«Verso l’infinito… e oltre!»
Era il motto dell’astronauta Buzz Lightyear, protagonista di Toy Story, ma si sposa bene anche con l’ultima avventura di Martina Caironi, campionessa paralimpica bergamasca classe 1989. Martina sarà la prima ambasciatrice dell’iniziativa “Esa grand challenge”, lanciata dall’Agenzia spaziale europea per sostenere l’innovazione e la creazione di nuovi ecosistemi imprenditoriali.
Lo scorso 13 ottobre a Parigi Martina Caironi ha partecipato al “Global space economic workshop” dove ha tenuto un discorso per far riflettere sull’importanza dell’investire in tecnologia facendo anche appello al fondamentale ruolo che le grandi imprese hanno in fatto di responsabilità sociale.
Di fronte ad una platea dove sedevano i maggiori rappresentanti dell’industria europea dello spazio, energia, farmaceutica e automotive Martina ha raccontato la sua storia: a 18 anni un pirata della strada la travolge e a seguito dell’incidente le viene amputata parte della gamba sinistra sopra il ginocchio. In quel sabato sera del 2007 Martina perde l’uso dell’arto ma non la sua energia e l’amore per la vita che ancora oggi sa trasmettere. Una protesi le permette non solo di tornare alla vita di tutti i giorni ma anche di riavvicinarsi allo sport. Alla corsa, per la precisione. Dopo soli due anni, nel 2012, Martina è alle batterie di partenza dei 100 metri piani ai Giochi paralimpici di Londra dove non solo vince la medaglia d’oro ma batte anche il record mondiale. Nel 2016 a Rio de Janeiro è di nuovo ai Giochi paralimpici; vince l’oro nei 100 metri e l’argento nel salto in lungo ed è anche portabandiera della nazionale italiana alla cerimonia di apertura.
In questi dieci anni gli avanzamenti tecnologici sono stati per lei fondamentali. Come Martina spiega ad Alley Oop: “dall’incidente ho cambiato tre tipi di protesi e posso affermare che l’ausilio che si utilizza fa davvero la differenza: con il primo ginocchio meccanico facevo alcune cose basiche che mi portavano a stancarmi subito. Era comunque invalidante anche se avevo le mani libere e potessi stare in piedi. Il primo ginocchio elettronico mi ha permesso movimenti più fluidi e cambiando la modalità mi consentiva per esempio di andare a ballare o andare in bicicletta. Con l’ultima protesi posso fare ancora di più. Tramite Bluetooth collego il ginocchio ad una applicazione e posso vederne il livello di batteria, monitorare i valori o cambiare la modalità”. Una protesi ti cambia la vita, mi spiega, non ti permette solo di camminare ma anche di essere più integrato nella società. Per questo motivo Martina si batte perché tutti i disabili civili abbiano accesso alla migliore tecnologia possibile. “Mi faccio portavoce di chi voce non ne ha ma vive questa condizione tutti i giorni e lotta contro la burocrazia e gli ostacoli, come la mancanza di protesi adatte”. Non si parla di bisogni ma di diritti: partecipare alla vita della comunità e non essere discriminati.
Luca del Monte, space economy manager presso l’Agenzia spaziale europea, spiega: “l’obiettivo del ‘Global space economic workshop’ è creare una comunità di aziende sia nel settore spaziale che al di fuori dei nostri tradizionali partner per identificare nuove sfide per l’umanità che possano essere affrontate insieme da queste due industrie”. Lo spazio è molto più vicino di quanto si creda: “sia la ricerca scientifica che si fa a bordo della Stazione spaziale internazionale che gli spin-off tecnologici servono a rendere migliore la vita sulla Terra, anche quella delle persone diversamente abili. Le tecnologie derivate dal settore spaziale, o che si appoggiano su servizi spaziali, sono tantissimi: si va dai materiali come le fibre di carbonio con cui sono costruiti gli arti ai sistemi di guida per ipovedenti o non vedenti basati su sistemi satellitari, fino agli esoscheletri che possono sostenere un disabile colpito da atrofia muscolare e che sono tecnologie sviluppate per favorire il movimento in assenza di gravità degli astronauti” spiega del Monte.
L’attenzione dell’Agenzia spaziale europea con “Esa grand challenge” è dedicata allo sviluppo di tecnologie trasferibili dalla space economy ai problemi terrestri creando un nuovo ecosistema europeo di imprenditori e start-up che sviluppino soluzioni per problemi complessi, tra cui la sicurezza informatica o le disabilità. “L’idea di base – dice del Monte – è identificare delle grandi sfide scientifico tecnologiche e proporle alle nostre comunità di cosiddetti problem solver: start-up, ingegneri, ricercatori. L’obiettivo è stimolare la nascita e la crescita di una nuova generazione di imprenditori in Europa legata al mondo dello spazio. Per farlo proponiamo, insieme a dei partner industriali, delle sfide (o challenges) a cui sono associati dei premi. Una delle aree che stiamo studiando è quella delle disabilità. Lo spazio con le sue tecnologie può aiutare le persone diversamente abili a superare le proprie grand challenges”.
E sulla scelta di Martina come ambasciatrice dice: “abbiamo pensato ad una testimonial del suo calibro di perché rappresenta la volontà di superare gli ostacoli. È simbolo di tenacia e determinazione”. Tra sport e impegno sociale Martina ha fiducia nel futuro: “Mi ritengo onorata di essere stata scelta come ambasciatrice di ‘Esa grand challenge’. A volte quando si fa da pionieri si ha paura di fallire o di non essere all’altezza. Ma le mie esperienze passate mi hanno insegnato ad avere fiducia nell’ignoto”, conclude Martina.