Assorbenti compostabili e biodegradabili: una soluzione concreta?

occhio

– Le donne non possono parlare di calcio, ma i Francesco D’uva possono parlare di coppette e mestruazioni.
– “Si torni a coppette mestruali e pannolini lavabili”… al ruscello con sabbia e cenere.
– Allora al posto dei rasoi usate il coltello.
– Questo non è sposato, fidanzato, non ha sorelle, amiche femmine… Vero?

Questi sono alcuni tweet dello scorso maggio, di una tempesta mediatica che si è scatenata quando il deputato M5S Francesco D’Uva affermò che la scelta della camera di non votare per l’IVA agevolata sugli assorbenti mestruali era dettata da una coscienza ecologica, e invitò le donne a usare assorbenti lavabili e coppette mestruali. Tralasciando il fatto che anche sulle coppette l’Iva è del 22% come per i beni di lusso e che l’emendamento presentato già allora avrebbe ridotto anche quella, oggi sembra che la risposta sia stata trovata nella riduzione dell’IVA al 5% per i dispositivi compostabili e biodegradabili.

Le donne hanno fatto festa? Hanno cantato vittoria? Che strano: no. Più che altro si è sentito aleggiare un grazie poco convinto e sospettoso. Sarà che siamo ormonali, ma quella sensazione di fregatura fastidiosa è dura a morire. O forse in fondo non c’entra niente la paranoia da persecuzione secolare. Forse davvero, in fondo, è un contentino che come al solito non ci farà contente.

Chiariamo una cosa: non è che il genere femminile manchi di coscienza ambientale. Sono certa che molte donne che si occupiano dell’economia domestica in famiglia sapranno raccontare diversi modi per rendere la quotidianità sostenibile: alimenti a filiera corta e dove trovarli nel quartiere, spazzolini di bambù, salviette in microfibra al posto dei dischetti struccanti, detersivi biodegradabili, shampoo solido e sapone per evitare i flaconi. Assorbenti e pannolini lavabili sono uno step difficile da raggiungere, per via del lavoro ulteriore che aggiungono alle famiglie già oberate di impegni e responsabilità. Sono oggetti infatti che richiedono un tipo di cura e lavaggio particolare, per salvaguardarne la capacità assorbente (e tacciamo pudicamente dei risvolti molesti).

Quindi gli usa e getta biodegradabili e compostabili sarebbero la risposta, e si è pensato di renderli più accessibili con un abbassamento di prezzo, in modo che nessuna donna abbia più scuse per non vivere il ciclo mestruale in modo sostenibile. Ma si tratta di una vera sostenibilità ambientale? Dovrebbe, ma non è così. Non ancora almeno. Ne abbiamo parlato con Valentina Steinmann, imprenditrice lombarda che ha brevettato un particolare tipo di pannolino lavabile, la Culla di Teby, e realizza dischetti struccanti con gli scarti delle lavorazioni.

Mi sembra una mossa politica e strategica, piuttosto che una scelta orientata al benessere del pianeta e della donna. Parliamoci chiaro, è una proposta valida l’abbassamento dell’IVA per indirizzare verso una scelta ecologica, ma allora le scelte ecologiche devono essere messe tutte sullo stesso piano e ci deve essere un’informazione corretta che orienti davvero le consumatrici” osserva Steinmann. Non si spiega, infatti, l’imprenditrice, perchè nell’accordo non rientrino anche i dispositivi lavabili e in generale le coppette anche in silicone: “Il polimero alla base delle coppette compostabili ha delle pecche a livello di comfort e rigidità e non le rende adatte a tutte le donne. Allo stesso tempo una coppetta può durare fino a 12 anni e si lava solo con acqua: a prescindere dalla sua compostabilità resta il dispositivo dal minor impatto ambientale”.

Inoltre va chiarito quello che ha l’aria di essere un equivoco: biodegradabile non significa compostabile. Biodegradabili sono i materiali che una volta decomposti portano alla formazione di sostanze naturali, anche in un tempo piuttosto lungo. Compostabile significa che può essere posto in un impianto per produrre compost, ovvero la materia organica utilizzabile per la concimazione in agricoltura. I materiali compostabili si disintegrano totalmente in un impianto di compostaggio entro 12 settimane. Ma gli assorbenti compostabili richiedono molto più tempo, fino a 6 mesi. In alcune regioni i rifiuti organici possono stanziare nelle vasche solo un mese. Quindi gli assorbenti compostabili non sarebbero ammessi. In Trentino per esempio sono stati banditi anche i sacchetti in bioplastica per via della lunga permanenza che richiedono nelle vasche degli impianti, e si utilizza solo carta.

Si potrebbe obiettare che anche nell’indifferenziato vanno bene, tanto non hanno impatto. Dipende. Se l’indifferenziato è destinato all’inceneritore, allora cosa cambia? “Sostanzialmente credo che il segnale sia giusto” continua Steinmann, “ma incompleto e contraddittorio. Per questo rischia di tornare indietro in modo scorretto. Nei giorni delle infelici dichiarazioni dell’On. D’Uva, l’indignazione social può aver portato in direzione opposta, verso un senso di vergogna in chi magari già utilizzava i lavabili ma si è visto messo alla gogna come se facesse parte di una setta medievale”.

Sicuramente il provvedimento ha raddrizzato il tiro rispetto alle dichiarazioni maldestre di D’Uva. Però è indubbio che si può fare di più e meglio. E non ci siamo ancora stancate di ripeterlo.