“Perché mai, Pannykis, la gente dice sempre verità approssimative, come se la verità non risiedesse soprattutto nei singoli dettagli?”. Sono parole che in La Morte della Pizia (Adelphi, 1988) Friedrich Durrenmatt fa pronunciare a Tiresia, celebre indovino della mitologia greca, mentre chiacchiera con una sacerdotessa di Apollo (appunto una delle Pizie) nel Santuario di Delfi. Una riflessione, che mi è venuta alla mente quando mi sono imbattuto, nel corso del mio bighellonare web, in un’interessante lettera pubblicata dal noto sito Buzzfed.com. In questa lettera Jacob Tobia, che si definisce una persona gender non conforming, si rivolge alla generalità dei genitori americani proponendo una riflessione che, per quanto sotto certi aspetti scontata, non ho trovato affatto banale.
Dalla foto del suo profilo da blogger Jacob pare un ragazzo come tanti altri: sguardo acuto, camicia bianca e un papillon rosso che gli dona un tocco di irriverenza. Un’immagine molto diversa dalle foto che corredano la sua lettera: capelli lunghi e leggermente mossi, rossetto dai colori sapientemente abbinati ad abiti variopinti, monili vistosi e scarpe dal tacco più o meno importante o fashion. Cosa che, in un primo momento, mi stupisce perché non certo conforme allo standard di vestiario che, nella quotidianità, ci si aspetta da un ragazzo.
Dopo un attimo di riflessione, parafrasando la spassosissima e famosissima imitazione di Daniela Santanchè ad opera di Paola Cortellesi, mi sono stupito del mio stupore. Possibile che io, abituato a trattare tematiche sul genere fluido, possa avere questo tipo di reazione? Probabilmente sì ed è proprio della reazione negli occhi di chi guarda che tratta la lettera di Jacob, soprattutto quando non riguarda osservatori qualunque ma bambini accompagnati dai propri genitori. Secondo il blogger molti dei bambini che lo incrociano per strada reagiscono alla sua vista con un misto di sorpresa e confusione che porta a esclamazioni come “Mamma, quel ragazzo porta il rossetto!” O “Guarda, papà! Guarda cosa sta indossando!” Reazione naturale secondo Jacob che, tuttavia, è molto più interessato alle risposte e agli atteggiamenti che assumono i genitori di fronte alle esclamazioni dei propri figli. Secondo l’autore, uno dei riscontri più comuni è un malcelato imbarazzo abbinato generalmente a frasi sbrigative quali “Non è bello parlare di estranei”. Una frase che taglia di netto qualsiasi replica e che porta i bambini a imbarazzarsi a loro volta, a distogliere lo sguardo e a dimenticarsi della questione.
Ma è giusto così? Per Jacob assolutamente no, tanto che si è preso la briga di rivolgersi a tutti i genitori americani per proporre uno spunto di riflessione che, data la sua estrema chiarezza, riporto per intero “In realtà, quando tuo figlio si è rivolto a te e ha detto “Guarda, quel ragazzo sta portando il rossetto!”, quello che stava facendo davvero era porre una domanda. Dietro ogni osservazione sulla diversità è implicita la domanda se questa diversità sia accettabile o meno. Quindi, se tuo figlio ha commentato di aver visto un ragazzo con il rossetto, quello che stava chiedendo veramente era “mamma / papà, va bene per i ragazzi indossare il rossetto? Quello che fa quella persona è accettabile?”.
Se ti sei rivolto a tuo figlio e hai detto goffamente “Non è bello parlare di estranei”, non solo non hai risposto alla sua domanda ma hai effettivamente troncato quella che avrebbe potuto essere una conversazione produttiva e affermativa. Hai ridotto un momento in cui tuo figlio avrebbe potuto imparare una lezione importante su come rispettare l’ampia diversità di espressione di genere riducendolo a una lezione secondaria e meno importante sull’educazione in pubblico. Inoltre, dimostrando il tuo disagio per la situazione, hai messo a disagio anche i tuoi figli, inavvertitamente favorendo la cultura dello stigma e del disagio che circonda le persone che non rispettano il genere”.
Parole acute. Ripensando alla mia reazione iniziale ho capito che il problema non è stato il mio stupore, in fondo è stata solo una reazione istintiva, quasi un arco riflesso derivante dai paradigmi sociali a cui sono abituato. Ciò che conta è la capacità di comprenderlo e di trasmettere la verità in tutti i suoi dettagli dando una spiegazione a chi ci ascolta. Tiresia ci ha visto lungo, forse perché era un indovino o forse perché, secondo il mito, pare che abbia trascorso ben sette anni della sua vita con le sembianze di una donna.