Pyongyang blues, insegnare italiano in Corea del Nord

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Fuggire dal precariato capitalista e rifugiarsi in uno degli ultimi regimi comunisti rimasti: la Corea del Nord. È stata la scelta di Carla Vitantonio e da questa esperienza è nato il suo primo libro: Pyongyang blues, pubblicato da Add editore il 25 settembre.

L’autrice molisana oggi ha 38 anni e vive all’Avana, Cuba. È una cooperante, attivista per i diritti umani e attrice. Gli studi e il lavoro nel campo della cooperazione internazionale nell’estate 2012 la portano in Corea del Nord dove approda con un incarico da professoressa di italiano all’università. E lì rimarrà per quattro anni. Quando la protagonista fa le valigie e parte ha 31 anni e vive in una situazione precaria: In Italia ha poche prospettive solide e, come spiega ad Alley Oop, quel viaggio si inseriva nel suo cosiddetto “piano infallibile”. “Stavo cercando di cambiare completamente vita. Allo stesso tempo volevo – o forse avevo bisogno – di un riconoscimento da parte di quello che per me era il mondo adulto ‘normale’, dal quale mi ero autoesclusa fino a quel momento. La Corea del Nord aveva moltissime caratteristiche che mi attiravano da un punto di vista razionale: era Estremo Oriente, era un paese dell’ex blocco socialista, era un luogo dove c’era bisogno di aiuto umanitario. Ma soprattutto era impossibile. Tutti mi dicevano che no, non sarei mai arrivata lì. Riuscire nell’impresa eccezionale era dunque l’unica cosa possibile per me”, racconta.

Vitantonio ha saputo trasformare la paura di un fallimento in una grande avventura. La scrittura colloquiale e discorsiva invita a non staccare gli occhi dal testo in cui vicende di vita passata nella capitale si alternano a ricordi precedenti che aiutano il lettore a capire anche come l’autrice sia arrivata a quel punto della sua vita. Se leggere apre nuovi mondi, Pyongyang blues spalanca le porte di una Corea del Nord inedita che difficilmente le notizie dei tg e i reportage giornalistici riescono a restituirci. “Non mi stancherò mai di ripetere che secondo me bisogna sfatare il mito di un regime irrazionale, pazzo, imprevedibile. La mia esperienza mi ha insegnato che non é vero che vivere lì significhi necessariamente essere infelici. So che questo é controverso. La Corea del Nord è un paradigma completamente diverso dal nostro. È impossibile giudicare quello che vi succede con il nostro metro”, spiega.

L’autrice accompagna il lettore nella vita comune di “Rimini nord”, come viene battezzato il Paese nel libro. Piccole gioie quotidiane si alternano a censure, velate pressioni e divieti. Fortuna che c’è un manipolo di expat come lei con cui condividere gli imprevisti di vita e fare quattro chiacchiere, o quattro salti, a fine giornata. Il testo non solo racconta senza pregiudizi come si viva in uno dei Paesi più opachi al mondo di cui poco si sa, ma è anche un modo per conoscere meglio la figura dei cooperanti e dei lavoratori delle ong.

Tra le righe del libro si percepisce la nostalgia che l’autrice nutre per quel periodo della sua vita e lei stessa lo conferma: “La nostalgia é IL tema della mia vita. Sono una migrante economica. Vivo in Paesi dove non si parla la mia lingua e dove le relazioni si basano su codici che non sono i miei. Vivo nella mancanza di quello che ho lasciato. Anche degli anni in Corea mi mancano delle cose: per esempio il fatto che fossi più giovane e avessi ancora da vivere e da scrivere anni che ora non ho più a disposizione. Di quando facevo la dj alle feste, e ballavo fino a che non ne potevo più e alcuni amici che fanno il mio stesso lavoro e che quindi probabilmente non rivedrò mai più. Mi mancano il buio e il silenzio di Pyongyang di notte e il terrazzino dal quale fumavo l’ultima sigaretta prima di dormire, guardando il mondo fuori”. “Adesso – aggiunge – ho anche smesso di fumare!“.

L’esperienza a Pyongyang la fa maturare anche dal punto di vista lavorativo e Carla Vitantonio arriva ad essere capo dell’ufficio di cooperazione italiana in Corea del Nord, prima donna ad assumere questo ruolo per il nostro Paese. Oggi nel suo campo è considerata una professionista affermata e affidabile e a Cuba è direttrice di Paese di una ong internazionale che si occupa di questioni di genere e cambiamento climatico.

Inevitabile è stato per me il paragone con il vignettista canadese Guy Delisle che ha vissuto, anche lui per lavoro, a Pyongyang e ha dedicato alla sua esperienza un libro che consiglio di leggere se siete appassionati di graphic novel o se il continente asiatico vi affascina. Se Delisle osserva la società con un certo distacco, Vitantonio accompagna il lettore nella vita di tutti i giorni, scandita dal passare delle stagioni e da eventi imprevedibili, come le tensioni geopolitiche che hanno inevitabili riflessi sui cittadini stranieri che sono nella capitale. Un altro tassello di vita che accomuna i due autori è il trasferimento in Birmania. Chiuso il capitolo nordcoreano, Vitantonio ha passato due anni nel Paese del sudest asiatico come capo missione per una ong internazionale. Lì è nato anche il monologo teatrale Appuntamento a Pyongyang, dedicato sempre alla Corea del Nord e scritto due anni dopo, nel 2017.

L’autrice attualmente è in Italia a presentare il suo libro. Per sapere quali sono le città che il booktour toccherà potete consultare la scheda dedicata sul sito di Add.


Titolo: Pyongyang blues

Autore: Carla Vitantonio

Casa editrice: Add editore

Anno di uscita: 2019

Prezzo: 16,20 euro