A pochi giorni dalla Giornata Mondiale del Rifugiato, che sarà celebrata il prossimo 20 giugno, arriva la seconda edizione dell’ “Atlante dei minori stranieri non accompagnati – Crescere lontano da casa” di Save the Children.
Nel 2017 sono stati ospitati nel sistema di accoglienza 18.300 minori soli, di cui la metà in Sicilia. Solo il 3% è andato in affido, mentre sono più di 1.200 i minori di 14 anni (pari al 6,7%). Ma ciò che allarma è il numero degli irreperibili: sono considerati tali i minori stranieri non accompagnati per i quali è stato segnalato dalle autorità competenti alla Direzione Generale dell’Immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali un allontanamento ed è la categoria che certo desta molta preoccupazione, se si considera il rischio di sfruttamento nel lavoro minorile o – peggio ancora – nella prostituzione. Al 31 dicembre 2017 il loro totale ammontava a 5.828 minori, in diminuzione rispetto all’anno precedente, ma soltanto per via della riduzione degli arrivi via mare. Solo l’anno scorso, invece, si rendevano irreperibili 2.440 dei 15.779 minori giunti senza figure di riferimento nel corso del 2017.
Ormai la presenza dei minori stranieri non accompagnati sul nostro territorio è una costante ormai da diversi anni. E quali sono i percorsi previsti per questi piccoli e adolescenti che arrivano in Italia con un passato doloroso e dopo aver affrontato un viaggio rischioso, se non torture e schiavitù?
«Da tempo denunciamo ripetutamente le condizioni di vulnerabilità di questi bambini e adolescenti – dichiara Valerio Neri, direttore generale di Save The Children Italia, nel corso della presentazione presso l’Ufficio di Informazione del Parlamento Europeo – raccogliendo nei porti di sbarco le loro terribili testimonianze sulle violenze compiute dai trafficanti lungo tutto il percorso e la permanenza in Libia. Anche oggi, di fronte alle persone che continuano a rischiare la loro vita nel Mediterraneo e agli ostacoli frapposti ai soccorsi, l’Europa non trova una voce comune in difesa dei diritti in particolare di chi è più vulnerabile, preoccupandosi invece di rafforzare le proprie frontiere. I bambini non possono essere ostaggio delle dispute politiche e il soccorso umanitario deve essere una priorità, insieme all’apertura di canali legali verso l’Europa e agli interventi di sviluppo nei paesi di origine e di transito dei migranti».
Nelle novantatre pagine di questa seconda edizione si parla, in particolare del viaggio, quel viaggio che i minori compiono verso l’Italia e l’Europa, fatto di ostacoli e di rischi, al pari della traversata in mare. Una volta arrivati in Italia, nella metà dei casi i minori sono rimasti in Sicilia (7.988): a seguire sono approdati in Calabria (1.443), Lombardia (1.216), Lazio (1.049), Emilia Romagna (1.017). Per quanto riguarda la provenienza quasi la metà dei minori accolti (il 48,7%) arriva soltanto da 5 paesi, ovvero Gambia (12%), Egitto ( 9,9%), Guinea (9,6%), Albania (9,6%) ed Eritrea (8%).
«Fra pochi giorni si celebra la Giornata internazionale del rifugiato. Il 51% dei rifugiati nel mondo è costituito da minorenni: più di 11milioni di ragazzi e ragazze – aggiunge Neri – soli o con le proprie famiglie, costretti a vivere in strutture di accoglienza di emergenza, spesso privati della possibilità di andare a scuola e in condizioni igienico sanitarie precarie. Intere generazioni di bambini e bambine che hanno come unica realtà di vita quella di un campo profughi, senza una scuola o un ospedale, privati dei loro diritti fondamentali e della propria infanzia. I 15.779 ragazzi e ragazze giunti in Italia nel 2017 rappresentano una piccolissima parte di questi milioni di minorenni che, nel mondo, hanno deciso di lasciare il proprio villaggio e la propria città per trovare condizioni di vita migliori in altri paesi, spesso della stessa regione. Inseguono il sogno di un’esistenza priva di stenti, violenze e persecuzioni e cercano di raggiungere i paesi dove sanno esistere un livello di vita migliore. Per loro le possibilità legali sono di difficilissimo accesso e per questo si affidano ai trafficanti che li trattano come merci e con i quali loro e le loro famiglie si indebitano fino al costo della vita. Per molti di loro la decisione di partire e rischiare la vita è una scelta obbligata».
Un’importante svolta potrebbe arrivare dal potenziamento dello strumento dell’affido. Al 31 dicembre 2017 risultano essere in affido familiare solo 567 minori stranieri non accompagnati sugli oltre 18.300 in accoglienza (il 3,1% del totale), secondo le stime del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel suo report di monitoraggio. Questi dati riguardano affidamenti tuttora in corso e tengono quindi in considerazione anche i provvedimenti emessi negli anni precedenti. Soltanto nel 2017, al Ministero del Lavoro risultano essere stati emessi in Italia appena 306 provvedimenti di affido, di cui 236 ragazzi (77,1%) e 70 ragazze (22,9%), la metà dei quali di 17 anni (150, pari a 49%). La regione in cui questa buona prassi è più diffusa è l’Emilia Romagna con 40 provvedimenti(13,1%); seguita da Veneto e Piemonte con 24, (7,8%); Toscana con 22 (7,2%); Lombardia con 20 (6,5%). La nuova legge di accoglienza e protezione dei minori migranti (c.d. Legge Zampa, di cui anche AlleyOop si è occupata, in occasione del primo anniversario di entrata in vigore) incoraggia fortemente l’affido familiare, proprio come prima opzione rispetto all’inserimento in comunità.
L’ambito che ha registrato il maggiore impulso da parte degli enti attuatori è stato quello dei tutori volontari, rappresentanti legali e portavoce degli interessi del minore, ponte con le istituzioni e persone di riferimento, con cui confidarsi e a cui chiedere aiuto o consiglio nel quotidiano, grazie alla legge 47 del 2017, Al 7 maggio 2018, infatti, sono 4.110 le candidature dei cittadini che hanno dato la loro disponibilità a diventare tutore volontario e 1.070 i nominativi trasmessi ai Tribunali per i Minorenni di coloro che, avendo già terminato il corso di formazione, sono pronti ad assumere una tutela. Quasi tutti i Garanti regionali hanno attivato corsi di formazione sul territorio nazionale, mentre le principali difficoltà riguardano i tempi di nomina. «I tutori sono un tassello fondamentale del processo di integrazione – ha dichiarato Raffaela Milano direttrice dei Programmi Italia di Save The Children – se lo intendiamo, come dovremmo, non solo nei termini di garantire risorse materiali fondamentali (un posto dove dormire, un modo per mantenersi), ma anche come ricostruzione di un legame di fiducia – traumaticamente interrotto a causa della fuga e durante il viaggio – nei confronti degli altri, così come riguardo alle proprie capacità e ai propri talenti. La disponibilità dei tutori volontari è un segnale straordinario che viene dalla società civile e che oggi sta alle istituzioni raccogliere e non tradire».