Sono meno di 3 milioni in Italia le ragazze e i ragazzi tra i 20-24 anni che appartengono alla Generazione Z e che rappresentano anche il nostro futuro. E’ in assoluto la generazione che si affaccia al mondo del lavoro in modo meno consistente a causa del crollo delle nascite, è la generazione che sta trovando un mercato del lavoro frastagliato e complesso ed è la generazione più concreta che ci sia mai stata perché ha visto la crisi economica colpire i genitori e amici più grandi.
Proprio su questi temi è stata condotta una ricerca molto interessante da Umana, con la collaborazione scientifica dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto G. Toniolo di Milano e Valore D. La ricerca è stata condotta su due filoni, l’uno rivolto ad un campione rappresentativo di 2.000 giovani con domande che andavano ad interrogare le loro aspettative sul lavoro, e l’altro rivolto a 41 imprese, in particolare HR Manager.
Dalla ricerca emerge che i giovani hanno un approccio pragmatico e una capacità di osservarsi e di valutare le opportunità sul mercato del lavoro. Per loro il lavoro è sopratutto “uno strumento per procurare reddito” (94%) ma anche un “luogo di impegno personale e autorealizzazione” (93%) e da queste riflessioni ne consegue che le condizioni che i ragazzi valutano maggiormente nell’accettare un’offerta di lavoro non sono quelle legate al prestigio o alla dimensione di un’azienda ma quelle economiche e quelle legate alla coerenza con le proprie passioni (56%), interessi e opportunità di carriera (54%). Queste aspettative possono anche non concretizzarsi nel lavoro, per questo i ragazzi sono anche facilmente esposti a demotivazione se non trovano stimoli e valorizzazione.
Rispetto agli elementi considerati utili per trovare un buon lavoro il titolo di studio è sempre più considerato una condizione sufficiente ma non necessaria (13%). Il requisito considerato più importante è la capacità di adattarsi (45%) rispetto ai cambiamenti del mondo del lavoro ma anche alle competenze digitali che è necessario acquisire in maniera continua. La consapevolezza di acquisire competenze sulle nuove tecnologie digitali è acquisita in misura maggiore dai Gen Z rispetto ai Millennial. E’ inoltre interessante notare il divario tra “utilizzo delle tecnologie” e “installazione e mantenimento delle tecnologie”: i Gen Z sono i primi ad essere consapevoli che utilizzare le tecnologie non significa saperle progettare o lavorarci, riconoscono quindi un valore alla formazione sulle skills digitali.
Dalla voce delle aziende emergono punti di contatto e divergenze rispetto al punto di vista dei giovani. Sulle competenze digitali le aziende pensano che siano il terreno delle nuove generazioni sopratutto per quando riguarda l’attitudine e l’interazione, invece più scettici rispetto alle competenze specifiche sulle tecnologia e analisi dati. E’ interessante anche notare le motivazioni che le aziende percepiscono come cruciali quando le nuove generazioni scelgono un’azienda. Il percepito è che la flessibilità oraria, un buon clima aziendale ed esperienze all’estero siano in cima alla classifica. Questo non per tutti i giovani perché al primo posto per loro c’è un buon stipendio e la possibilità di esprimere anche al lavoro le proprie passioni e interessi.
Oggi in Italia i giovani sono una risorsa scarsa: per questo motivo è importante investire nella formazione per avere un valore ancora più alto e cambiare in meglio il lavoro.