È successo a Caserta solo poche settimane fa. Un parcheggio multilivello, abbandonato perché sottoposto a sequestro giudiziario, è tornato a vivere e a essere fruibile per i cittadini. Le piante ornamentali di Caserta e della reggia vanvitelliana, raffigurate metaforicamente in maniera viva e vitale, arrivano a decorare oltre 400 mq dove si trovano 100 posti auto e più di 180 box privati restituiti alla comunità dopo due anni di amministrazione giudiziaria. L’arte, e in particolare quella dello street artist Gola Hundun, ha messo il suo sigillo, rendendo il caso di Caserta un modello, un format replicabile anche in altri casi (non pochi) in Italia.
Ma andiamo con ordine. L’area, dove non era stata ancora completata la costruzione di un parcheggio, veniva sottoposta a sequestro. A quel punto, l’amministrazione giudiziaria guidata da Domenico Posca e Pietro Bevilacqua ha preso una decisione importante: portare avanti l’opera che era stata progettata. Malgrado il sequestro, dovuto in realtà a gestioni imprenditoriali fallimentari che hanno coinvolto a cascata i beni del gruppo, gli amministratori riescono a ottenere l’erogazione dei finanziamenti – «In questi casi, solitamente gli istituti di credito scappano, noi siamo riusciti a far comprendere l’importanza di realizzare l’opera» afferma Posca, presidente dell’associazione internazionale Management of Confiscated Assets – e a portare a termine il compimento dei lavori. Circa 40 mesi e un investimento complessivo di 6 milioni di euro e il bene viene restituito alla comunità. Da un luogo connotato negativamente a un luogo di legalità, dove lo Stato ha svolto il suo ruolo, garantendo i cittadini.
Determinante è stato anche l’intervento del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Collegio Misure di Prevenzione, presieduto dal giudice Massimo Urbano. «In Italia sono circa 17mila le aziende sequestrate identificate nel Registro Imprese, di cui poco più di 10mila pienamente operative – aggiunge Posca – per cui pensare al numero di addetti e al valore della produzione può farci capire quanto sia importante agire per puntare al recupero di questi beni. In questo caso l’arte è riuscita nell’opera di restituzione alla comunità e alla socialità, quasi fungendo da acceleratore d’impresa».
L’obiettivo di quest’operazione è soprattutto garantire continuità nei lavori e nei livelli occupazionali. «Molte aziende, anche di diverse tipologie, sono sottoposte a sequestro giudiziario non necessariamente perché in odore di criminalità – commenta Roberto Race, vice presidente di Nomos Value Research, advisory strategica e finanziaria che ha curato il coordinamento progettuale e scientifico, con la direzione artistica di INWARD Osservatorio sulla Creatività Urbana – ma perché l’iter giudiziario prevede questa misura cautelare reale che interessa la proprietà, coinvolta in un procedimento giudiziario. Ma chi pensa, nel frattempo, ai lavoratori, alle loro famiglie e alle res produttive? Che succede durante il periodo in cui la giustizia fa il suo corso e si tenta di capire quale sia la sua sorte? Per questo motivo l’iniziativa, che ha avuto come obiettivo la valorizzazione dell’area e la sua apertura alla città di Caserta, ha puntato a separare i due percorsi: da un lato quello giudiziario, dall’altro quello aziendale. Abbiamo voluto applicare un modello innovativo in un’operazione oggi unica nel suo genere: la valorizzazione di un bene sequestrato e non ancora confiscato. Affiancare un grande progetto di arte contemporanea al concetto di legalità e di nuova imprenditorialità ha consentito di riqualificare un’area che prima non era del territorio e che è stata consegnata ai suoi abitanti, famiglie, giovani e anziani, e ha generato posti di lavoro».
L’opera di Gola Hundun esalta la flora che fa dialogare la parte in superficie e quella interrata. È ecocompatibile ed ha un impatto piacevole nel contesto in cui è inserita. L’artista ha utilizzato una pittura naturale al cento per cento che, attraverso l’energia della luce, attacca gli agenti inquinanti trasformandoli in minerali innocui, riducendo la concentrazione delle particelle di ossidi di azoto presenti nell’aria e favorendo, così, la diminuzione dell’inquinamento atmosferico fino all’88,8%.