Tamara mi guarda dritta negli occhi ed in tono serio mi dice: “io corro per dimostrare di essere più brava dei maschi”.
Tamara Molinaro ha quasi ventun anni ed è pilota di rally. È letteralmente nata tra i motori, dato che i genitori sono proprietari di un team di auto da rally. Cresciuta nel comasco, ha osservato ed ammirato quotidianamente quelle macchine che un giorno avrebbe voluto tanto pilotare. Nel 2016 corona il suo sogno e comincia a gareggiare con la scuderia Redbull e con Pirelli. Solo un anno dopo grazie al team Opel Motorsport diventa pilota ufficiale e si porta a casa il titolo di campionessa europea femminile. Quest’anno Tamara ha invece corso con un rally classe R5: unica donna al mondo finora a competere con questa vettura.
Mi racconta come non sia semplice essere donna in un mondo quasi completamente maschile: deve dimostrare di essere brava, non per gioco ma perché tutte le volte che corre deve scardinare con i fatti il pregiudizio ‘donna al volante…’. Sempre con lo stesso sguardo sicuro di sé, ma abbozzando un sorriso, aggiunge: “a fine gara, gli uomini con cui gareggio, vanno spesso a casa offesi…”
Tamara è una tosta. Bastano meno di cinque minuti per capirlo. Il rally non è un mondo facile e non solo se si è donna: non si scherza, non è uno sport per tutti. Riuscire a trovare degli sponsor non è semplice: “una macchina costa mediamente 250.000 euro, inoltre si usura, necessita di tantissima manutenzione. Una gara costa circa 40.000 euro. L’anno scorso ho fatto quindici gare. Ti lascio immaginare quanto mi sia costato” sottolinea la pilota.
Inoltre l’allenamento necessario per prepararsi alle gare è fondamentale: sia fisico (vanno rafforzate braccia ed addominali), ma anche mentale. Proprio perché è uno sport di endurance, è necessario fare esercizi per sviluppare le capacità mentali per sopportare stress e caldo. “ Ho affinato le tecniche di rilassamento, devo saper reagire agli imprevisti non di impulso ma a mente lucida. Lo scorso anno mi sono ribaltata in un corso d’acqua e ho visto l’acqua entrare dai finestrini, ho dovuto reagire mantenendo i nervi saldi. Durante la gara il mio livello di concentrazione dev’essere al top. Il copilota, con cui ho un rapporto di fiducia altissimo, mi segnala con dei numeri l’inclinazione della curva ed in base a quel numero imposto la velocità” mi spiega Tamara. Proprio per questo l’adrenalina che le regala correre con un rally non l’ha mai provata con nessun altro sport.
Lo sguardo di Tamara non è cambiato, continua a guardarmi attentamente mentre mi dice: “quest’anno ho potuto guidare una R5, una macchina mai usata da nessuna donna, grazie ai sacrifici fatti dai miei genitori. Ho ottenuto un ottimo risultato. Quando sono scesa dalla macchina, mio padre, che è un omone che non si commuove facilmente, piangeva tanto e vederlo mi ha commossa”.
Gli occhi di Tamara ora sono lucidi.