In Formula 1 non basta solo un forte bagaglio di conoscenze tecniche. Ci vogliono personalità, determinazione e molta grinta. Bisogna mettersi in gioco continuamente, non accontentarsi mai e riuscire a sopportare i momenti di stress. Perché i ritmi sono elevatissimi e non ti puoi permettere di smarrire la concentrazione o perdere le staffe». Sara Cabitza ha gli occhi color velluto che si illuminano di passione quando parla del suo lavoro. Racconta di un mondo super competitivo in cui la velocità sbrana l’asfalto. Il Circus iridato dei motori che genera creature a quattro a ruote ad alto tasso di tecnologia e innovazione digitale. Ingegnera meccanica, Cabitza, che si definisce una donna caparbia, ambiziosa ed entusiasta, lavora nel team da corsa della Renault. È una delle poche donne al mondo a ricoprire questo ruolo in un ambito occupazionale che è dominato ancora dalla presenza maschile. Da bambina sognava di diventare un’astronauta, ma già alle scuole medie aveva ben chiaro il suo futuro: studiare ingegneria. «Forse perché mio padre è ingegnere. Mi ha sempre incoraggiata a progettare. Insieme costruivamo modellini di aerei. L’odore della miscela che usavamo per far volare le nostre creazioni è il profumo della mia infanzia» ricorda. Ed è sempre il padre a instillarle la passione per la Formula 1.
Cresce con un mito, Adrian Newey. L’ingegnere aerodinamico dei record, il progettista più vittorioso della storia con 9 titoli mondiali conquistati dalle macchine da lui ideate. «Ai miei compagni di scuola – ricorda – dicevo che avrei progettato come lui la macchina più veloce del campionato». Un sogno tenuto ben stretto e coltivato nutrendolo di lucida tenacia e coriacea determinazione. «I sogni hanno animato la mia giovinezza e quella della mia generazione. Siamo nati negli anni ’80, un periodo aureo dove tutto sembrava possibile. Non ci preoccupava il futuro. Poi invece ci siamo ritrovati di punto in
bianco con delle condizioni che avevano cambiato verso drammaticamente. E molti di quei sogni si sono spenti, oscurati da prospettive inclinate al ribasso, da promesse disattese. Quelle che ci aveva fatto la generazione precedente». A Sara non piace la parola pessimismo. Non ha mai pensato di non farcela. Capisce però presto che per realizzare il suo sogno dovrà lottare e sfoderare una forza di resistenza che non ammette la resa. Si iscrive alla facoltà di Ingegneria Meccanica a Cagliari. Su 116 studenti le donne sono solo sei.
Durante il dottorato in aerodinamica che frequenta dopo la laurea all’Imperial College di Londra, una delle università più prestigiose del mondo, la situazione è analoga. Su 50 studenti, le studentesse sono tre. Nonostante la presenza femminile sia in aumento, il disequilibrio permane tutt’oggi a livello europeo. In Italia le laureate in ingegneria si fermano al 30%, una percentuale che si abbassa drasticamente nel settore auto. Sono meno del 10 per cento. «È un problema culturale – dice senza mezzi termini Sara – dipende da quello che è scientificamente descritto come la minaccia dello stereotipo. Si alimenta con la paura che hanno le ragazze di confermare i pregiudizi negativi, la scarsa autostima come il non sarò abbastanza brava e l’assenza di modelli femminili». Un circolo vizioso che spetta alle nuove generazioni spezzare definitamente. È questa una delle sfide del futuro. Incrementare la presenza femminile nel campo delle scienze. «Non è solo una questione di genere, parliamone in termine di equità e valorizzazione del talento» afferma decisa.
Sara Cabitza sarà una delle speaker dell’evento “Donne di Futuro” che si terrà lunedì 19 novembre presso lo showroom Microsoft in Via Pasubio 21, MIlano. Registrazioen obbligatoria scrivendo all’indirizzo mail: alleyoop@ilsole24ore.com. Tutto esaurito per le registrazioni su eventbrite.
L’intervista completa è contenuta nell’ebook “Donne di futuro – Generazioni a confronto sul lavoro di domani”, scaricabile gratuitamente cliccando sulla copertina qui di seguito.