Chi ha paura del lupo cattivo?

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Il lupo, da sempre, è il protagonista negativo delle storie, l’animale che spaventa, che ferisce, e che addirittura può mangiare una persona intera! Utilizzato spesso come “spauracchio” per bambini o come contraltare dei buoni delle favole, in realtà è davvero così spaventoso?

Ciò che non si conosce fa più paura. Allora sarebbe, forse, meglio raccontare ai piccoli chi è davvero il lupo, cosa fa, dove vive, e quanto è importante la sua presenza nel nostro ecosistema. Ci ha pensato Giuseppe Festa, col suo libro “Lupinella”, della collana EDITORIALE SCIENZA. Una storia meravigliosa, quella della lupa e della sua famiglia, che è quella di tutti i lupi che negli ultimi anni hanno ripopolato le Alpi. A differenza di altre specie che hanno corso il rischio di scomparire, il lupo è tornato sulle Alpi “con le proprie zampe”, grazie ad un processo di ricolonizzazione naturale.  Leggendo la storia, il timore si trasformerà in curiosità, perché il lupo è un animale che ha comportamenti simili a quelli degli esseri umani: vive in una famiglia, si muove in branco e accudisce i cuccioli fino a quando questi non siano in grado di cercare la propria strada. Il lupo intimorisce perché è un predatore e, come tutti i predatori, per vivere deve cacciare. Giuseppe Festa racconta con sensibilità e accuratezza la vita di Lupinella e spiega che “il lupo non è il cattivo delle favole, fa solo quello per cui è nato e il suo istinto è necessario e prezioso per mantenere l’equilibrio dell’ambiente in cui vive”. Il suo ritorno è un valore aggiunto.

Tutto ciò che si teme, lo si vuole distruggere. Per questo, la conoscenza è alla base del rispetto. Rispetto degli altri esseri viventi e rispetto dell’ambiente. Ambiente è una parola astratta per un bambino piccolo: è da adulti che  di solito si sviluppa la consapevolezza e l’interesse scientifico nei confronti dell’ecosistema, così come la sensibilità sui temi di tutela paesaggistica, di attenzione alla natura.

1eb44c09bf4b4b48836a0289eba988e870648e-78reid5gCome parlare ai bambini di ambiente, allora? E’ possibile renderli sensibili su questo tema? Oggi, già nella scuola dell’infanzia, si parla di educazione ambientale, che ” è un processo per cui gli individui acquisiscono consapevolezza verso il loro ambiente; acquisiscono e scambiano conoscenze, valori, esperienze che li metterà in grado di agire per risolvere problemi attuali e futuri”. Prima che di educazione, però, bisognerebbe parlare di sentimento per l’ambiente, perché il primo approccio alla conoscenza del mondo non può non partire da ciò che i bambini provano, da ciò che vivono e sperimentano. I piccoli hanno doti straordinarie di osservazione, restano incantati dalle trasformazioni e dalle caratteristiche dei paesaggi naturali e degli animali, e, pur non sapendolo spiegare, sanno perfettamente il significato di “prendersi cura”, mettendolo in pratica quotidianamente.

Ecco, si può cominciare da qui: insegnare ad osservare, insegnare ad amare, coltivare la propensione  a prendersi cura di ciò che c’è  intorno, attraverso esperienze “sul campo”, e attraverso storie come quella di Lupinella, in cui i bambini siano naturalmente portati ad identificarsi con la protagonista e spinti a “sentire” le emozioni che passano dal libro, dal suo autore e dalla voce di chi legge.

Spesso ci si dimentica del posto in cui si vive. Lo si calpesta, lo si tratta male. Eppure, almeno noi adulti, dovremmo sapere che l’ambiente non è solo una parola complicata per descrivere quello che ci circonda. L’ambiente siamo noi, ne facciamo parte, ne siamo immersi e totalmente uniti. Quando si parla del pianeta, degli animali, della qualità dell’aria, delle specie in via d’estinzione, dei rifiuti abbandonati, dell’acqua che si spreca, del mare pieno di plastica, si parla di noi, si parla della nostra casa, del nostro presente e del nostro futuro.

L’educazione ambientale non è soltanto una materia, è una modalità di approccio sensibile e attento, che si trasmette fin dalla scuola dell’infanzia, perché si sviluppi una piena conoscenza della propria umanità e dell’importanza di ciascun essere vivente sulla terra. Perché ciò che si conosce, non si teme. Ciò che si conosce, lo si impara ad amare e, soprattutto, a rispettare.

  • Giuseppe Barbiero |

    Gentilissima, grazie del suo bell’articolo che descrive meravigliosamente quella che noi chiamiamo ‘ecologia affettiva’: lo sguardo ‘magico’ che hanno i bambini quando sono immersi nella Natura. Uno sguardo che trae origine dalla nostra ‘biofilia’, l’innata affiliazione che noi esseri umani stabiliamo con gli altri organismi viventi (E.O. Wilson). Grazie!

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