Questa è la storia di un ragazzo anglo-israeliano, Guy, che aveva appena finito di studiare in America, ed era senza lavoro. Era il 2010 nel pieno della crisi finanziaria e i posti di lavoro scarseggiavano anche in America. Cercando disperatamente lavoro, aveva trovato una buona opportunità in un fondo di investimento. L’azienda, nota per il suo processo di recruiting molto selettivo, prendeva solo laureati provenienti dalle Università più prestigiose (Ivy League). Guy, che aveva conseguito il suo dottorato da Harvard solo pochi anni prima, era entusiasta dell’opportunità e desideroso di unirsi a quella azienda. Andò avanti nella selezione e fece moltissimi colloqui e test attitudinali ma dopo 5 mesi si sentì dire “ci dispiace ma tu non hai abbastanza creatività per lavorare qui“.
Stessa sorte è capitata a Walt Disney, licenziato da un giornale per mancanza di immaginazione o a J.K. Rowling il cui libro è stato rifiutato da almeno 10 casi editrici prima di diventare un best seller a livello mondiale. Vincent Van Gogh, forse il pittore più conosciuto al mondo, nella sua vita non conobbe mai il successo: degli oltre 800 quadri e bozze che dipinse, ne riuscì a vendere solo uno. E a un amico che gli fece un favore.
Il talento può essere nascosto oppure se nessuno lo riconosce vuol dire che non c’è? La nostra intelligenza e il nostro talento sono aspetti che possiamo sviluppare oppure sono tratti fissi, profondamente radicati?
Nel mio lavoro mi confronto spesso con ragazzi giovani che ancora devono iniziare a lavorare e spesso chiedo loro quali sono i talenti che riconoscono. La maggior parte dei ragazzi non sa rispondere, mi sa dire sicuramente dove hanno sbagliato e i loro insuccessi ma fa fatica a riconoscere il proprio potenziale. Purtroppo il nostro sistema scolastico e familiare non aiuta a capire i nostri punti di forza perché genitori ed insegnanti tipicamente riconoscono sempre dove i ragazzi non sono bravi. Io credo che ognuno di noi ha dei talenti straordinari che possono essere sono nascosti ovunque e in molteplici forme. Spesso il talento è ancora da scoprire. Ma se non sai di averlo puoi fare l’errore fatale di non cercarlo. E se non lo cerchi, non lo troverai mai.
Trovare questo patrimonio globale di talenti è diventata la missione di Guy Halfteck che ha fondato una start up, Knack App, che aiuta le persone a identificare le proprie qualità sfruttando l’immersività del video gioco. Guy aveva capito che c’era qualcosa che non funzionava nel processo di selezione per quella azienda. Capì anche che se non avesse studiato ad Harvard non sarebbe stato neanche chiamato per un colloquio. Ma solo chi si è laureato nelle Ivy League ha talento? Così ci ha risposto Guy Halfteck.
“So che esistono talenti preziosi e straordinari ovunque, nelle città e nelle comunità rurali. Ma so anche che il patrimonio collettivo del potenziale umano è rimasto nascosto per secoli e rimarrà da scoprire a meno che non facciamo qualcosa di audace. Questo è il motivo per cui ho fondato la startup tecnologica KnackApp. Volevo scoprire e liberare il talento nascosto di ogni bambino, giovane, adulto e persona in tutto il mondo. Scoprire il talento nascosto delle persone, svilupparlo attraverso l’istruzione e l’apprendimento e applicare il loro talento alle giuste opportunità farà la differenza nel mondo. Cambierà il corso della vita delle persone e il futuro delle loro famiglie, cambierà la pipeline di talenti che esce dalle nostre scuole e università, renderà le nostre aziende più efficaci e innovative, renderà la nostra economia più inclusiva ed equa e consentirà alla società di risolvere le sfide più difficili dei nostri tempi “
Limitare al massimo l’influenza dei bias cognitivi nei processi di selezione e consentire un’equa possibilità di coltivare il proprio potenziale dovrebbe essere un impegno di tutti: educatori, ragazzi, genitori e aziende.