Sono brave. Molto brave. Eppure, il più delle volte, restano nelle retrovie, combattute tra lavoro e famiglia. E soprattutto frenate dal timore di non essere abbastanza perfette per candidarsi a quel ruolo. Per contrastare questi pregiudizi e aiutare le donne a farsi spazio anche in ambienti di lavoro tipicamente maschili, NTT Data Italia, branch italiana della multinazionale IT giapponese, ha avviato qualche anno fa il progetto NTTDonna, mettendo a capo dell’iniziativa, come executive sponsor, la senior vice president Nadia Governo.
Come è nato il progetto?
Il progetto è nato a fine 2016 per un’intuizione dell’ad Walter Ruffinoni. A spingerci in questa direzione sono state principalmente due ragioni. La prima è che siamo un’azienda tecnologica e in quanto tale è per noi cruciale trovare talenti che possiedano le skills digitali adatte. Una cosa tutt’altro che scontata visto che l’Unione Europea dice che nei prossimi anni serviranno oltre 9 milioni di persone con queste abilità, e va da sé che ci sarà bisogno tanto degli uomini, quanto delle donne per raggiungere questo livello. Inoltre le donne hanno sicuramente delle doti – tra cui la capacità di problem solving, l’attenzione verso l’inclusione e quella di fare team building – che aiutano quando si lavora in ambito digital. Alla nascita del progetto NTTDonna ha inoltre contribuito la necessità di far fronte a un problema oggettivo. Nonostante infatti la base dell’azienda fosse costituita da circa il 30% di donne, ai vertici le professioniste erano decisamente scarse. Così, per risolvere questo problema, ci siamo dati dei target di assunzione – pari al 50% di donne – e abbiamo analizzato i motivi per cui le donne faticano a fare carriera in azienda.
Siete riusciti a rispettare questi target?
Ci abbiamo provato ma nonostante i nostri tentativi, abbiamo avuto problemi proprio a livello di candidature visto che le ragazze che scelgono le facoltà scientifiche sono ancora troppo poche. Questa constatazione ci ha quindi spinti ad avviare iniziative nelle scuole, dove colleghe e colleghi offrono il proprio tempo per organizzare corsi di coding per le studentesse delle scuole elementari e medie. Finora abbiamo avviato 300 corsi e devo dire che sia i docenti che le scuole sono molto interessati e consapevoli del valore di questi insegnamenti per il futuro dei loro allievi.
Lei è una delle poche donne ai vertici dell’azienda. Come è riuscita a portare avanti il suo percorso di carriera?
Io mi sono laureata in una materia Stem quindi direi che le mie scelte personali mi avevano già spinta in questa direzione, sperimentando peraltro fin dall’università il fatto che le donne in questo settore sono la minoranza. A mio vantaggio devo dire che ho sempre avuto però una grande consapevolezza delle mie capacità e non ho mai temuto di non farcela. Una cosa che invece pensano molte donne e che le spinge a sottovalutarsi come abbiamo rilevato anche tra le colleghe qui in azienda. Si tratta di un’attitudine che si riflette sul fatto che spesso di fronte a una posizione aperta, le donne si candidano solo se sono in possesso di tutti i requisiti, al contrario dei colleghi uomini che invece ci provano anche se non sono perfetti per quella job position.
Che altro pesa sulla carriera delle donne?
Sicuramente la difficoltà a conciliare vita familiare e impegni lavorativi anche a livello “emotivo”. In questo senso credo che un grande aiuto lo diano misure come quelle avviate anche da NTT Data e che comprendono, ad esempio, l’introduzione dello smart working. Prima di ogni misura materiale penso però che ognuna di noi debba fare i conti con se stessa e con la propria scala di valori. Io per esempio ho sempre saputo che i miei figli e la mia famiglia sono al primo posto nella mia vita, e tuttavia so anche che se, in parallelo, non avessi portato avanti un percorso professionale gratificante, non sarei stata nemmeno una buona mamma perché non sarei stata abbastanza soddisfatta di me stessa.
Quanto contano in questo percorso di consapevolezza femminile avere dei role model?
Conta molto perché dimostrano che sia possibile anche per le donne avere sia una vita privata che una posizione di rilievo.
E nel suo caso, com’è sta andando l’esperienza come role model?
Bene, ma fin da subito ho voluto coinvolgere anche le altre colleghe chiedendo loro di diventare ambasciatrici del progetto. Molte ci hanno subito dato fiducia ma devo ammettere che all’inizio c’è stata anche un po’ di diffidenza.
Per quale ragione?
Perché non tutte le colleghe l’hanno percepita fin da subito come un’iniziativa volta a valorizzare le donne, ma piuttosto come una scorciatoia, un modo per spianare loro la strada e non farle giocare ad armi pari. Come dire “ti promuovo solo perché sei donna”. Fortunatamente poi le cose sono cambiate e siamo riusciti a far passare il messaggio che quello a cui puntiamo è piuttosto un nuovo stile di leadership a cui donne e uomini contribuiscono insieme, portando così valore a tutta l’azienda.
Che cosa prevede il progetto NTTDonna per il 2018?
Abbiamo aderito al manifesto di Valore D e stiamo lavorando per far crescere il numero delle donne che lavorano in azienda soprattutto al Sud. Lì infatti oltre a un tasso di occupazione femminile più basso, è inferiore alla media nazionale anche il numero delle giovani che scelgono di studiare le materie Stem. Per questa ragione abbiamo avviato un progetto con l’Università Federico II di Napoli. Inoltre continueremo a fare incontri periodici aperti ai dipendenti con scrittori e giornalisti per raccontare storie di autodeterminazione femminile così da contribuire anche in questo modo a creare una cultura della parità e alla crescita di role model a cui ispirarsi.