I pendolari sono i peggiori nemici della parità

La scuola è appena ricominciata, alzi la mano chi è già a proprio agio con i suoi ritmi e le sue richieste. Sveglia prima del solito, salti mortali per accompagnare i figli in orario. E poi via, di corsa, all’altro capo della città a lavorare. Si replica tra le 16.30 e le 18.30: autobus, treno, scuola, casa. Magari in tempo per i compiti, si spera almeno in tempo per la cena. Vita da pendolari. Ci riguarda in molti. Uomini e donne. Peccato però che per qualcuno sia il peggior ostacolo sulla via della carriera e della parità.

Mi riferisco alle donne, naturalmente. E non è solo un discorso da bar, lo dice l’Ufficio nazionale di statistica britannico: le donne sono più propense degli uomini ad accettare un lavoro pagato meno, e con minori prospettive di carriera, purchè sia più vicino a casa. Per l’esattezza, a fare un ragionamento del genere sarebbero il 29% delle lavoratrici, quasi un’inglese ogni tre. In media, la percentuale aumenta nella fascia d’età tra i 20 e i 30 anni: non a caso, in Gran Bretagna l’età media delle donne al primo figlio è di 28,8 anni.

Insomma, ancora una volta a sacrificarsi sarebbero le donne. Perché venti minuti in meno la mattina e venti il pomeriggio possono davvero fare la differenza quando si deve incastrare tutto. Corsi di basket e colloqui coi professori, spesa al supermercato e lavanderia da ritirare. E pazienza se ci pagano di meno. Pazienza se di promozioni all’orizzonte non se ne vedono nemmeno col binocolo. Vuoi mettere la comodità di non prendere il treno? Di fare solo tre fermate di metropolitana?

«Queste statistiche dimostrano nero su bianco che sono soprattutto le donne a farsi carico dell’assistenza dei bambini così come degli anziani», ha commentato laconica il ministro britannico per la Parità, Amber Rudd, leggendo i risultati dell’indagine. Questa è Londra, certo. Ma siamo sicuri che non sia anche Italia?