“Scusa, non ti ho risposto perché mi ero chiusa in bagno per avere 5 minuti per me”. Mi ha risposto così un’amica l’altro giorno. Due figli, un lavoro a tempo pieno, una madre da accudire anche se non a tempo pieno. E per respirare, anche solo un pochino, l’unico buco spazio-temporale che la famiglia concede (ma solo se i figli hanno superato i 4 anni, di solito) è il bagno. E le mamme lo usano come rimedio di emergenza. Come fosse quel tasto rosso che lampeggia per l’espulsione da una navicella spaziale.
Cinque minuti per sé, per leggere una pagina di giornale o di libro, per fare il punto della situazione della giornata, per limarsi l’unghia che si è rotta, o rispondere ad un messaggio di un’amica. Una pausa che non può essere considerata tempo per se stesse. D’altra parte in Italia le donne tra i 25 e i 64 anni dedicano al tempo libero il 9,9% delle loro giornate (dato che mi sembra approssimato molto per eccesso se mi guardo attorno), contro il 19,4% degli uomini, secondo i dati Istat. Una percentuale di certo ben più limitata nella fascia di età tra i 30 e i 50 quando gli impegni familiari sono più gravosi: le donne impiegano circa 5,30 ore al giorno in lavori domestici contro l’ora e mezza circa degli uomini.
Stare a piangere su questi numeri o recriminare serve proprio a poco. Rassegnarsi ad aspettare tempi migliori anche. Il tempo per se stessi va conquistato, se davvero lo si vuole. Anche quando sembra impossibile, anche quando non si crede di avere lo spazio per farlo. E a questo proposito, che tante e tanti accomuna anche in questo 2018, abbiamo pensato di dedicare il primo mese del 2018, al #tempoperme.
Se lo si cerca sui social media il “tempo per me” è soprattutto reclamato ed esibito dalle donne. E i post o i tweet mettono in mostra manicure nuove di zecca, bagni alle terme, un libro o una tazza di te. Poco altro a dire il vero. Eppure a leggere nel pozzo dei desideri c’è molto di più: le lezioni di Krav Maga del lunedì sera, una birra dopo cena con le ex compagne di università, la mostra di Monet al Vittoriano, dipingere un quadro, fare la maglia guardando la propria serie preferita, stare sdraiate per terra ad ascoltare la Turandot, mangiare un panino in pausa pranzo ai giardinetti comunali, un torneo di biliardino il sabato pomeriggio, farsi un bagno di mezzora in un mare di bolle di sapone, due tiri a canestro con gli amici di sempre, un tango in pubblico. O semplicemente restare lì, che sia su un prato, sul divano, su una spiaggia, su un’amaca con lo sguardo perso e i pensieri a spasso. Per un po’, per il tempo che serve. Senza dover andare per forza.
Cose semplici. Non viaggi esotici, passatempi costosi o desideri impossibili. Cose che si possono fare, solo a volerlo. Ma non le mettiamo mai nella lista “To do”, non rientrano fra le nostre priorità, non trovano posto fra lavoro, famiglia e faccende domestiche. Le giornate finiscono e si rimanda a domani e poi a dopo domani e così via. E poi arriva capodanno e si fa mente locale su ciò che non si è fatto, sperando che il nuovo anno porti quel tempo necessario. Poi l’amica con cui volevamo chiacchierare si trasferisce Oltreoceano, lo spettacolo teatrale che volevamo vedere è fuori cartellone da anni, il nostro cantante preferito va in pensione e la squadra di calcio per cui tifiamo viene ceduta ai cinesi e non vale più il biglietto dello stadio. Quell’amico con cui andare a pranzo ha poi cambiato lavoro e non è più in zona, le terme hanno cambiato gestione e forse è meglio non andarci più, il nostro ristorante preferito ha chiuso.
Catastrofica? Forse. Ma pensateci un po’ a tutte le cose che volevate fare e non siete riusciti a fare. Forse è ora di ripartire da sé e di concedersi del tempo. Perché il vero lusso è proprio questo: il nostro tempo.