I padri separati in Italia sono quasi 4 milioni e solo il 2% di questi vive con i figli. La maggior parte invece incontra i figli qualche volta a settimana. Nei week end, in maniera alternata, in altre occasioni infrasettimanali, con pernottamento o senza. La tendenza prevalente, quella che suggeriscono quasi tutti gli avvocati, è la frequentazione infrasettimanale il mercoledì. Perché il mercoledì? Forse perché è a metà settimana, ma credo che in realtà non ci sia una ragione precisa.
Però c’è un filo rosso che collega i mercoledì dei padri con la maternal preference che l’Italia esibisce senza imbarazzo. La prevalenza materna si fonda sull’assioma che le donne sono fatte a donne e quindi sanno fare le madri e dare cura e affetto e sanno fare da mangiare e sanno ricordare che i denti vanno lavati e anche le orecchie e pure dietro. Si fonda anche sull’evidenza che i bambini sono fatti a bambini e quindi vogliono la mamma e stanno bene con la mamma e che senza la mamma soffrono e forse non mangiano e forse non si lavano, tanto meno dietro le orecchie. Quindi il mercoledì dei papà rientra nella teoria della riduzione del danno. Sì perché in una sola notte di guai seri se ne possono fare davvero pochi, e i figli terranno duro sapendo che l’abbraccio della mamma è a distanza di poche ore.
Questa intelligente vulgata, ormai assurta a standard de facto delle separazioni italiane è sorda a una banale ovvietà: una notte fuori è una trasferta e come quasi tutte le trasferte è faticosa. Non permette di fare molto, se non mangiare, dormire e trasferirsi da un posto all’altro. Manca di una cosa che ai bambini piace molto, la durata.
Il mercoledì dei padri è il giorno più triste della settimana. Carico di attesa, deve essere la sera più bella, quella che ricompensi di tutta l’assenza passata e a venire, che possa condensare in una manciata di ore l’affetto e i racconti e la confidenza. Deve essere la sera perfetta e al lavoro non deve succedere nulla, perché la testa deve essere sgombra, la metropolitana deve essere puntuale perché contano anche i singoli minuti. Eppure la giornata è tremenda, la metropolitana è in ritardo, il figlio stanco come se avesse corso la maratona e desideroso solo di rilassarsi davanti ai cartoni animati.
Quante serate così nella vita di tutti, madri e padri, ma per loro, che con i figli vivono, a un mercoledì sbagliato risponde un giovedì giusto oppure ci si consola nel ricordo dell’allegro martedì appena trascorso. C’è sempre un’altra possibilità. Il padre separato no, non può fallire e spesso fallisce. E il mercoledì dei papà è insieme il giorno più atteso e quello più amaro, il blue Wednesday.