La startup “angelo custode” che aiuta le donne rifugiate a trovare un lavoro

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Si chiama Work Wide Women ed è una startup particolare. Non solo perché è tutta al femminile. Il nome richiama immediatamente la tripla W che contraddistingue la Rete (con la R maiuscola) e non è un caso. Perché tra gli obiettivi della società nata nel 2014 c’è soprattutto quello di diminuire la disoccupazione femminile e far sì che le donne si avvicinino all’Information communication technology (Ict), un settore in cui a livello globale le posizioni sono ricoperte per l’85% da uomini, ma dove la domanda di figure professionali è in costante e incessante crescita.

Ora, già questo varrebbe più di molte altre notizie: un’azienda totalmente femminile che favorisce l’inserimento di altre donne in un settore dominato dagli uomini e che, per inciso, determinerà probabilmente il futuro di tutti. In realtà c’è di più. Soprattutto l’iniziativa Foreign Sisters, che è valsa a Work Wide Women il recente riconoscimento “Welcome. Working for Refugee Integration“, con il quale l’Unhcr premia annualmente le aziende che favoriscono il processo d’integrazione dei rifugiati in Italia. : Il premio vede al fianco dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati il ministero del Lavoro, quello degli Interni e Confindustria.

«Scopo del progetto Foreign Sisters era fornire alle partecipanti un set di risorse a cui attingere per affrontare in modo consapevole e innovativo la ricerca del lavoro» spiega Linda Serra, ceo di Work Wide Women di cui è cofondatrice insieme a Giusy Aloe, Cecilia Pedroni, Francesco Aloe e Carlo Alberto Pedroni.

sito-work-wide-women-696x363«Abbiamo costruito un network fatto di tanti partner che lavorano nel comparto dell’innovazione – continua Linda Serra -, per dare una visione diversa e una diversa forma di accoglienza alle partecipanti. Tutte le ragazze sono state seguite e hanno fatto colloqui di selezione presso le sedi di Synergie Italia, hanno imparato a presentarsi in pubblico e hanno elaborato un proprio video Cv. Alcune hanno rifiutato delle posizioni per continuare a studiare, altre si sono spostate dal nostro Paese per andare all’estero e continuare il proprio percorso in modo più consapevole e con uno sguardo rivolto a prospettive differenti rispetto, magari, a quelle che si erano immaginate prima di arrivare in Italia». Il progetto Foreign Sisters si è sviluppato nel corso del 2017 ha coinvolto 30 donne di varie nazionalità (rifugiate o richiedenti asilo) che hanno seguito il corso di alfabetizzazione digitale di 40 ore, durante il quale hanno potuto apprendere strumenti fondamentali come l’utilizzo della posta elettronica, di Skype, Maps, del traduttore online, e hanno imparato come creare un profilo Linkedin oltre al curriculum vitae online.

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Il corso, in italiano e inglese, ha visto le docenze curate da Work Wide Women insieme a Google Italia, si è svolto a Bologna nella sede dell’acceleratore Tim WCap, con la collaborazione della cooperativa Lai-Momo, che si è occupata del recruiting, e di Synergie Italia, specializzata in human resources. Foreign Sisters è stato realizzato anche con il supporto dell’ambasciata degli Stati Uniti in Italia, che da anni sostiene i progetti di integrazione rivolti alle donne rifugiate e immigrate.

Ma chi erano le partecipanti a Foreign Sisters? «Le partecipanti avevano provenienza diversa, tra cui la Nigeria, e un’età media tra i 25 e i 35 anni – racconta la ceo di Work Wide Women -. La maggior parte di loro aveva studiato fino alle scuole medie e alcune avevano anche diplomi di scuola superiore o universitari. La cosa che ci ha colpito è che anche quelle con una scolarizzazione elevata, alla domanda “che lavoro vorresti fare?” rispondevano “baby sitter o pulizie”. Questo ci da l’idea delle prospettive che il nostro paese offre a queste persone che arrivano qui cariche di speranze e poi si rendono contro che per loro sono possibili solo determinati lavori, e che non hanno sbocchi differenti. E’ proprio questo tipo di mentalità che abbiamo voluto cambiare, offrendo loro una visione diversa e degli strumenti che le aiutassero a credere e a costruire un futuro rispondente alle proprie aspirazioni».

Anche se si definisce ancora una startup, Work Wide Women ne ha fatta di strada in circa quattro anni di vita come piattaforma di social learning dedicata alla formazione delle donne sulle nuove tecnologie e i mestieri del web.

workwidewomen«Il nostro sito conta oltre 4mila iscritte, abbiamo una App che ne conta circa 2mila e, grazie alla collaborazione con vari partner, abbiamo coinvolto oltre 3mila donne in tutta Italia in eventi di formazione in aula» sottolinea Linda Serra. Cifre che rivelano, anche, come la piattaforma bolognese sia andata a occupare uno spazio vuoto – o perlomeno poco presidiato – nell’ambito della formazione. Inoltre, come accade spesso per le materie scientifiche, anche il mondo Ict sconta probabilmente un pregiudizio di fondo circa “l’occupabilità” femminile. Anche per questo Linda Serra chiarisce come «l’obiettivo a medio termine di Work Wide Women è dare alle donne sempre più opportunità di accesso a programmi di training volti all’avvicinamento ad aziende del settore Ict, tecnologico e industriale, in modo da scoprire le opportunità che questi settori possono offrire per l’universo femminile. Obiettivo a lungo termine di Work Wide Women è di sviluppare un sistema innovativo che offra alle aziende l’opportunità concreta di diffondere la cultura del valore della diversità e dell’accoglienza all’interno delle realtà aziendali, specialmente quelle di grandi dimensioni».

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Linda Serra

Le attività del team di Linda Serra (tre dipendenti più un nutrito pool di esperti e consulenti) vedranno anche quest’anno «le collaborazioni con Google Italia insieme al quale portiamo avanti il progetto Google Days» spiega la manager, «per offrire l’opportunità alle donne italiane di apprendere strumenti e sistemi innovativi e di accedere a un network di eccellenza al femminile; saremo nuovamente al fianco di Avanade Italia con il progetto Sardinian Pre-Academy For Girls, per offrire a 10 giovani neo laureate l’opportunità di divenire software developers. Inoltre – prosegue Linda Serra – stiamo realizzando con Coop Alleanza 3.0 uno Startup Boot Camp in cui insegneremo a ragazze e ragazzi  figli dei dipendenti Coop a sviluppare un’idea di startup. A Ottobre saremo al Mashable Social Media Day 2018 con due workshop al femminile su Big Data e Google Analytics».

E sul fronte dei rifugiati? «Stiamo progettando un nuovo percorso per le donne rifugiate in cui coinvolgere i nostri partner e clienti al fine di aiutare le ragazze e le donne che arrivano nel nostro paese e donare una nuova prospettiva di lavoro concreta. Ci piacerebbe – auspica Linda Serra – lavorare sul tema della costruzione di una vera e propria figura professionale».