Facebook, e il tuo 2018 come è stato?

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Come ogni anno, anche per questo dicembre Facebook ha voluto farci dono di un video con i nostri momenti condivisi nell’ultimo anno. Per qualche giorno la nostra timeline è stata invasa da animazioni glitterate con volti sorridenti e vite splendide, tutti incantati dalla sapienza con cui l’algoritmo ha saputo cogliere i momenti migliori del nostro ultimo anno di condivisioni. Ammettiamolo, abbiamo guardato il nostro video, che l’abbiamo condiviso oppure no. Bisognerà dunque ricambiare la gentilezza al nostro amico Facebook, uno di famiglia ormai, ricordandogli come è andata per lui, l’ultimo anno.

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George Soros

Gennaio
Durante il World Economic Forum a Davos, George Soros ha duramente attaccato Facebook e Google spingendosi a dire che hanno i giorni contati. Il finanziere ha affermato: “La loro straordinaria redditività è in gran parte funzione del fatto che evitano responsabilità per i contenuti – che non pagano – delle loro piattaforme”, aggiungendo che “ingannano i loro utenti manipolando la loro attenzione e dirigendola verso i loro obiettivi commerciali, provocando deliberatamente la dipendenza ai servizi che forniscono”. Ha rincarato la dose parlando di libertà di pensiero: “Nella nostra era digitale le social media companies stanno inducendo le persone ad abbandonare la loro autonomia. E le persone senza libertà di pensiero possono essere manipolate con facilità “. La ricetta anti-monopolio digitale per Soros è la regolamentazione: “Davos è un buon posto per annunciare che i loro giorni sono contati: sono in arrivo tasse e regole e la commissaria Ue alla Concorrenza [Vestager] sarà la loro nemesi”.

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Andrew “Boz” Bosworth

Marzo
“Maybe someone dies in a terrorist attack coordinated on our tools. And still we connect people.” Il sito BuzzfeedNews ha pubblicato una nota interna del 2016 scritta da Andrew “Boz” Bosworth, una delle figure fondamentali che contornano Zuckerberg. L’ineleganza dei contenuti della nota ha costretto Zuckerberg e lo stesso Boz a intervenire offrendo spiegazioni. La buona notizia è che leggendo l’intera nota si comprende benissimo come la riflessione sulla raccolta dati sia una questione spalancata all’interno dell’azienda, tanto che il ceo ha affermato in risposta alla nota: “Boz è un leader di talento che dice cose provocatorie. Questa è una di quelle con cui la maggior parte delle persone di Facebook, incluso me, sono in forte disaccordo. Non abbiamo mai creduto che il fine giustifichi i mezzi. Riconosciamo che connettere le persone non è sufficiente. Dobbiamo anche portare le persone ad essere più vicine. Abbiamo cambiato l’intera mission della compagnia focalizzandoci a riflettere su questo, lo scorso anno”.

Aprile
Mark Zuckerberg è comparso davanti al Comitato dell’Energia e del Commercio del Congresso USA, a Capitol Hill, per la prima di due udienze previste. Facebook doveva fornire delucidazioni in merito a due fughe di dati piuttosto consistenti, una certificata dalla società di ricerca Cambridge Analytica, riguardante le informazioni personali di ben 87 milioni di utenti di Facebook, l’altra relativa a intromissioni russe durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2016 e il voto Brexit nel Regno Unito. Il ceo è stato chiamato a rispondere a domande sulle pratiche e l’etica della compagnia rispetto alla protezione dei dati, rimanendo peraltro molto spesso evasivo. Forse pensava sarebbe stato sufficiente il suo discorso iniziale scritto a tavolino, durante il quale ha dichiarato: “Facebook è un’azienda idealista e ottimista. Per gran parte della nostra esistenza, ci siamo concentrati sul bene che si può portare connettendo le persone. Non abbiamo avuto una visione abbastanza ampia della nostra responsabilità e questo è stato un grosso errore”.

Nello stesso mese Jan Koum, il ceo di WhatsApp, ha lasciato la compagnia, quattro anni dopo averla venduta a Facebook per 19 miliardi di dollari. La decisione sembra sia scaturita da alcune divergenze in merito all’uso dei dati degli utenti: l’indebolimento della crittografia nell’app permetterebbe di recuperare le informazioni personali degli utenti per utilizzarle a scopo pubblicitario. Nel 2016 è stato abolito l’abbonamento annuale, in pochi si sono chiesti come mai. Non si è sentito l’eco del vecchio detto “se è gratis, il prodotto sei tu”.

Spoiler: a settembre lasceranno anche i fondatori di Instagram, Mike Krieger e Kevin Systrom, il quale laconicamente dirà: “Nessuno lascia un lavoro quando tutto è meraviglioso”.

Maggio
tajaniDopo il Congresso americano, Zuckerberg ha dovuto presentarsi anche davanti al parlamento europeo, per rispondere alle stesse preoccupazioni e dubbi. In questo incontro il format ha lasciato perplessi in molti, dato che prima sono state fatte tutte le domande e poi Zuckerberg ha risposto, di fatto non a tutte. Le preoccupazioni restano, tanto che il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ribadirà con un tweet che “la democrazia non può essere una questione di marketing”. Ma l’incontro resterà impresso soprattutto per le parole dure e incisive che Guy Verhofstadt ha rivolto allo stesso Zuckerberg: “Deve chiedersi per cosa sarà ricordato: un gigante come Jobs e Gates o un genio che ha creato un mostro digitale che sta distruggendo le nostre democrazie?”.

Luglio
In Borsa si è registrato un crollo delle azioni di Facebook del 19 per cento, con una riduzione della capitalizzazione di 120 miliardi di dollari. La più grande perdita in un solo giorno registrata per un’azienda nella storia degli Stati Uniti. C’è da chiedersi quanto abbiano contribuito gli scandali sui dati o se sia stato un errore strategico di comunicazione degli ultimi dati finanziari. Intendiamoci, l’azienda non corre nessun rischio, a detta degli analisti. Non nell’immediato. E comunque la preoccupazione maggiore è per il calo di utenti nel mercato europeo, uno dei più redditizi, sottolineano gli esperti. (E il titolo ha chiuso le contrattazionid ell’anno sui minimi a 134 dollari circa dai 176 dolalri del gennaio 2018)

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Settembre
hacker-1Hacker ancora sconosciuti avrebbero violato i profili di circa 30milioni di persone: sono stati individuati tre bug attraverso i quali si sarebbero appropriati dei token, stringhe di codice che permettono agli utenti di rimanere connessi senza digitare la password. Per questo sono stati disconnessi, in via preventiva, 90 milioni di utenti. La funzione “visualizza come”, usata per avere un’anteprima di come appare il nostro profilo ai non-amici, è stata disattivata, in quanto sarebbe stata la porta attraverso cui gli hacker hanno trovato il passaggio. Facebook sta ancora collaborando con l’Fbi in regime di riservatezza per risalire agli artefici del fattaccio, ma al momento non ci sono state comunicazioni ufficiali a riguardo.

Dicembre
the-new-york-times-logo-featuredAncora problemi con la privacy: questa volta l’accusa è arrivata dal New York Times, secondo cui Facebook avrebbe condiviso i dati personali dei suoi iscritti con altri colossi del digitale, da Apple e Microsoft a Netflix, Amazon e Spotify. Documenti interni e voci raccolte da ex dipendenti sono le prove che porta il quotidiano per sostenere le accuse, prontamente smentite dall’azienda. Il caso è aperto. Che il 2019 abbia inizio.