Vacanze da viveur addio, i giovani preferiscono le esperienze formative all’estero

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Mettersi alla prova in un Paese lontano, assorbire la ricchezza culturale del mondo e allo stesso tempo costruire competenze importanti per la carriera: le vacanze-lavoro possono essere un’ottima opportunità per vedere il mondo mentre si arricchisce il proprio curriculum vitae. Per questo motivo sempre più giovani scelgono il periodo delle vacanze per investire nel proprio futuro professionale e sviluppare competenze utili per affacciarsi al mondo dell’impiego.

Lo conferma uno studio condotto da Espresso Communication su 1400 giovani tra i 18 e i 29 anni da cui emerge che il 72% dei ragazzi italiani sarebbe disposto a rinunciare alle classiche vacanze di sole e divertimento per dedicarsi ad esperienze formative in giro per il mondo. Il dato è confermato anche dalle imprese del settore: secondo FourStars, società accreditata dal Ministero del Lavoro e specializzata nei tirocini formativi, il 60% delle esperienze all’estero viene effettuato nei mesi estivi. Il fenomeno si distribuisce in maniera abbastanza omogenea: Il trend è stato registrato in egual misura al Nord (71%) come al Sud (73%) con una differenza di genere che vede i ragazzi in leggera maggioranza (52%) rispetto alle ragazze (48%).

Chiara Grosso, presidente e CEO di FourStars, spiega: “La conoscenza delle lingue straniere e le esperienze all’estero arricchiscono il profilo professionale dei candidati, divenendo elemento moltiplicatore di possibilità occupazionali. I giovani italiani, forse grazie anche a una maggior apertura internazionale che li mette a confronto con coetanei di altri paesi, stanno cogliendo e sfruttando l’importanza di lavorare durante gli studi. Costruirsi il loro futuro già durante l’università attraverso esperienze utili”.

Eleonora R. e Leopoldo C. hanno fatto questa scelta. Eleonora, 24 anni, è originaria di un paese in provincia di Reggio Emilia che ha ormai lasciato da diversi anni. Prima ha studiato marketing e comunicazione a Milano e oggi vive a Madrid dove sta facendo un master in Corporate Communication. Leopoldo, oggi junior account presso un’agenzia di comunicazione a Milano, invece ha 26 anni ed è lureato in Relazioni internazionali e Lingue e letterature straniere. Entrambi hanno passato un periodo di lavoro in Cina.

“È una decisione che ho preso perchè non volevo perdere tempo” mi dice con convinzione Leopoldo, rientrato in Italia a marzo dopo 6 mesi passati tra Shanghai e Hong Kong. “Mi ha sempre affascinato l’Oriente. Una vacanza in quei luoghi non mi sarebbe bastata per conoscerli: hanno una cultura così distante dalla nostra che valeva la pena viverli dall’interno. Lavorare e vivere per un periodo lì; stare a contatto con le persone del luogo; studiarne la lingua. È stata un’esperienza immersiva, molto più di quello che ti può dare una vacanza intesa in senso classico”. “L’estate tra il mio primo e secondo anno di specialistica mi sembrava il periodo perfetto per iniziare ad entrare, soprattutto mentalmente, nel mondo del lavoro” mi spiega invece Eleonora che ha fatto uno stage di 3 mesi in un’agenzia di comunicazione a Shanghai.

Cosa spinge i giovani a fare un’esperienza di questo genere? “È stato un utile e interessante compromesso tra la parte di esperienza lavorativa, che è stata fondamentale, e la mia voglia di viaggiare e scoprire nuovi luoghi” dice Eleonora incarnando lo spirito del 74% dei giovani intervistati per cui coniugare il divertimento con la scoperta di nuove culture è la leva per partire. Tra gli stimoli ci sono anche la possibilità di instaurare nuove amicizie (69%) e acquisire indipendenza (67%). Proprio come dice Leopoldo: “Mi ha fatto crescere moltissimo, sia in termini professionali che personali. Umanamente ho visto in me una maturazione più rapida rispetto a quella che avrei avuto passando quei sei mesi in qualsiasi altro posto al mondo”.

La motivazione maggiore che però spinge i giovani a fare una vacanza lavoro all’estero è la convinzione che darà loro abilità e esperienze che aiuteranno il loro curriculum vitae a distinguersi tra i tanti che le aziende ricevono. Secondo l’81% dei giovani intervistati infatti associare il divertimento ad un’esperienza formativa fuori dall’Italia è importante per avere maggiori chance di successo nel proprio futuro lavorativo. E la carta in effetti risulta vincente. Dice Leopoldo: “Sono tornato in Italia a fine marzo e non ho avuto nessun problema ad inserirmi nel mercato del lavoro. In tutti i colloqui che ho fatto l’esperienza in Cina è stata la prima cosa che mi hanno chiesto di raccontare”. Conferma Eleonora: “L’esperienza di internship a Shanghai ha sempre stimolato curiosità durante i colloqui che ho sostenuto. L’aspetto più interessante è stato dimostrare la mia capacità di adattarmi a un contesto così diverso rispetto all’Italia, e all’ Occidente in generale”.

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