La startup del social network italiano per studenti alla conquista dell’Europa

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La storia di Gabriele Giugliano sembra presa in prestito dalla Silicon Valley. E invece è una storia tutta italiana. Gabriele ha 25 anni ed è uno studente universitario romano di marketing e comunicazione. Qualche anno fa assieme ad altri due studenti, Nicolò Bardi e Martina Mattone, ha presentato il progetto di un social network per mettere in connessione gli studenti che fanno lo stesso cammino universitario. Con lo scopo di scambiarsi appunti, informazioni sui prof, richieste di ripetizioni private. Ne è nata una società, Tutored, che segue gli studenti anche dopo la laurea, consentendo loro di entrare in contatto con le aziende che hanno deciso di iscriversi alla piattaforma e trovare così i primi contatti col mondo del lavoro. Una realtà simile, racconta Gabriele,  “in Italia non esisteva. Con i miei due compagni di viaggio ci siamo guardati negli occhi e abbiamo deciso di credere al nostro progetto, lasciare da parte tutto il resto e tentare il tutto per tutto”. I fatti sembrano aver dato ragione ai tre ragazzi. Oggi Tutored mette in connessione 250mila studenti. In due anni ha ottenuto un milione di finanziamenti. E oltre agli studenti cominciano ad arrivare anche le aziende che vogliono profilarsi sulla piattaforma per farsi conoscere dai ragazzi ed entrare in contatto con un bacino dei migliori talenti. Sono già arrivati nomi come Microsoft, Accenture, Gi Group. E Gabriele, pur non essendo ancora laureato, ha tenuto lezioni di “startup” in atenei importanti come La Sapienza, la Cattolica, Roma Tre. Google, di recente, lo ha scelto come mentorship per un evento. “Perché fare business in Italia – secondo Gabriele – si può”.

gabriele-tutored-pitchLA LINKEDIN DEGLI STUDENTI Iscriversi su Linkedin per uno studente non ha molto senso. Nel social network in genere girano profili con un curriculum più ampio, laurea, master, primi lavori. L’idea di Gabriele e dei suoi colleghi, è stata quindi quella non solo di mettere in connessione gli studenti per far loro organizzare meglio la vita universitaria, ma anche quella di seguirli nel loro percorso successivo, creando una sorta di Linkedin italiana dove i ragazzi possano raccontare il proprio percorso universitario: eventuale partecipazione al progetto Erasmus, esperienze di rappresentante degli studenti, business games, e simili. Elementi che, se non entrano a far parte della carriera accademica e lavorativa, però rendono i curriculum più interessanti e aiutano le aziende a orientarsi e a scegliere.

L’EMPLOYMENT BRANDING Tutored, nata come una società solo per mettere in connessione gli studenti, ha poi fatto un altro passo avanti. Provando a dare una mano alle aziende a trovare i talenti che cercano. Alle aziende che si profilano Tutored può dare due vantaggi: curare l’employment brand, cioè la capacità dell’impresa di far conoscere dai ragazzi il proprio modo di lavorare e, dall’altro, aiutare le aziende a fare recruiting di talenti. “Le aziende, una volta creato il loro profilo – racconta Gabriele – possono pubblicare news di employer branding e job openings per proposte di stage ed entry level. Al momento sono profilate sulla nostra piattaforma 15 aziende “.

Alla raccolta di 400mila euro nel 2015

Alla raccolta di 400mila euro nel 2015

FUNDRAISING PER UN MILIONE Ad oggi la squadra di Tutored è formata da oltre 15 persone. “Il team – dice Gabriele – è veramente l’elemento più importante che ci sia e non smetteremo mai di migliorarlo, solo così possiamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati”. Tutored ha fatto fundraising per oltre un milione di euro in due anni grazie a investitori tutti italiani: LVenture Group, Club Italia Investimenti 2, Club Digitale, Telematica Finanziaria, 272 Holding, MFM Group, RePlanet e diversi business angels.

FARE BUSINESS IN ITALIA? SI’ MA NON ALL’ITALIANA “Quasi tutte le persone che ci circondano – racconta Gabriele – consigliano di andare via dall’Italia, di fare startup all’estero perché qui non ci sono soldi. Non ho mai creduto a questo e oggi, dopo aver raccolto un milione solo da investitori italiani, posso dire che tutti si sbagliano e che l’Italia è un ottimo posto per dar vita a una startup”. Gabriele pone però una condizione, cioè quella di non fare business “all’italiana” perché spesso e volentieri nel nostro Paese in termini operativi “si va troppo lenti, si rimandano gli appuntamenti, non si rispettano le deadline e si cerca sempre una scusa ai fallimenti. Secondo me bisogna sforzarsi per essere smart, sia nella vita che nel lavoro. Ci sono aziende in Italia che per sviluppare e far testare un nuovo prodotto impiegano oltre un anno. Noi in un anno dobbiamo aver già venduto il nostro prodotto ad oltre 100 aziende”. Il prossimo obiettivo?  “Abbiamo già attivato Tutored in Francia e Spagna, il  nostro obiettivo nei prossimi due anni è diventare leader del settore in Europa “.