusione nei territori posti a Nord e nel Centro-Ovest, mentre sono in condizione di grave esclusione o di insufficiente inclusione al Sud, nelle isole e nella parte centro orientale del Paese. La classifica vede al primo posto il Trentino-Alto Adige (valore Index pari a 4,8), seguito da Lombardia (3,4), Valle d’Aosta (3,4), Emilia-Romagna (3), Lazio e Friuli Venezia-Giulia (2,1), Veneto (1,9), Toscana (1,6), Liguria (1,5), Piemonte (1), Marche (0). In coda alla lista, con un indice in negativo, si piazzano le Regioni del Centro-est e Sud Italia: gli ultimi posti sono occupati da Sardegna (-2,6), Puglia (-3,5), Campania (-3,9), Sicilia (-4,3). In ultimo c’è  la Calabria (-4,5) dove si registra un divario di ben 9,3 punti tra le due Regioni.  “Si conferma – commenta Marco Chiesara, presidente di WeWorld – la difficoltà del nostro Paese a garantire i diritti di donne e bambini e bambine, soprattutto in alcune Regioni. Dal 2015 ad oggi l’Italia sta avendo un declino costante che è stato determinato in particolare dall’erosione della dimensione educativa riguardante i bambini/e, e dalla scarsa partecipazione alla vita economica e politica da parte delle donne” .

Inoltre, prosegue Chiesara, “la povertà femminile incide sull’inclusione dei bambini sotto molteplici aspetti, in primis quello educativo. Povertà economica (ma non solo) delle donne e povertà educativa dei bambini/e sono intrecciate e si alimentano a vicenda, in un circolo vizioso che può essere spezzato solo con politiche e interventi ad hoc, che tengano conto anche delle specificità territoriali. Favorire l’accesso all’educazione, al lavoro, alla salute a tutti e tutte è essenziale per ridurre le diseguaglianze e fare in modo che tutti e tutte possano disporre delle stesse risorse, almeno in partenza”.

I picchi di dispersione scolastica sfiorano il 20% in alcune regioni del Sud
I divari tra le varie facce dell’Italia sono evidenti in particolare nella dimensione educativa per i bambini e le bambine italiani. Si registrano, infatti, picchi di dispersione scolastica che sfiorano il 20% in alcune Regioni del Sud, cioè Sicilia, Sardegna e Calabria, a fronte del 10,6% della media europea e di una media nazionale del 14,5 per cento. Inoltre i bambini residenti nel Sud del Paese hanno performance scolastiche peggiori di quelli del Nord, e abbandonano gli studi prematuramente in percentuali più elevate.

Al nido in Italia solo l’11,9% dei bambini, l’1,8% in Calabria
In Italia, inoltre, ancora troppo pochi bambini frequentano gli asili nido: si tratta di solo l’11,9% dei bambini tra 0 e 2 anni. Si va dal 23,5% dell’Emilia-Romagna all’1,8% della Calabria. Sono le Regioni del Sud quelle in cui i bambini frequentano meno i nidi, sia per una scelta delle famiglie, sia a causa della mancanza di strutture. La frequenza al nido, tuttavia, incide sugli apprendimenti futuri: non è così casuale,  rileva WeWorld, che gli studenti delle Regioni meridionali abbiano performance più basse, sia dal punto di vista linguistico che matematico.

In Sicilia una donna su due a rischio povertà ed esclusione sociale
A  livello nazionale non ci sono buone notizie sul fronte dell’occupazione femminile. il tasso per le donne tra i 20 e i 64 anni è infatti tra i più bassi in Europa: 52,5% rispetto a una media EU28 del 66,4 per cento. Ma la quota di donne occupate in Italia settentrionale e centrale è il doppio di quella nel Sud: va dal 69,8% del Trentino-Alto Adige, seguito da Valle d’Aosta (68%) ed Emilia-Romagna (66,9%) al 31,5% della Sicilia.  Inoltre in Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna circa 2 donne su 10 sono a rischio povertà ed esclusione sociale, in Sicilia lo è 1 donna su 2. Inoltre le giovani donne (15-29enni) fuori dal mercato del lavoro (le cosiddette Neets) nel Nord si attestano su percentuali non lontane dai livelli europei (anche se superiori alla media europea: 16% rispetto al 15,4%), ma lontane più del doppio dalla media europea al Sud (circa 40% in Sicilia e Calabria).

L’Indice “Mai Più Invisibili”, calcolato da WeWorld  si inserisce nella campagna omonima #maipiùinvisibili dedicata alle donne vittime di violenza in Italia e nel mondo, in occasione dell’8 marzo, giornata dedicata alla donna.